Migliaia di persone si sono date appuntamento, anche quest’anno, a Pamplona per partecipare alla festa di San Firmino, nove giorni di baldoria scanditi dalle famose corse dei tori per le strade della citta’ spagnola. A mezzogiorno, dal balcone del comune si levera’ il grido “Viva San Fermin!” e il lancio del razzo, detto ‘chupinazo’, dà ufficialmente il via ai festeggiamenti, seguito dal rumore dei tappi di bottiglie che a centinaia verranno stappate. Da quel momento, la citta’ si trasformera’ in un carnaio dove spicchera’ il bianco e rosso dei vestiti e la sangria scorrera’ a fiumi.

Pamplona si è vestita di rosso: sono ufficialmente iniziati i festeggiamenti per la festa di San Firmino!

”Viva San Fermin, Gora San Fermin”, l’incitazione scandita tre volte che dà il via all’ubriacatura collettiva, che fino al prossimo 14 luglio trasformerà la città della Navarra, al Nord della Spagna, nell’epicentro delle fiestas. Tutto è pronto per l”encierro’, le tradizionali corse davanti ai tori lungo un percorso di 800 metri, che ha come punto d’arrivo la Plaza de Toros

Celebrata in film e libri, in primis da Ernest Hemingway, la festa di san Firmino richiama ogni anno valorosi da tutto il mondo, che accorrono per provare il loro coraggio nelle tradizionali corse dei tori: migliaia di uomini, mediamente tra i 18 e i 35 anni, si ritrovano a Pamplona, decisi a correre il piu’ vicino possibile alle corna di bestioni da mezza tonnellata, cercando di evitare colpi e possibili cadute. La piu’ attesa e’ quella di domani, la prima di una lunga serie di corse che si susseguiranno tutte le mattine fino al 14 luglio. Una massa di giovani che si lanciano a perdifiato lungo il percorso di 850 metri, inseguiti da sei tori da combattimento, tra due ali di folla che grida e incita bestie e uomini a correre sempre piu’ velocemente. Una volata di 4 minuti che ogni anno manda all’ospedale decine di persone, ferite in maggioranza non dalle corna dei tori ma dalle cadute rovinose a terra.

E’ nella calle Mercaderes 17, nel cuore del centro storico di Pamplona, nel museo dell’Encierro, due piani ricchi di attrattive per gli amanti della tauromachia. Il museo propone l’unico simulatore delle corse, che consente al visitatore di scegliere il tratto in cui posizionarsi davanti al toro e di correre come fosse nel percorso dei ‘Sanfermines’ accanto ai più veterani e riconosciuti corridori locali, come Julen Madina o Jokin Zuasti. Indossando un casco entra virtualmente nel percorso, per un’avventura emozionante e didattica, che consente di comprendere molto di una tradizione che risale al Medioevo.

Nell’arena tori come ‘Cachero’, un esemplare di Miura da 655 chilogrammi che nelle fiestas del 2010 incornò alla gamba un corridore. Una visita al museo consente anche di apprezzare una copia della statua San Firmino ceduta dal Comune.

Dal ‘chupinazo’ alle barriere lungo il percorso, il visitatore è catapultato nel cuore delle feste, fino alla salva finale, che il 14 luglio segna la fine delle celebrazioni, col breve e triste canto intonato del ‘Pobre de mì’. Le feste di quest’anno recuperano anche il tradizionale ‘riau-riau’, la marcia in cui i cittadini accompagnano gli amministratori comunali fino alla chiesa di San Lorenzo, che fu sospesa nel 1996 a causa delle contestazioni al passaggio dei consiglieri. Nell’intenso programma della settimana, 431 attività fra concerti, spettacoli per bambini, corride, competizioni taurine ed eventi sportivi, oltre al tradizionale concorso di fuochi pirotecnici.

L’ultimo incidente mortale risale a tre anni fa quando uno spagnolo di 27 anni venne incornato da un toro, riportando lesioni letali a collo, cuore e polmoni. Per cercare di limitare gli incidenti, gli organizzatori tentano di tenere lontani dalla corsa gli ubriachi e gettano un liquido chimico sul percorso per renderlo meno scivoloso. Ma la festa di San Firmino non si esaurisce con la folle prova di coraggio: processioni, balli e canti medievali, solenni mangiate e bevute scandiscono le giornate, portando ossigeno all’economia della citta’ che per quest’anno attende mezzo milione di visitatori e piu’ di 70 milioni di euro di introiti dall’indotto turistico.

La festa ha un’origine che risale a vari secoli fa, sebbene la sua forma attuale sia un fenomeno recente, data la singolarità della festa, che senza dubbio è l’evento per il quale più si conosce Pamplona nel mondo. La sua fisionomia attuale, affollata e cosmopolita, è il risultato di una lenta evoluzione che risale al Medioevo.

Tre celebrazioni indipendenti stanno all’origine della festa: gli atti religiosi in onore di San Firmino, anteriori al XII secolo, le feste commerciali e la corrida, entrambe documentate a partire dal XIV secolo. In più, i pamplonesi celebrano il patrono della loro città San Saturnino, il 29 di novembre. Stanchi dell’inclemenza del clima autunnale i cittadini decisero nel 1591 di spostare la festa al giorno del co-patrono di Navarra, San Firmino, il 7 luglio. La coincidenza della festività religiosa, del clamore suscitato dalla festa, e della corsa dei tori danno alla festa l’aspetto che la contraddistingue ai giorni nostri. Il patrono della città, San Saturnino, continua ad essere commemorato con una festa molto più modesta il 29 di Novembre. Per molti visitatori questo fatto porta alla convinzione errata che San Firmino sia il patrono della città.

 Pobre de mí, pobre de mí

que se han acabado las fiestas de San Fermín.

Pobre de mí, pobre de mí,

que se han acabado las fiestas de San Fermín.”             ub