Impaginato sul web nel notiziario on line “tutti frutti/tutti gusti” (con preferenza per il pessimo) “Affari Italiani”, tra l’ultimo siparietto berlusconiano in Kenia e la pretattica sulle formazioni prima che scatti l’ora x del derby d’Italia di Juve-Inter, ecco il poeta e scrittore irpino Franco Arminio che propone una via d’uscita dalla crisi occupazionale, quella che affligge i giovani precari intellettuali che migrano all’estero e i disoccupati under trenta che affollano le agenzie interinali del paese (in grande): diventare “paesologi”, cioè esperti nella cura dei paesi – specie quelli che hanno bisogno di badanti, di rianimazione cardiologica e di compagnia: paesi della bandiera bianca, arresi al travolgente arrembaggio di mode e consumi, paesi che stanno al mondo come gli anziani di casa e le vedove sole; posti che il post-meridionalista chic michel martone, specialista in sensi traslati, chiamerebbe volentieri “sfigati”. no studi regolari, vi guiderà franco Arminio; peril resto solo molta fantasia e sensibilità poetica per i luoghi e gli abitanti dell’Italia “di dentro”, quella dell’Appennino, la più lontana dalla spiagge e dal casino dal turismo di massa, quella delle contrade spopolate e sgretolate dalle catastrofi ricorrenti, ingrigite dall’emigrazione e dalla crisi.


La proposta di franco arminio è intelligente e sacrosanta, e andrebbe presa molto sul serio: “Questa crisi ci porterà a riscoprire la dimensione del paese, fatta di uno stile di vita più sobrio, di spazi meno affollati e di tempi meno frenetici. Se guardiamo l’Italia, vediamo un mondo da riscoprire lungo l’Appennino che corre da Nord a Sud. E’ la colonna dorsale del paese, che ora stiamo uccidendo: questo è il vero delitto nazionale. Invece questa fascia di territorio andrebbe ripensata e valorizzata. Ed è per questo che cerco giovani disposti a seguirmi in una nuova professione: quella del paesologo”.
Il pensiero paesologico di arminio -di cui sono amico da anni- è di per se una provocazione in un paese (in grande ) in cui storici dell’arte, archeologi, professionisti dei beni culturali e della tutela del paesaggio, e studiosi e narratori sociali, compresi antropologi e sociologi, sono già speci reiette e in via di estinzione.

Dico la verità: a me l’intervista sembra tanto una pigliata per il culo ai danni dell’ “ingenuo paesologo”, trattato da chi lo intervista alla stregua del freak, ultimo reperto vivente dell’italia rustica e verace che oggi aspira a riabilitarsi approfittando della congiuntura intimista delle piccole patrie e immergendosi fiduciosamente nel virtuoso contrappasso del bio-bio e del green washing strapaesano imposto agli urbanizzati della crisi globalista (arminio, mi spiace che non se ne sia accorto, qui rischia a tratti di fare davvero la figura del paesano intelletuale post-demartiniano in libera uscita).
L’unico a prendere sul serio l’intervista abborracciata di AI è ancora lui, Franco Arminio, paesologo militante e autore di libri e documentari bellissismi e accorati, che per fortuna di noi tutti sarà premiato prossimamente dal Premio Rossellini per un documentario sui paesi realizzato insime al regista Andrea D’Ambrosio.
Ma chissà mai: disoccupati intellettuali “no choosy”, tornate in campagna e non fate gli schizzinosi, forse si apre davvero un nuovo fronte sul mercato del lavoro in italia! La paesologia è per voi.
Siamo tutti followers e fedeli del verbo arminiano, evviva Franco Arminio! Evviva la paesologia!