Rinvenuti in Israele nel sito Ohalo II resti di animali sopravvissuti all’ultima era glaciale

Uno studio pubblicato in data 26 gennaio scorso sulla rivista PLOS ONE dal team dell’Istituto di Archeologia dell’Università Ebraica di Gerusalemme (HU) ha messo in evidenza i ritrovamenti di resti di un campo di pescatori-cacciatori-raccoglitori precedentemente sommerso sulle rive del Lago di Galilea di circa 23.000 anni fa. Attraverso un’attenta analisi della varietà e dell’uso dei resti di animali, il team ha concluso che questi sopravvissuti all’ultima era glaciale prosperavano mentre la maggior parte dei loro contemporanei, in altre parti del mondo, erano quasi affamati, a causa delle temperatura estremamente fredde.

Il sito israeliano, noto come Ohalo II, fu occupato alla fine della massima espansione dell’ultima era glaciale (“Last Glacial Maximum”), tra 23.500-22.500 anni fa. Ohalo II è noto per l’eccellente conservazione delle sue capanne a cespuglio e dei resti botanici. Lo studio, guidato dalla studentessa di dottorato dell’HU Tikvah Steiner, sotto la supervisione della professoressa dell’HU Rivka Rabinovich e dell’archeologo dell’Università di Haifa Prof. Dani Nadel che ha scavato il sito, ha esaminato la dieta e l’uso di parti di animali per determinare il benessere e lo stile di vita degli antichi abitanti di questa zona.

Durante la massima espansione dell’ultima era glaciale, le calotte glaciali coprivano gran parte del Nord America, del Nord Europa e dell’Asia, influenzando profondamente il clima terrestre causando siccità, desertificazione e un forte calo del livello del mare. Ironia della sorte, Ohalo II è stato scoperto nel 1989, in seguito a condizioni di siccità che hanno abbassato di diversi metri il livello dell’acqua del Lago di Galilea. Gli scavi sono stati effettuati tra il 1989-1991 e di nuovo tra il 1998-2001. Il sito si estende per 2000 metri e si trova vicino alla punta meridionale della zona moderna del Lago di Galilea, a circa 9 km a sud di Tiberiade. Il sito contiene i resti di sei capanne a cespuglio di forma ovale, focolari a cielo aperto, la tomba di un maschio adulto, oltre a varie installazioni e cumuli di rifiuti. Abbondanti materiali organici e inorganici forniscono una ricchezza di informazioni sullo stile di vita dei pescatori/cacciatori/raccoglitori che abitavano quest’area.

Da un’attenta analisi di 22.000 ossa di animali rinvenute nel sito, tra cui gazzelle, cervi, lepri e volpi, nonché documentazione precedente sul numero di resti di piante carbonizzate, strumenti di selce e chicchi di cereali, il team ha concluso che Ohalo II presenta un quadro di sussistenza diverso rispetto alla maggior parte degli altri siti del periodo Mesolitico.

Le oscillazioni climatiche durante l’ultimo periodo della massima glaciazione hanno avuto effetti minimi sull’Alta Valle del Giordano, in particolare vicino a Ohalo II, consentendo a quelle persone di utilizzare un’ampia nicchia ecologica composta da varie piante commestibili, mammiferi, rettili, uccelli e pesci.

“Nonostante la loro capacità di cacciare animali  anche di grandi dimensioni, questi abitanti cacciavano una vasta gamma di prede e avevano strumenti e tempo sufficienti per sfruttare appieno le carcasse di animali fino al midollo”, ha condiviso Steiner. Allo stesso modo si può notare come “le tartarughe siano state apparentemente selezionate secondo una specifica linea, il che potrebbe suggerire che i loro gusci da usare come ciotole, e non la loro carne, fossero l’obiettivo principale. La lepre e la volpe sono state probabilmente cacciate per le loro pelli”, ha concluso la giovane ricercatrice.

Gli studi attuali si sono concentrato sui resti di rettili, uccelli e mammiferi trovati in una delle capanne durante le sue tre occupazioni consecutive. Nell’ambito dello studio, sono state effettuate l’identificazione e la quantificazione delle diverse specie animali: sono state misurate le dimensioni ossee e le superfici ossee sono state sottoposte ad esame spettroscopico per identificare segni di taglio e usura. Inoltre, la dott.ssa Rebecca Biton, una studentessa post-dottorato all’Università Ebraica ed esperta in erpetologia, ha scoperto che le tartarughe erano tutte di taglia uniforme, il che potrebbe indicare una selezione consapevole, da parte dei cacciatori, di una dimensione specifica di tartaruga per l’utilizzo del loro guscio.

Secondo il team dei ricercatori Ohalo II è un meraviglioso esempio di una vera economia ad ampio spettro durante l’ultima era glaciale, proprio all’inizio del periodo epipaleolitico.

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