Uno studio inedito su tre documenti pergamenacei medioevali. Una ricerca autentica, che ha messo in luce fatti e avvenimenti della storia locale di grande interesse storico e mai raccontati, dei quali Anna Maria Macchia, laureata con lode in Archivistica, ha messo in evidenza i dettagli nel lavoro di ricerca: “I più antichi documenti relativi a Bitetto”.

“Nella mia indagine storica ho analizzato – spiega la Dott.ssa Macchia – tre documenti inediti pergamenacei, databili tra XIII e XV secolo, i più antichi relativi a Bitetto, custoditi, proprio, presso l’archivio della parrocchia di San Michele Arcangelo, archivio attualmente insediato al primo piano del Sedile, antica sede della Curia cittadina. Entrando nello specifico del lavoro di analisi dei manoscritti, possiamo dire di trovarci di fronte a tre chartae, nella più antica delle quali, datata 25 novembre 1276, il frate Giovanni, chiaramente identificabile con l’Arcivescovo Giovanni Colopardo di Volterno (1263-1293), riconosce al diacono Guglielmo la carica di abate e rettore della chiesa bitettese di San Bartolomeo; al 18 aprile 1376, risale, invece, il testamento del notaio Giovanni di Nicola da Auricarro, che detta le sue ultime volontà al giudice Antonio Giovanni di Bartolomeo e al notaio Nicola di Adamo. Infine, il 17 luglio 1481 il vescovo Leonardo del Giudice nomina Giovanni Iaconus, titolare di un altare di una chiesa cittadina. Fin qui, dunque, solo una sintesi dei fatti descritti negli atti. C’è molto ancora da trascrivere e raccontare”.

Dunque, una novità che premia la ricerca storica, ma anche e, soprattutto, la passione di chi, appunto, come la Dott.ssa Macchia è appassionata di antichità. Una storia, quindi, ricca di avvenimenti il cui valore patrimoniale è inestimabile. Per questo è auspicabile che tali preziosi documenti, custoditi in semplici cartelle di cartone siano recuperati e valorizzati. E’ importante, pertanto, che quanto prima si completi il riordino dell’intero fondo pergamenaceo coinvolgendo i talenti del territorio, i quali hanno passione e voglia di crescere, dando, appunto, valore aggiunto alla ricerca della storia locale. “Il patrimonio pergamenaceo che giace nel Sedile può, senz’altro, – conclude Macchia – svelare particolari esclusivi che, di certo, valorizzano la storia del territorio con fatti ed episodi sconosciuti alla comunità”.

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