© F. Giannoni

«È una fortuna che la provincia di Livorno sia stretta e lunga: favorisce l’omogeneità della Strada», parola di Pier Mario Meletti Cavallari, presidente della Strada del Vino e dell’Olio Costa degli Etruschi. Bergamasco, vive a Bolgheri dal 1977, dopo che acquistò il podere Grattamacco, senza aver «precisamente sentito di essere capitato in un posto magico».
Il territorio attraversato dalla Strada è «meraviglioso», con una puntata anche all’interno, Volterra, e in mezzo al mare, l’Elba e la Gorgona, «le gemme più preziose della nostra corona». Con le due isole il rapporto non è immediato: un’ora di traghetto è tanto da un punto di vista logistico. In più, Gorgona è una colonia penale; «cerchiamo di lavorarci insieme, ed è un’esperienza davvero interessante. Carlo Mazzerbo è stato un direttore in gamba: piantò un vigneto sull’isola, e costituì una cantina di una certa rilevanza». Ma c’era un problema: quando vi erano carcerati agricoltori, la vigna fioriva; quando gli stessi venivano trasferiti o, per fortuna loro, tornavano liberi, la vigna decadeva.
La Strada fu fondata nei primi anni ’90 dalla Provincia di Livorno e dai produttori, principalmente quelli di Bolgheri e della Val di Cornia. Oggi conta 130 soci: produttori di vino, olio e altri prodotti agricoli, agriturismi, alberghi, ristoranti, negozi, più i Comuni della Provincia di Livorno, la Camera di Commercio labronica e le Province di Pisa e Livorno. «È essenziale il dialogo fra le realtà del territorio per offrire al turista dei servizi coordinati, dei pacchetti comprendenti ciò che la zona dona: natura, arte e cultura, cibo e vino».

Doc per cinque 
Eccolo il vino, con 5 Doc: Bolgheri, Elba, Montescudaio, Terratico di Bibbona e Val di Cornia. Dato che in Maremma la viticoltura è nata da poco, i disciplinari hanno dato ampie possibilità di coltivazione, con variabilità di vitigni (dai tradizionali sangiovese, vermentino e trebbiano, agli “internazionali” merlot, cabernet e syrah); per la vicinanza del mare, il vino ha un carattere di eleganza e di piacevolezza, con emergenze di alcune aziende leader che guidano nel mondo il nome di questa terra.
Bolgheri è stata la prima Doc della zona, ha “tirato” tutti e, secondo il mercato, è il nome locale più conosciuto nel mondo. La maggior parte dei produttori è concentrata a Bolgheri. Le eccellenze però non sono solo a Bolgheri, ma sono distribuite lungo tutta la Strada.
Peculiari i supertuscan. Sono vini nati negli anni ’80, fuori dai disciplinari, per innovare un certo tipo di viticoltura rimasta ferma a vecchi schemi. Dopo studi seri, si sperimentarono vitigni diversi e si cominciò a usare le barrique. Così, il marchese Incisa della Rocchetta, creatore dei supertuscan, “inventò” il Sassicaia che nel 1985 vinse un importante premio in Inghilterra, surclassando i vini francesi. Cominciarono il “fenomeno” e l’avventura dei supertuscan, innovatori del modo di fare il vino sulla costa toscana.
Altro “fenomeno” di Bolgheri: lo Scalabrone, primo rosé toscano, vanto di Antinori.

Olio, miele e peperoncino
Fra gli altri prodotti della Strada spicca l’olio. Un tempo, Castagneto Carducci prima che per il vino era nota per l’olio. Importante quello biologico, con una qualità e una tecnologia di produzione altissime.
Inoltre conserve di prodotti bio e formaggi di rilievo, il peperoncino e il miele; di quest’ultimo c’è un produttore che sposta le sue 2000 arnie a seconda delle fioriture delle varie zone; grande l’impegno, come la soddisfazione: fioccano le richieste anche dall’estero.

L’Elba, Volterra e Populonia
Nel territorio abbondano le bellezze naturali e artistiche. Fra le prime c’è l’imbarazzo della scelta: «è la natura la grande opera d’arte della costa». Per esempio la Macchia della Magona, a Bibbona: suggestiva, ignota e ancora “naturale”, si presta a passeggiate a piedi o a cavallo. L’Elba non è certo sconosciuta, «ma ci sono luoghi ancora intatti». E a maggio-giugno, con le fioriture, e a settembre-ottobre, dopo le prime piogge, è «inimmaginabile, come tutte le isole dell’arcipelago».
I paesi, coronati da rocche e castelli, sono piacevoli e di antica storia, ma sono di Maremma, e hanno risentito della semplicità della zona. E poi Volterra, «è la nostra città, con i suoi tesori immensi».
Peculiari i musei minerari. A proposito di attività estrattive, ammiriamo Populonia che gli Etruschi legarono all’Elba: l’isola aveva le miniere, ma non l’acqua e la legna (necessarie alle fusioni), abbondanti intorno a Populonia; qui portavano il minerale per lavorarlo. Affascinante la visita al Parco archeologico di Baratti e Populonia.

I cipressi di Bolgheri
«Davanti a San Guido l’abbiamo studiata, magari odiata, ma riaffiora, emozionandoci, quando vediamo il viale dei cipressi; allora la capiamo».
Carducci seguì il padre medico condotto a Bolgheri, dove abbondano i ricordi del poeta: Nonna Lucia, i primi amori, la dolce Maria. A Bolgheri è il viale di cipressi, la casa dove abitò Giosuè, la statua di Nonna Lucia e il cimiterino con il suo nome; a Castagneto l’altra casa, il busto, il Museo-archivio.
Carducci ha vissuto qui non molto a lungo, ma sono stati anni che hanno segnato la sua vita e la sua poesia. Poi ci tornava per le famose “ribotte” (i pranzi), con i suoi amici che così “poetavano”: “Ecce, icce, occi, ucci, beviamo alla salute dell’eccellente signor Carducci”. Che era un mangiatore formidabile; abbiamo i suoi menù: «mamma mia, altro che pranzi di nozze».
Uno dei piatti era la testa di cinghiale. Ucciso il cinghiale, i nobili lasciavano la testa ai battitori e agli aiutanti. Che farne? Inventarono una ricetta: bollita per ore, poi scarnificata, ci facevano una specie di lungo salame avvolto nella cotenna, a sua volta ribollito. È ancora servita in qualche locale di Castagneto.

© F. Giannoni