Le Canarie, sette isole vulcaniche nell’Atlantico, a un passo dall’Africa, dove il turismo di massa e la sostenibilità stanno provando a ballare insieme senza pestarsi i piedi. Non sempre ci riescono. Ma almeno ci provano. E in questo tentativo c’è qualcosa di straordinariamente onesto.
El Hierro, la prima al mondo ad autonomia idrica ed energetica
El Hierro è un puntino nell’oceano, la più piccola isola delle Canarie, eppure dal 2000 è riconosciuta dall’UNESCO come Riserva della Biosfera. E’ la prima isola al mondo ad aver conseguito la doppia autonomia idrica ed energetica grazie ad un sistema integrato basato sulle fonti inesauribili. Per capirla bisogna salire sul Mirador de la Peña, da dove si vede tutta l’isola. Piccola, fragile, ostinata, con le pale eoliche che girano, il bacino idrico che brilla, il mare che si infrange sulle rocce nere.
È fisica. L’isola utilizza l’energia eolica per generare elettricità, alimentando la desalinizzazione dell’acqua. Questa acqua desalinizzata viene pompata in un antico bacino vulcanico ad un’altezza di oltre 700 metri. Quando il vento è assente, l’energia idroelettrica assume il controllo. Acqua che diventa energia. Vento che diventa acqua. Un cerchio perfetto, come dovrebbero essere tutte le cose della natura.
Ho parlato con un ingegnere del progetto Gorona del Viento, l’impianto che ha reso possibile tutto questo. Mi ha raccontato che nel 2017 l’isola ha eliminato 6.017 tonnellate di diesel equivalenti a 40.000 barili di petrolio e dal 2015 le emissioni di gas serra sono state ridotte di 40.000 tonnellate. “Diciassette anni ci sono voluti,” mi ha detto. “Diciassette anni per capire come fare. Ma ne è valsa la pena.”
Diciassette anni. In un mondo che vuole tutto subito, El Hierro ha avuto la pazienza di aspettare. E ora è diventata il modello che tutti studiano.
Lanzarote, trent’anni prima degli altri
Lanzarote ha un segreto: ha capito tutto trent’anni fa. Nel 1995, qui venne firmata la prima Carta Mondiale del Turismo Sostenibile. Mentre il mondo costruiva grattacieli sul mare e riempiva le spiagge di cemento, Lanzarote diceva: fermi tutti.
Il Parco Nazionale di Timanfaya, un’area protetta che custodisce un paesaggio vulcanico unico, è gestito con attenzione per minimizzare l’impatto umano. Non è un parco dove puoi andare dove vuoi. È un parco che ti dice: guarda, ammira, ma non toccare. Non è tuo. È di tutti, quindi di nessuno in particolare.
I sentieri segnalati di Lanzarote sono di terra nera, rocce contorte, un paesaggio che sembra Marte. César Manrique, l’artista che ha plasmato l’anima di Lanzarote, diceva: “L’arte deve sposare la natura, non violentarla.” E Lanzarote, con tutti i suoi limiti, ha provato a seguire questo principio.
Tenerife e Gran Canaria, giganti che imparano a camminare leggeri
Le isole grandi hanno problemi grandi. Tenerife e Gran Canaria muovono milioni di turisti ogni anno. Alberghi ovunque. Voli quotidiani. Consumi enormi. Come fai a essere sostenibile quando sei già diventato un’industria? La risposta è: un passo alla volta. Tenerife ospita il Parco Nazionale del Teide e la città di San Cristóbal de La Laguna, entrambi Patrimonio Mondiale UNESCO. Gran Canaria custodisce il Risco Caído e le Sacre Montagne, altro sito UNESCO.
Ma non basta avere patrimoni. Bisogna saperli proteggere.
Ho incontrato una guida turistica a La Laguna. Mi ha raccontato che stanno lavorando alla destagionalizzazione: convincere i turisti a venire non solo in estate, distribuire i flussi durante l’anno. “Non è facile,” ha detto. “Ma è necessario. Altrimenti tra dieci anni non ci sarà più niente da vedere.”
Il piano turistico delle Canarie stabilisce come orizzonte per il 2030 ridurre del 50% le emissioni di gas serra dell’ecosistema turistico e raggiungere lo zero netto prima del 2050. Ci stanno provando.
La Gomera, il silenzio come risorsa
La Gomera è diversa. Più piccola, più selvaggia, più silenziosa. Il Parco Nazionale di Garajonay è Patrimonio Mondiale UNESCO: un bosco di laurisilva, foresta subtropicale che risale a milioni di anni fa. Alberi coperti di muschio, nebbia che sale dal mare, sentieri che sembrano portare in un’altra epoca.
Qui il turismo sostenibile non è una scelta. È l’unica opzione possibile. Non ci sono spiagge infinite. Non ci sono centri commerciali. Non c’è movida notturna. C’è la natura. E basta.
Ho dormito in una casa rurale a Vallehermoso. La proprietaria mi ha detto: “Qui vengono quelli che vogliono camminare, respirare, stare zitti. Gli altri vanno a Tenerife”. Non lo diceva con disprezzo. Lo diceva con la tranquillità di chi ha capito che non puoi piacere a tutti. E che forse è meglio così.
Le contraddizioni che rendono umani
Sarebbe bello poter dire che le Canarie sono perfette. Ma non lo sono. I cittadini chiedono maggiore rispetto del territorio e un fermo alla speculazione immobiliare. Ci sono ancora costruzioni selvagge, hotel che consumano troppo, turismo mordi e fuggi che porta soldi ma lascia macerie.
Le Canarie non sono una fabbrica di turisti. Non si può degradare il territorio ed esportare il prodotto, scrivono gli attivisti locali. La sostenibilità a lungo termine dipende da equità sociale e sostenibilità ambientale. E hanno ragione. Perché il turismo sostenibile non è solo una questione di pannelli solari e parchi eolici. È una questione di giustizia. Di dignità. Di capire che un territorio non può essere spremuto all’infinito.
Ho parlato con un albergatore di Fuerteventura. Mi ha detto: “Vogliamo i turisti, certo. Ma vogliamo anche che i nostri figli possano vivere qui. Non solo lavorare qui d’estate e poi scappare perché gli affitti sono troppo cari”. Ecco: la sostenibilità passa anche da qui. Da case accessibili. Da servizi pubblici efficienti. Da una distribuzione equa della ricchezza.
Le iniziative che danno speranza
Le Canarie ci stanno provando. Sul serio. Dalle escursioni guidate sui sentieri naturali al birdwatching e alle attività acquatiche ecologiche, i visitatori hanno la possibilità di godere della natura in modo sostenibile. L’educazione e la sensibilizzazione svolgono un ruolo cruciale nel turismo sostenibile.
Ci sono incentivi regionali per ammodernare le strutture turistiche in chiave ecologica. Ci sono progetti di recupero ambientale. Ci sono leggi nuove che provano a regolare gli affitti turistici, a proteggere il territorio, a limitare la crescita selvaggia.
Quello che le Canarie insegnano
El Hierro dimostra che l’autosufficienza energetica è possibile. Lanzarote dimostra che proteggere il territorio paga. La Gomera dimostra che il turismo lento può essere un’economia. Tenerife e Gran Canaria dimostrano che anche i giganti possono provare a cambiare.
Non è perfetto. Ma è un tentativo onesto.
Il vento che soffia verso il futuro
Riparto dalle Canarie con una certezza: la sostenibilità non è una meta. È una direzione. Non si arriva, si va. E le Canarie stanno andando. Con fatica, con errori, con ostacoli. Ma stanno andando. Il vento dell’Atlantico soffia forte su queste isole. Ha sempre soffiato. La differenza è che ora, invece di subirlo, hanno imparato a usarlo. Forse è questa la lezione più grande: non combattere la natura. Ballare con lei. E le Canarie, lentamente, stanno imparando i passi.




