Nel Parco Naturalistico Archeologico di Vulci i visitatori possono ammirare gli scavi dell’antica metropoli etrusco-romana, le nobili tombe etrusche, sulla sponda opposta del pianoro di Vulci si erge, isolato a dominare la profonda ansa del Fiora, il maestoso Castello della Badia, oggi sede del Museo Nazionale Archeologico nel quale sono esposti reperti provenienti dagli scavi archeologici di Vulci. Il Museo è aperto tutti i giorni tranne il lunedì, dalle 8,30 alle 19,00.

Il Parco è tutto immerso in una natura incontaminata, con colori, suoni ed emozioni sempre diverse… Il canyon di scura roccia vulcanica scolpita dalle acque del Fiora; il pianoro popolato dalle maestose vacche maremmane e da cavalli bradi; la rigogliosa vegetazione lungo le sponde del fiume, rifugio per cinghiali, lepri, istrici e, a primavera, il cielo colorato dai tanti arcobaleni dei gruccioni.

gruccione

All’interno del Parco Naturalistico Archeologico di Vulci si possono anche gustare i piatti della tradizione maremmana nella “Locanda del Parco – Casaletto Mengarelli“, che si trova in posizione panoramica, lungo il sentiero che dalla biglietteria porta al Laghetto del Pellicone, e nel Ristorante “Casale dell’Osteria“, a pochi metri dalla biglietteria del Parco. Dotato di una sala climatizzata e tavoli all’aperto, la Locanda del Parco – Casaletto Mengarelli effettua servizio ristorante e bar e rispetta lo stesso orario di apertura del Parco (chiusura settimanale il martedì). Si può scegliere di ammirare il parco passeggiando con tranquillità lungo i percorsi segnalati: il percorso breve (km.2,300), il percorso completo (Km.3,500), il percorso natura (km 1,500), che consentono di visitare gli scavi archeologici della città etrusco-romana senza tralasciare il Laghetto del Pellicone.

A pochi minuti di macchina dalla biglietteria del Parco, attraversato il Fiora, si trovano il suggestivo Ponte della Badia ed il Museo Nazionale Archeologico del Castello della Badia (il museo è chiuso il lunedì). Sempre sulla sponda opposta del Fiora, si trova la Necropoli Orientale, con la Tomba François, la Tomba delle Iscrizioni ed il Tumulo della Cuccumella.

Vulci era nota nel mondo antico per i commerci, per l’artigianato e per l’agricoltura. Già attiva nell’VIII secolo a.C., nei due secoli successivi la città espanse il proprio controllo sui territori circostanti. Nel VI secolo a.C. l’artigianato locale, rafforzato dalla presenza di manodopera greca, diede vita ad una produzione di ceramiche, sculture, bronzi, di ottima fattura, che raggiunsero i mercati di tutto il mondo mediterraneo. Dopo la crisi del V secolo a.C., che non colpì gravemente Vulci, la ripresa del secolo successivo portò alla costruzione di nuove opere pubbliche come le mura e il tempio ritrovato nell’area urbana. Nella seconda metà del IV secolo a.C. Vulci cominciò a sentire il peso dell’espansionismo romano. La lotta per rimanere indipendente si concluse nel 280 a.C. quando, sconfitta, dovette cedere a Roma gran parte dei propri territori, tra cui la fascia costiera. Persa la popria autonomia la città decadde rapidamente fino a scomparire del tutto.

La scoperta della Tomba François
Era il 1857 quando l’archeologo Alessandro François, notando una lunga fila di querce decise di scavare in quel luogo, scoprendo così il lungo dromos (corridoio) che dava l’accesso ad una ricca camera funeraria oggi conosciuta come tomba François, la più importante tomba etrusca di Vulci.  Dopo una notte insonne l’archeologo finalmente entrò nella tomba: davanti ai suoi occhi il passato etrusco si rivelava in tutto il suo splendore. Ricchissimi gioielli, eleganti vasi greci ed etruschi; ma soprattutto ciò che lo emozionò maggiormente fu la ricercata pittura etrusca che affrescava le pareti, e per la quale la tomba François è ora nota in tutto il mondo. Sulla sinistra era raffigurato il sacrificio di prigionieri troiani da parte di Achille in onore di Patroclo, scena dominata al centro dalla inquietante immagine del demone Caronte, e conclusa dalla maestosa figura frontale di Agamennone; ancora Aiace Telamonio che assieme a Aiace d’Oileo trascinano altri prigionieri troiani. Sulla parete opposta fra gli eroi etruschi di Vulci guidati da Aulo Vibenna nella spedizione che porterà alla liberazione di Celio Vibenna, spicca Mastarna, futuro Servio Tullio.
Gli eccezionali documenti di pittura etrusca della tomba François furono asportati e conservati presso la famiglia Torlonia, ma ancora oggi, tra le camere che dovevano ospitare i defunti, quella di fondo conserva la decorazione pittorica a finti riquadri marmorei; sulle pareti rimane parte del fregio dai vivaci colori tanto apprezzati dagli etruschi. Tra gli altri personaggi raffigurati nella tomba François impressiona ancora la figura di Vel Saties che, vestito della sua ricca toga rossa osserva il volo di un uccello lanciato dal suo giovane servo. La visita alla tomba François è dunque una suggestiva occasione per apprezzare la sapiente maestria degli architetti etruschi che hanno saputo realizzare un monumento funebre di impareggiabile grandezza, con il suo lungo dromos tagliato nella collina per oltre 15 metri di profondità e con le sue 7 camere principali, lasciando ai posteri un messaggio figurato di unica intensità.

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