a cura di Feroze Gujral con Natasha Ginwala e Martina Mazzotta

Shilpa Gupta_I live under your sky  too_animated light  installation_2013_cm 487x975
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La Gujral Foundation e la Fondazione Antonio Mazzotta – Partner in Italia – aprono al pubblico dal 6 maggio la mostra My East is your West, evento collaterale alla 56. Esposizione Internazionale d’Arte – la Biennale di Venezia che unisce per la prima volta India e Pakistan. Un’iniziativa innovativa grazie al coinvolgimento di un’ampia regione del mondo in rapida espansione che non è mai stata rappresentata prima d’ora all’interno della Biennale veneziana.

L’evento è ideato e curato da Feroze Gujral, fondatore e direttore della Gujral Foundation, si avvale della collaborazione per la curatela di Natasha Ginwala e di Martina Mazzotta, anche curatrice degli eventi collaterali in Italia della mostra, con la consulenza di Romeo Orlandi di Osservatorio Asia.
The Gujral Foundation fondata e diretta da Feroze Gujral, ha sede in India e rivolge il proprio impegno pioneristico e filantropico nel supporto delle arti contemporanee nell’Asia meridionale, con un sostegno rivolto alle iniziative internazionali.

Gli artisti internazionali Shilpa Gupta di Mumbai (India) e Rashid Rana di Lahore (Pakistan) realizzano per l’occasione opere site specific, che si legano al tema proposto dal curatore Okwui Enwezor nell’ottica di “offrire al mondo una cassa di risonanza del mondo”, per invitare a riflettere sul ruolo che le arti visive hanno nel rintracciare i significati negli sconvolgimenti della nostra epoca: All the World’s Futures.

Nata dal desiderio di reindirizzare il complesso clima di rapporti storici tra gli stati-nazione dell’Asia del Sud, India e Pakistan, My East is Your West li presenterà come due paesi che condividono la stessa cartografia culturale nel contesto della Biennale di Venezia. Il pensiero di come il mondo sarebbe stato diverso se India e Pakistan non fossero stati definiti dai loro confini rimane latente, ma è sempre presente.
In considerazione delle loro abitudini, Gupta e Rana sono stati invitati a creare una presentazione unica in cui una serie di lavori esprimerà l’intera essenza di un popolo diviso, di una storia che abbraccia antichità, modernità coloniale e un presente cosmopolita, aspetti intrappolati in una situazione conflittuale. Questo viaggio verso il concepimento di una piattaforma condivisa a Venezia è costruito sull’interesse degli artisti per la negoziazione tra ciò che è individuale e ciò che è comune in relazione alle esperienze di consapevolezza collettiva di “tutti i giorni”. Entrambi gli artisti esplorano i concetti di locazione e dislocazione, di appartenenza oltre i confini politici e dell’impatto del condizionamento culturale e politico. Gupta e Rana hanno sviluppato un materiale estetico che sonda il potenziale di una regione comune, separata dallo stato e dal suo modello, con lavori che sfidano il moderno stato-nazione e le sue divisioni.
La mostra su India e Pakistan mira a configurarsi come “architettura della memoria” e a porre quesiti che muovono dall’antichità alla modernità coloniale, fino al presente conflittuale e cosmopolita del subcontinente. Qui, l’arte si esprime in forma narrativa, nella quale le perforazioni della Storia hanno evidenziato un abisso fondamentale.


Opere in mostra di Shilpa Gupta

I lavori dell’artista indiana Shilpa Gupta a Palazzo Benzon proseguono nella linea di ricerca dell’artista intorno all’area di confine tra India e Bangladesh, presentando installazioni, video, fotografie, disegni, testi e performance. L’artista espone lavori recenti che esaminano ampiamente il potenziale di re-immaginazione e di rifiuto attraverso narrazioni storiche.
L’opera Untitled (2014-15), realizzata in quattro anni, si basa sulla barriera in costruzione tra India Orientale e Bangladesh. Una volta completata, essa circonderà il Bangladesh e sarà la più lunga barriera di separazione del mondo. Nella performance, Gupta sincronizza la missione giornaliera di un soldato sul luogo in cui si erige questa barriera con quella di un performer seduto nella sala espositiva e intento a cucire una linea infinita su di un tessuto fatto a mano nel Bangladesh. Sistemato su di un lungo tavolo, il tessuto di 3,394 metri è il risultato di un lavoro di sei mesi svoltosi a Phulia, città di confine situata tra le due nazioni, nota per il commercio di telai fatti a mano, poi dislocati dopo la partizione del territorio.
Nel suo lavoro Gupta concepisce un’installazione sonora interattiva che conduce il visitatore verso specifiche traiettorie di movimento lungo uno stretto. Attraverso l’uso dei sensi motori e del gioco di ruolo, l’artista crea una dimensione alienante che conduce a un complesso senso di non appartenenza, di divisione.
Gupta crea inoltre un’installazione luminosa instaurando un dialogo per riflettere sull’impatto che il condizionamento culturale e politico opera nell’orientare le nostre relazioni a seconda degli emisferi geografici.

Opere in mostra di Rashid Rana
L’artista pakistano Rashid Rana afferma “Il mio lavoro è spesso una trattativa su tre fronti tra me stesso, il contesto fisico che mi circonda e quanto io ne ricevo – che siano Internet, i libri, la Storia o il sapere collettivo”.
Il nuovo corpo di lavori di Rashid Rana dal titolo Transpositions (2013-2015) interviene nelle cinque stanze di Palazzo Benzon come un setting immersivo dove le strutture architettoniche si combinano con video, incisioni digitali, installazioni e performance. Intessendoli insieme quali capitoli di una singola narrazione, l’artista passa dai suoi iconici fotomontaggi digitali su due dimensioni a un metodo topografico che prende in esame la percezione collettiva di collocamento e dislocazione. Partendo da una stanza che è allestita come facsimile o doppio, i visitatori sperimenteranno una perturbante sensazione di immersione in un “altrove”.
Qui, l’uso tutto personale dei pixel da parte di Rana e il suo impegno nell’ampliamento di un archivio di immagini fotografiche e in movimento agiscono quali segnali dei frammenti contenuti in ciò che è universale.
Una folla guidata filmata in Pakistan e connessa mimeticamente con l’attuale inquietudine politica sulle strade di Islamabad, Lahore e Karachi, offre sequenze filmate che verranno presentate in mostra con proiezioni.
L’intricato gioco dell’artista si muove tra sfaccettature di luoghi, non-luoghi e collocamenti e si riflette in una sorta di delirio di micro-narrazioni di luoghi specifici e di appartenenze transnazionali.

Cenni biografici

SHILPA GUPTA (1976) vive e lavora a Mumbai, in India, dove dal 1992 al 1997 ha studiato scultura al Sir J.J. School of Fine Arts. Le sue opere utilizzano video interattivi, siti web, oggetti, fotografie, suoni e performance per indagare tematiche quali il desiderio, la religione, il concetto di sicurezza e di confine.
Mostre personali dell’artista si sono svolte in Asia, Europa e Stati Uniti. In particolare, di recente, presso: Kunstnernes Hus, Oslo; MO Mucsarnok Kunsthalle, Budapest; MAAP Space, Brisbane; Arnolfini, Bristol; OK Center for Contemporary Art, Linz. Gupta ha partecipato alla Triennale Younger than Jesus, New Museum, New York; Lyon Biennale, curata da Hou Hanru; Biennale di Gwangju, diretta da Okwui Enwezor e curata da Ranjit Hoskote; Triennale di Yokohama, curata da Hans Ulrich Obrist, Biennale di Liverpool, curata da Gerardo Mosquera; più di recente: Dhaka Art Summit, curata da Diana Campbell-Betancourt, Biennale di Sharjah, curata da Yuko Hasegawa, 8° Berlin Biennale for contemporary Art, curata da Juan Gaitan e con la partecipazione nel team artistico di Natasha Ginwala. Dal 2002 al 2006, Gupta ha co-promosso Aar Paar, un progetto di scambio di arte pubblica tra India e Pakistan, insieme con l’artista di Lahore Huma Mulji. I suoi lavori sono stati esposti in musei e istituzioni internazionali tra cui Tate Modern, Londra; Serpentine Gallery, Londra; Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino; Daimler Chrysler Contemporary, Berlino; Mori Museum, Tokyo; Solomon R. Guggenheim Museum, New York; Chicago Cultural Center; Louisiana Museum, Humlebæk; Devi Art Foundation, New Delhi.

RASHID RANA (1968) è nato a Lahore, in Pakistan, dove vive e lavora. Ha studiato pittura al National College of Arts di Lahore e al Massachussets College of Fine Arts di Boston.  E’ fondatore di facoltà e preside del dipartimento di Fine Art presso la Beaconhouse National University di Lahore. Le sue recenti personali  includono una grande retrospettiva dei suoi lavori di metà carriera, intitolata Labyrinth of Reflections, presso il Mohatta Palace Museum di Karachi (2013), alcune mostre presso la Cornerhouse di Manchester (2011) e presso il Museo Guimet di Parigi (2010). Ha partecipato a grandi mostre collettive quali: Dhaka Art Summit (2014), Biennale di Kiev (2012); Fotomuseum Winterthur, Whitechapel Gallery e Saatchi Gallery, Londra (2010); Asia Society, New York (2009); 5° Asia Pacific Triennale, Queensland Gallery of Art, Brisbane (2006); Biennale di Singapore (2006).

NATASHA GINWALA (India 1985) è una curatrice indipendente, ricercatrice e scrittrice. È consigliere curatoriale e curatrice dei Programmi Pubblici per il progetto della Fondazione Gujral, My East is Your West, presso la 56ª Biennale di Venezia (2015), ed è stata membro del gruppo artisti all’8ª Biennale di Berlino per l’Arte Contemporanea (2014). I suoi lavori recenti includono il progetto curatoriale in più parti, ancora in corso, Landings, presentato al Centro per l’Arte Contemporanea Witte de With, alla Fondazione per l’Arte David Roberts, al NGBK di Berlino, al Museo Stedelijk di Amsterdam e presso altre organizzazioni associate, dal 2013 fino ad oggi, (con Vivian Ziherl), e a ‘Il Museo del Ritmo’ della Biennale di Taipei 2012 (con Anselm Franke). Ginwala ha partecipato al Programma Curatoriale de Appel, Amsterdam, e ha insegnato all’Istituto Sandberg e all’Accademia Gerrit Rietveld. Ha contribuito ad alcune pubblicazioni come riviste e-flux: The Exhibitionist e il Manifesta Journal, tra le altre.

MARTINA MAZZOTTA (Milano 1974) vive a Londra, è laureata in filosofia in Italia e in Germania e ha conseguito un phd in Storia dell’Arte a Milano. L’approccio transdisciplinare alle arti caratterizza tutta la sua ricerca, come saggista, docente universitario e curatore (ha ideato e curato numerosi libri e mostre, tra cui il contributo di Studio Azzurro alla Biennale Internazionale di Site Santa Fe, USA 2008, quello di Pietro Pirelli a Mumbai per En-Counters, India 2013, nonché mostre dall’approccio filosofico quali Pelle di Donna, Triennale di Milano 2012, e Wunderkammer. Arte, Natura, Meraviglia ieri e oggi, Museo Poldi Pezzoli e Gallerie d’Italia, 2014). Il tutto si integra con quell’universo di tradizioni ed esperienze rappresentato dalla Casa Editrice Mazzotta, fondata da suo padre Gabriele 50 anni fa, e dalla Fondazione Mazzotta, dedicata a suo nonno Antonio e oggi think-tank internazionale.

Comitato d’onore:
Richard Armstrong, Direttore della Fondazione Museo Solomon R. Guggenheim
Amin Jaffer, Direttore Internazionale Arte Asiatica, Christie’s
David Elliot, curatore e scrittore
Anupam Poddar, fondatore direttore Devi Art Foundation
Madhuvanti Ghose, co-curatore The Art Institute of Chicago

COORDINATE MOSTRA
Titolo mostra
: My East is your West
Date: 6 Maggio – 1 Ottobre 2015
Sede: Palazzo Benzon, San Marco 3917, 30124 Venezia (http://www.locationvenice.com/)
Press day: martedì 5 maggio ore 10 – 18
Talk: giovedì 7 maggio ore 11 – 12.30
Ideazione e curatela: Feroze Gujral, Fondatore/Direttore Gujral Foundation
Artisti: Rashid Rana (Pakistan) e Shilpa Gupta (India)
Collaborazione per la curatela e eventi collaterali: Natasha Ginwala e Martina Mazzotta
Partner in Italia: FAM Fondazione Antonio Mazzotta

Orari: martedì – domenica, dalle ore 10 alle 18
Ingresso: libero
INFO PUBBLICO Chiara Bordin – Valorizzazioni Culturali | Art-Events +39 328 3073233
venice@art-events.it

Come arrivare: Vaporetto fermata S. Angelo