Costigliole d’Asti si trova a 14 chilometri dal capoluogo.  Il territorio, dalla pianura del fiume Tanaro, si eleva in collina fino ai 300 metri  della frazione San Michele. Le caratteristiche del suolo, particolarmente adatto alla vite, fanno di Costigliole il paese con la superficie vitata più estesa del Piemonte.

Rosé

Tra le aziende vitivinicole troviamo Cascina Castlet della famiglia Borio. Antica famiglia di Costigliole  (se ne trovano tracce da una data antichissima, il 13 luglio 1198) dedita all’attività notarile e con vasti possedimenti terrieri tra i quali spicca quello che ancor oggi è chiamato Bricco dei Borio. Così descrivono Cascina Castlet: “Guardalo il luogo! La semplicità della Cascina, il pendio dei vigneti ordinati volti verso il sole del primo pomeriggio. Perdersi nel gusto di piccole cose antiche, osservare i vecchi ceppi di barbera e moscato, muoversi nelle stanze piccole, per scale strette che sanno di storia. E poi sedersi ad un tavolo all’aperto che è una terrazza su un mondo dimenticato, mentre le donne di Cascina Castle’t passano con un segno dissacrante di modernità, con un gesto rapido di efficienza, ed esprimono la loro cultura con un sorriso. Venti ettari incorniciati in un sogno. Gustare, a fondo, la perfezione di un bicchiere di vino.”

Tradizione e modernità, amore per la terra e per le buone cose, la cultura e la storia, attenti alla qualità del vino che producono e pronti a riprendere in auge vitigni che erano pressochè scomparsi. Mariuccia, la titolare racconta: “Abbiamo scommesso sulla terra, sulla nostra terra, sui vitigni del luogo, Barbera, Moscato, Uvalino e Cabernet, vitigno universale che però già dall’ottocento allignava nel nostro territorio. Cascina Castlet appartiene da generazioni alla famiglia Borio e io l’ho ereditata da mio padre nel 1970, e in essa ho riversato oltre all’amore per la terra d’origine, tutta l’esperienza prima maturata a Torino nella bottiglieria di famiglia. La cantina è oggi in una nuova fase di ampliamento, con un’attenzione particolare al reparto di appassimento che è il nostro fiore all’occhiello e di cui abbiamo una esperienza difficilmente riscontrabile altrove. Un tocco di estro sui nomi dei vini, Passum, Policalpo, Avié , Litina, Goj: tutti racchiudono un piccolo segreto, un racconto, una storia, che vi invitiamo a cercare di conoscere.”

Uceline

Tra i vini della casa troviamo Uceline e quindi dobbiamo scoprire il piccolo segreto di questo nome: nell’Astigiano venivano così chiamate già dal Seicento le uve rosse di un vitigno a maturazione molto tardiva che potrebbe essere l’uvalino o un suo antenato e deriva presumibilmente dal fatto che erano le ultime uve ad essere vendemmiate e venivano largamente mangiate dagli uccelli. Soltanto nella memoria dei più anziani questo vino occupa un posto per la sua forza, la sua capacità di irrobustire gli altri vini della zona, dall’altra viene ricordato come il vitigno da cui si otteneva la “quetta”, la bevanda leggera che si consumava d’estate sul lavoro, ma viene ricordata anche la versione passita, da regalare al dottore, al sindaco, al farmacista o al prete; una specialità per far bella figura. Si può dire che fino ad una cinquantina d’anni fa non esistesse azienda agricola, per quanto piccola, che non destinasse all’Uvalino almeno un paio di filari dei propri vigneti. Le caratteristiche varietali dell’uva in questione portano ad escludere che si tratti di un vitigno “forestiero” importato ed acclimatato in tempi recenti, o comunque nel corso dell’Ottocento.

Uceline di Cascina Castlet è ottenuto da uve raccolte a fine ottobre,  pigiatura e parziale diraspatura, segue la fermentazione molto curata e che può durare fino a venti giorni. Dopo la malolattica il vino passa in tonneaux di rovere da 5 ettolitri per l’affinamento. Messo in bottiglia resta almeno un anno in cantina prima di essere pronto per il consumo. Nel bicchiere veste un intenso  rosso porpora, profumi di spezie e di frutti rossi, in bocca certamente caldo, morbido e di gran corpo, note del legno e piacevole acidità, retrogusto lungamente persistente: un vino che non fa rimpiangere nomi più altolocati! Da abbinare a piatti di selvaggina e arrosti di carne, formaggi stagionati e per piacevoli conversazioni tra amici!

Aviè

Aviè è il moscato passito, racchiuso amorevolmente in una bottiglia serigrafata con l’oro, è una mano di donna la traccia che spiega la manualità e l’amore dedicati in ogni momento a questo vino prezioso: d’oro è anche il colore che assume con la maturazione, profumi suadenti ed esplosivi, di frutta secca, miele e fiori. Entra in bocca caldo e armonico, se ne apprezza la dolcezza valorizzata dalla gradevole acidità, retrogusto molto persistente. Da dedicare al dessert oppure a formaggi stagionati, o come preziosa accoglienza degli ospiti! E Aviè cosa significa? E’ la veglia che i contadini passavano, d’inverno, nella stalla raccontandosi storie e avvenimenti, quindi un vino da dedicare anche ai momenti intimi in compagnia di parenti e amici.

Guardare le altre bottiglie del vino prodotto da Mariuccia Borio è un’affascinante sorpresa, ogni bottiglia una grafica particolare, un nome misterioso, la sensazione che ogni vino è una creatura seguita con passione in tutta la sua vita.

http://www.cascinacastlet.com/it-IT/index.html

http://www.frazionesantanna.com

 

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