Il sale è dappertutto, in ogni luogo della terra e in ogni organismo. Sale o cloruro di sodio, così integrato nella nostra vita quotidiana da farci dimenticare che in passato era un ricercatissimo e prezioso bene. Il sale, oltre a trovarsi di per sé in natura si “nasconde” in tantissimi prodotti industriali alimentari ed è fondamentale per la nostra salute. Il corpo umano ne contiene circa 250 grammi che vengono persi con il movimento, la sudorazione, l’attività fisica e la crescita.
Fin da tempi immemori questo prodotto è stato fonte di discordia fra nazioni sempre pronte ad entrare in guerra per aggiudicarsi il possesso delle saline. Fondamentale per la conservazione di carni, pesce, pellami e per la sopravvivenza del bestiame, il sale, granello della discordia, semina guerra fra le popolazioni e segna il destino di intere civiltà.
Il primo impianto per l’estrazione del sale di cui si ha notizia risale alla Cina preistorica. Si trovava nella provincia settentrionale dello Shansi, presso il lago salato Yuncheng, zona famosa per le continue guerre combattute per ottenere il controllo del lago. La maggior parte delle città italiane vennero costruite in prossimità delle saline, a partire da Roma, fondata sui colli alle spalle delle saline alla foce del Tevere. La prima grande strada romana, la Via Salaria, fu costruita per trasportare il sale a Roma e all’interno della penisola: a Venezia dove c’erano grandi produttori ma soprattutto commercianti di sale, fino ad arrivare alla Sardegna, importante risorsa economica dell’Isola sfruttata sin dall’epoca fenicia.
Il sale marino prodotto nelle saline sarde, impiegato in svariati processi di salagione (come l’industria casearia o conserviera) ed indispensabile condimento alimentare, è particolarmente apprezzato per qualità e caratteristiche chimiche ed organolettiche.
In particolare, le saline del Sulcis a ridosso del Golfo di Palmas, nel territorio dei Comuni di Sant’Antioco e San Giovanni Suergiu, si estendono su una superficie di 1.500 ettari di vasche evaporanti e 200 di bacini salanti, dove viene prodotto cloruro di sodio di provenienza marina e sono al secondo posto per grandezza dopo quelle di Margherita di Savoia, in Provincia di Barletta.
Un alternarsi di rocce vulcaniche, basalti e trachiti, di pietre calcaree, di ambienti marini e lagunari. Questo paesaggio della macchia mediterranea fra palme nane e salicornie, è un’oasi naturale per molte specie animali come avocette, fenicotteri, tarabusino, nitticora e airone rosso.
Dalla costa all’entroterra, il Sulcis-Iglesiente conserva interessanti tracce dell’evoluzione biologica risalenti all’alba del Paleozoico, oltre mezzo miliardo di anni fa. Le spiagge, le calette rocciose e le falesie sono altrettanti ecosistemi caratterizzati da specie tipiche ed in alcuni casi non comuni e anche le zone umide di importanza internazionale, da Portoscuso – con gli stagni di Bau Cerbus e Punta S’Aliga – fino a Sant’Anna Arresi con la vasta area di Porto Pino, riservano un ecosistema particolare e delicato di spiagge-dune-stagni.
Vi suggeriamo un itinerario in bicicletta per scoprire questo angolo di macchia mediterranea nel sud ovest sardo.

Lungo le aree umide del Sulcis
Calasetta al mattino profuma di pane fresco e focaccia appena sfornata, si sveglia accompagnata dal sorriso dei negozianti che sistemano i tavolini nella centrale Via Roma, con l’arrivo dei pescatori sul lungomare Cristoforo Colombo. La serenità che arieggia per le strade di questa piccola cittadina è il modo migliore per iniziare una bella pedalata lungo le aree umide del Sulcis Iglesiente.
Il percorso, interamente in pianura, si sviluppa in un alternarsi di lagune, stagni, saline, serbatoi di biodiversità e fonti di risorse rinnovabili, come sale, pesce e selvaggina, oggi meta di turismo naturalistico ed educazione ambientale.
Partendo dal comune di Calasetta, si attraversano Sant’Antioco, San Giovanni Suergiu, Giba, Sant’Anna Arresi che, insieme ai comuni di Masainas, Portoscuso e Carloforte, inglobano gli oltre 2000 ettaridi zone umide costiere del Sud Sardegna.
Di grande fascino è la via del Mare da Porto Pino a Sant’Anna Arresi che percorsa durante il giorno offre uno spettacolo della natura: le ruote che corrono sull’acqua, il sole si riverbera in mille riflessi e i fenicotteri rosa fanno da contrasto a questo paesaggio quasi fiabesco.

ITINERARIO: Calasetta, Cussorgia, Sant’Antioco, Porto Botte, Porto Pino (Sant’Anna Arresi)
LUNGHEZZA: 44,9 km – ALTITUDINE: 0-110 metri s.l.m. – DIFFICOLTÀ: bassa
TEMPO DI PERCORRENZA: 8 ore circa

CURIOSITÀ: Il pollo sultano
Il Pollo Sultano vive nell’area mediterranea, nelle regioni tropicali dell’Africa e dell’Asia meridionale, in Australia e Nuova Zelanda. In Italia è stanziale solo in Sardegna con una popolazione che si aggira intorno alle 440-600 coppie. Vive nelle zone umide del Sulcis ed è caratterizzato dalla splendida colorazione blu-porpora con riflessi turchesi nel petto e nella gola, zampe con lunghissime dita rossicce dorate. Lungo circa 47 cm, si muove con dimestichezza in mezzo alle canne alla ricerca del cibo, generalmente durante le ore crepuscolari e all’alba. Nelle zone poco disturbate spesso è possibile osservarlo nelle ore diurne. In Sardegna si riproduce tutto l’anno con due picchi, il primo tra marzo e aprile ed il secondo in novembre