Una cena in casa di un amico bibliofilo con una ricca collezione di libri antichi. La cena termina con quattro chiacchere e una sorpresa, in un libro dei primi anni del 1700 la descrizione di come producevano il vino a quei tempi, scritto in italiano si trattava forse di una traduzione dal francese. Uno degli amici è un viticoltore e gli viene data la fotocopia delle pagine del libro che riguardano la vinificazione. La fotocopia finisce, dimenticata, in un cassetto. Solo dopo alcuni anni il viticoltore si ricorda di quella curiosità e decide di provare a seguire le istruzioni e produrre il vino del 1700!

raccolta rigorosamente manuale

In vigna, come in tutto il suo sviluppo, sono stati seguiti i precetti che saranno poi alla base della biodinamica. Questo, insomma, è un vino diverso, che va bevuto con curiosità e fantasia  Vendemmia a mano, Malvasia nera per i 2 terzi e Colorino per il restante terzo,  diraspatura a mano e pigiatura con i piedi, fermentazione, poi ancora sulle bucce per un lunghissimo anno, niente stabilizzazione, niente travasi, niente filtrazione, nessun lievito selezionato aggiunto, nessuna lavorazione o aggiunta in cantina né anidride solforosa, lungo affinamento in legno;  l’unica fase meccanica che subisce è, per motivi igienici, l’imbottigliamento.

diraspatura a mano e pigiatura con i piedi

Se ne ricava un grande vino nel quale – altra rarità – gli elementi biologici sono rimasti attivi, avendo ottime caratteristiche intrinseche (gradi 15,21%, estratto secco netto 32,10 g/l, acidità totale 5,06, residuo zuccherino 0,98 g/l). La sua vitalità fa sì che, pur mantenendo sempre una grande eleganza di corpo, vestita da intensi profumi di frutti rossi con una nota di pepe nero e toni dolci e rotondi, avvolgenti, ogni bottiglia sia unica, esaltando ora una ora l’altra delle sue straordinarie peculiarità.

Quale nome dare ad un vino simile?  In un libro, un romanzo per ragazzi, si narra di Vel Aules, un adolescente etrusco, e del suo primo viaggio, quello iniziatico, al fianco del padre: per mare da Populonia alla volta di Marsiglia, lungo le rotte etrusche. Un viaggio che, dipanandosi attraverso mille perigli, lo introdurrà negli affari di famiglia – il commercio, dai manufatti in ferro fino ai famosi vini di quella che diverrà oggi la Costa degli Etruschi. E Vel Aules sia: è in Costa degli Etruschi che sorge l’azienda Poggio Gagliardo, nella Doc Montescudaio, proprio ai confini con Bolgheri! Territorio di vini fin dai tempi degli Etruschi, tradizionalmente di ottimi vini e Andrea Surbone a Poggio Gagliardo coltiva viti e produce vini di qualità superiore. Due libri per un vino, la curiosità spinge a degustare tra le varie annate fin qui prodotte: una verticale che comprende gli anni 2011, 2009, 2007, 2005, 2003 e 2001. Le bottiglie più recenti presentano un vino incredibilmente fresco e fruttato, man mano che si procede all’indietro nel tempo il vino riflette l’affinamento e, sempre diverso da vendemmia a vendemmia, racconta nei profumi e nei gusti la stagione trascorsa sulla vite, il clima dell’annata. Inutile aspettarsi un vino omologato, pur partendo dalle stesse vigne e seguendo la stessa tecnica di vinificazione: questo è il Vel Aules di Poggio Gagliardo!

http://www.poggiogagliardo.com       info@poggiogagliardo.com

Hydria Ricci – pianta di vite che si intreccia ad un fusto d’edera

CONDIVIDI
Articolo precedenteNuova destinazione: Corfù
Articolo successivoSan Valentino a Parigi