Per la collezione Comunicazioni MassMedia esce, per Armando Editore, un libro di Sebastiano Tanasi: “Social media: rivoluzione culturale o impoverimento sociale e cognitivo”.

Coach esperto in PNL e scienze delle comunicazioni, Tanasi si interroga sullo sviluppo dei social media e sulle interazioni che generano nella società in campo politico ed economico, analizzando fenomeni correlati come il complottismo, le fake news e l’antagonismo.

Come noto, tramite le piattaforme social ognuno di noi promuove se stesso e infatti le aziende, per la selezione del personale, usano sempre più l’analisi dei profili social del candidati. Scrivendo, creiamo una collettività e che modifica l’idea stessa di comunità. rispetto a come veniva Intesa prima dell’avvento del fenomeno social.

La percezione generale è che chiunque abbia il diritto di manifestare il proprio pensiero su qualsiasi argomento, pur non essendo esperto della materia che sta trattando: un concetto di orizzontalità molto marcato, legato alla struttura stessa del network. Gli utenti sono quindi tutti pari tra loro, l’unica differenza è data dal numero di follower. E’ quindi un effetto appiattimento quello, appunto, della piattaforma social, come dice una parola stessa.

La conseguenza, che vediamo tutti noi, è la mancanza del rigore della conoscenza e della cultura. E’ evidente quindi che i social hanno profondamente modificato la natura della comunicazione ma anche il modo in cui la nostra mente lavora perché nel momento in cui il linguaggio cambia per adattarsi ai nuovi parametri comunicativi, cambia anche il processo cognitivo. Ci sono molti studi nelle scienze cognitive: si parla di extended mind per indicare l’uso che la mente umana fa degli strumenti tecnologici diventati propaggine del cervello, uno per tutti le memorie degli smartphone alle quali noi deleghiamo anche alcuni processi di memorizzazione.

Una attenta analisi su come le tecnologie della comunicazione abbiano rivoluzionato la nostra vita è stata condotta da Luciano Floridi, filosofo dell’informazione, sotto l’egida della Commissione Europea: nacque così nel 2015 il famosissimo manifesto On Life che definì superata la separazione tra on-line e offline, cioè tra reale e virtuale: il termine on-life è il prodotto finale di questa ricerca che registra appunto il senso del cambiamento che stiamo vivendo.

E’un rapporto bidirezionale: da un lato la scienza, tramite la tecnologia, cambia gli stili di vita. Si delineano nuovi scenari in cui l’uomo dovrà appunto modificarsi. Dall’altro, la tecnologia deve essere modellata in un processo che gli autori definiscono “costruire la zattera mentre si nuota”.

Ma i social hanno cambiato anche la politica. Quanto è lontana l’immagine di Aldo Moro che accompagnava la figlia in spiaggia con giacca e cravatta? Oggi il messaggio non è più “Votami perché ho le competenze” ma “Votami perché sono esattamente come te, quindi capisco bene i tuoi bisogni” Ecco quindi le immagini dei nostri attori politici ed ecco perché viene a mancare la separazione tra la sfera politica e professionale e quella privata e personale del leader.

Sono leader che non si sottraggono al rapporto con i followers, che aprono una comunicazione bidirezionale con gli utenti. Lo straordinario potere della rete è stato chiaro con il ruolo di Cambridge Analitic, società di consulenza britannica che ha raccolto dati di navigazione di utenti Facebook, il resto è storia nota, basti pensare al referendum sulla Brexit nel 2016, ma anche a Capitol Hill.

Se nella semisfera il centro è occupato da big come Google, Facebook, Instagram,Twitter, Amazon, ai margini della semisfera troviamo migliaia di siti web, un universo virtuale parcellizzato all’infinito in cui gli utenti possono navigare anche in modo anonimo, dove si muovono persone nascoste dietro nickname muoversi contro tutto ciò che è istituzionale. Ed ecco che David Auerbach parla di tre economie che nascono in questa fascia di rete: l’economia dell’offesa, l’economia del sospetto e l’economia dell’irrealtà.

Vere e proprie campagne di odio che partono, nelle società non democratiche, diffuse dal potere allo scopo di imputare a soggetti esterni le cause del malessere; nelle società democratiche le teorie complottistiche hanno invece l’obiettivo di rovesciare il rapporto di forze esistenti additando il nemico da combattere negli apparati dello Stato e delegittimare così le istituzioni.

Ecco quindi la polemica tra apocalittici e integrati, chhe prende spunto dal secondo libro di Umberto Eco edito nel 1964: la posizione degli apocalittici orientata su una condanna senza mezzi termini del sistema social che starebbe modificando in peggio il sistema cognitivo umano – processi mentali caratterizzati da brevità e superficialità, condizionate dalla ipertestualità che orientano il cervello verso una attenzione fluttuante; e gli integrati che invece sostengono che la rete sia invece un fattore positivo, caratterizzato dalla moltiplicazione della conoscenza e delle facoltà di problem solving. Un libro da leggere per riflettere sul nostro tempo.

Anna Maria De Luca

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