Un luogo di svago, divertimento e apprendimento dove giocare, apprendere, crescere, divertirsi, emozionarsi. Sempre in piazza Fiera in questi giorni spazio a “Cinque storie di lavoro e tecnologia” a cura di Tortuga, ovvero dei brevi workshop interattivi sui grandi temi che legano lavoro e tecnologia, in relazione con salari, occupazione disuguaglianze, istruzione, risposte politiche. Presenti anche e una postazione di Sanbaradio e dei robot, con dimostrazioni e giochi a cura di S.T.A.A.R.R. – Scuole Trentino Alto Adige Associate in Rete per la Robotica e le nuove tecnologie. Successo infine anche quest’anno per gli Open days INPS e il Bicigrill del Festival per noleggiare una bicicletta gratuitamente.

Mercato del lavoro sempre più polarizzato. Il caso olandese
La composizione del mercato dell’occupazione sta mostrando una doppia tendenza verso gli estremi: da una parte vi è un aumento dei posti di lavoro poco qualificati e routinari, dall’altra si assiste ad una diminuzione delle mansioni di livelle medio. Si tratta di un fenomeno, definito come “polarizzazione” del lavoro, osservabile e documentabile in molti paesi dell’OCSE e conseguente sia all’effetto della globalizzazione sia all’impiego dell’automazione. Ci sono però delle differenze tra paese e paese e tra regioni di uno stesso paese. In quale misura e con quali effetti sulle varie classi di lavoratori è il campo d’indagine di Raquel Ortega-Argilès, professoressa di sviluppo economico regionale all’Università di Birmingham, che ha esposto il frutto di una sua recente ricerca sul mercato del lavoro olandese.

Il giornalismo di domani tra qualità e targettizzazione
C’è e ci sarà sempre bisogno dell’informazione di qualità fatta nei media tradizionali. Per sopravvivere, però, giornali, radio e tv dovranno capire come sfruttare le piattaforme digitali. Sabato nell’auditorium del Dipartimento di Lettere, sono stati coinvolti Gerardo Greco, direttore del Giornaleradio Rai e di Radio1, Vittorio Meloni, professionista della comunicazione con esperienze in Olivetti, Alfa Romeo e Telecom Italia, Michele Polo, docente di Economia politica alla Bocconi e Giuseppe Smorto, vicedirettore di “La Repubblica”. Il moderatore Massimo Gaggi, firma del “Corriere della Sera”, ha stimolato i relatori sulle prospettive del giornalismo, sottolineando il ruolo dirompente dei giganti del web.

La distribuzione globale del reddito: effetti sociali e politici
Sala gremita anche per l’incontro con l’economista serbo americano Branko Milanovic, tra i maggiori esperti di diseguaglianza economica. In tempi di crisi del sistema politico occidentale, con l’ascesa dei paesi asiatici, lo scenario dell’Eurasia si è sensibilmente modificato. Tra diseguaglianze locali – ossia differenti opportunità tra persone che vivono in uno stesso paese – e diseguaglianze globali – ossia differenti opportunità tra le popolazioni di diverse regioni del mondo, si ridefiniscono gli scenari internazionali.

Non è lavoro, è sfruttamento
Quello che sembra lavoro e invece è palese sfruttamento. Paghe da 450 euro al mese. Una app che convoca il lavoratore per una consegna a domicilio. Il lavoro destrutturato e impoverito, indagato in un libro da Marta Fana, PhD in economia a SciencesPo a Parigi e collaboratrice del Fatto Quotidiano, al centro di un seguito dibattito con la giornalista Tonia Mastrobuoni, il corrispondente dagli Usa Federico Rampini e l’economista Andrea Roventini. Con una panoramica tra Italia, Germania e Stati Uniti. Tra diverse culture del lavoro, ideologie mai scomparse, errori di politici ed economisti, digitalizzazione cavalcata per aumentare gli utili a scapito della qualità e dignità del lavoro.

Chi detta l’agenda digitale?
È arrivato in Italia dopo esperienze ultradecennali negli Stati Uniti, ad Apple con Steve Jobs e ad Amazon con Jeff Bezos (Senior. Icepresident international). Diego Piacentini, da settembre 2016 a settembre 2018, è commissario straordinario per l’Agenda digitale. Chiamato dal governo Renzi, ha lavorato a capo di un team di 29 giovani. Identità digitale, anagrafe nazionale digitale e pagamenti online alla pubblica amministrazione i progetti principali. Digitalizzare significa semplificare, dare servizi capillari, velocizzare. Digitalizzare con efficienza ha un valore tra lo 0,5 e l’1% del PIL. Open source, open data, processi innovativi per far interagire cittadini e pubblica amministrazione anche in Italia devono essere un passaggio concreto e conveniente.

L’economia tra false verità e negazionismo
Il “negazionismo scientifico” e le false verità sono un problema quanto mai attuale. L’economia non è una scienza esatta, può essere migliorata, ma la società deve comunque fidarsi del metodo scientifico basato sulle “peer review” per interpretare la realtà. Se ne è discusso oggi al Castello del Buonconsiglio nell’incontro a cura di Università Bocconi Editore con Pierre Cahuc, docente di Economia all’École Politechnique di Parigi, Giorgio Barba Navaretti dell’Università di Milano, Claire Jones, giornalista del Financial Times e Luigi Zingales, ex presidente della American Finance Association, con una cattedra alla University of Chicago.

Regioni sempre più produttive: il ruolo delle politiche di coesione e le prospettive dell’OCSE
L’educazione è un fattore trainante della crescita della produttività, ma non basta. Bisogna avere coraggio e capire quali sono i settori più «commerciabili» dell’economia. E la tecnologia rende sempre più produzioni e servizi, commerciabili. Pensiamo alle piattaforme digitali che mettono in rete servizi come le traduzioni o lavori impiegatizi. Ha però senso investire sulle persone ma anche sui luoghi per aumentare la produttività. Lo hanno ribadito i relatori intervenuti nella tavola rotonda organizzata dal centro Ocse di Trento al Convento degli Agostiniani. Oltre alle competenze dei lavoratori, servono meno burocrazia e più credito per le imprese, visioni strategiche e integrazione tra attori politici ed economici. La corruzione e gli investimenti faraonici sbagliati sono controproducenti. Ne hanno discusso Andrea Fracasso, direttore della Scuola di Studi internazionali dell’Università di Trento, Lewis D

Le macchine sapranno mai pensare?
La scienza e la tecnologia stanno evolvendo ad un ritmo senza precedenti grazie all’esplosione dei dati disponibili e allo sviluppo di nuove tecniche di intelligenza artificiale per la loro analisi. Vi sono già ricadute socio-economiche evidenti ed è importante avere una comprensione realistica di ciò che ci aspetta nel prossimo futuro. Ma come è possibile trasformare i dati in informazioni? In che modo sfruttarli strategicamente nel mondo del lavoro? Ne ha parlato questa mattina al Dipartimento di Economia e Management Riccardo Zecchina, Research Scientist presso l’International Centre for Theoretical Physics, insieme a Diego Giuliani, ricercatore presso l’Università degli Studi di Trento, spiegando che l’intelligenza artificiale è il potenziamento delle nostre capacità cognitive. Ed è motivo di studio per i ricercatori in tutto il mondo.

La rivoluzione industriale fra progresso e povertà
Quella che stiamo vivendo non è, naturalmente, l’unica rivoluzione tecnologica che l’umanità ha conosciuto. E, come sempre, le rivoluzioni tecnologico/industriali portano con sé progresso e povertà, nuove opportunità e profonde lacerazioni sociali. Ne ha parlato stamani Robert Allen, docente della New York Università, in passato anche ad Oxford.
Introdotto da Marco Panara, Allen ha proposto, come nei suoi libri, una lettura della rivoluzione industriale basata sul costo del lavoro, della vita, del capitale, dell’energia nei vari luoghi e nelle varie epoche, individuando di volta in volta il fattore di propensione per l’innovazione, che mette in moto, dalla prima rivoluzione industriale in poi, i cambiamenti dei sistemi produttivi. Ciò consente di spiegare le diverse dinamiche dello sviluppo nei diversi paesi, sia quelli capitalisti sia l’Unione Sovietica o paesi usciti molto velocemente da un tardivo Medio Evo come il Giappone, a differenza di altri. Consente anche di spiegare le conseguenze dell’innovazione tecnologica nel breve e nel lungo periodo. In genere, nel breve periodo, c’è chi soffre delle conseguenze dell’innovazione tecnologica, mentre i benefici vengono raccolti dalle generazioni successive. Storicamente sempre la crescita dei salari ha portato ad un “balzo tecnologico” per comprimerli, e questo spi Guardando agli effetti delle rivoluzioni industriale in una prospettiva globale, veniamo da due secoli in cui il divario fra paesi più poveri e paesi più ricchi è continuamente cresciuto, anche se ora lo sviluppo dell’Asia sta iniziando, debolmente, a cambiare le cose. In genere, i paesi poveri sono tali perché utilizzano tecnologie obsolete, mentre quelli più ricchi hanno la possibilità di innovare continuamente, alzando la produttività del lavoro e contendendo la crescita salariale. Anche nei paesi ricchi la diseguaglianza è cresciuta: salari bassi e remunerazione dei manager in continua crescita. Ciò ha portato ad esempio alla crescita del trumpismo negli Usa.

Alitalia, a rischio riduzione tratte e aeroporti italiani
La vicenda Alitalia attraversa l’intera storia del nostro Paese. 71 anni fa, mentre partiva il primo volo della storica compagnia italiana, i nostri costituenti stavano stilando la costituzione italiana. Era il 1947. Da allora molte cose sono cambiate e diverse sono state le crisi affrontate dalla compagnia area che, sommate, sono costate ai contribuenti italiani più di 7 miliardi: “Alitalia non ha mai avuto i capitali sufficienti per reggere una compagnia che non faccia parte di un gruppo, ha scelto dunque la strategia dello stand alone” ha esordito Andrea Boitani, professore di Economia Politica all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, stamattina durante l’incontro “Alitalia” del Festival dell’Economia di Trento.

Il valore del nostro tempo venga riconosciuto come capitale
Il filosofo Maurizio Ferraris, oggi al Festival durante la sua brillante presentazione, ha proposto semplici riflessioni sulle azioni che compiamo quotidianamente senza pensare alle implicazioni che hanno nel complesso della nostra esistenza. Il professore è arrivato a conclusioni che fanno riflettere: con il web si lavora sempre, il web non è emancipazione ma mobilitazione, non si limita a dare nuove possibilità agli uomini, ma trasmette responsabilità e ordini finalizzati al compimento di azioni. Alla fine, si lavora senza neppure essere consapevoli di lavorare. E’ così difficile definire il lavoro, per questo è facile lavorare senza accorgersene. Continuiamo a lavorare e produciamo ricchezza. Una nuova frontiera dello “sfruttamento”: la dilatazione spazio-temporale senza limiti della propria prestazione.
Questa situazione è ulteriormente aggravata dal fatto che il web non solo mobilita ma, soprattutto, registra: ciò che è impresso sul web è un documento indelebile, una memoria incancellabile. Si è passati dalla comunicazione alla registrazione, ogni nostro contatto crea sapere. Una trasformazione – definita da Ferraris “documediale” – che ha cambiato la nostra vita.

Dalla ricerca alla tecnologia: un percorso governabile?
Chi investe in ricerca? Chi governa i tentativi della ricerca scientifica di dare risposte all’economia? Due ex rettori come Maria Chiara Carrozza (ministra tra il 2013 e il 2014), e Massimo Egidi, coordinati da Massimo Sideri, responsabile di Corriere Innovazione, a ruota libera al Dipartimento di Lettere sulle nuove frontiere della ricerca e sulle possibilità di un più virtuoso trasferimento tecnologico al mondo dell’industria e dell’economia in genere. Premessa basilare per la ricerca è la libertà, quantomai importante al tempo d’oggi, in cui alcune libertà individuali cominciano ad essere messe in discussione anche nel mondo occidentale.

I consumatori davanti alle opportunità e alle sfide della vorticosa quarta rivoluzione industriale legata al digitale
Stiamo vivendo nel vortice della quarta rivoluzione industriale: probabilmente la più rapida e incisiva mai sperimentata nella storia dell’umanità. Una rivoluzione piena di opportunità sia per il consumatore che per il sistema economico, che va affrontata con consapevolezza per coglierne le occasioni di crescita individuale e collettiva, ma anche per affrontarne i rischi. Queste le coordinate dell’incontro “Il digitale: la quarta rivoluzione industriale” proposto da Altroconsumo per gli Eventi del Festival stamane a Palazzo Calepini.

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