Montignoso

* Dalla mescolanza di farina di mais e farina di grano tenero con aggiunta di lievito di birra ecco che nasce il Pane Marocco

La produzione di questo pane fa parte della tradizione del comune di Montignoso ed anche dei vicini Comuni nella provincia di Massa-Carrara. Questa produzione particolare è legata all’economia tradizionale, quando la farina di granturco era più facilmente reperibile e meno costosa di quella di grano. Il pane bianco era una rarità riservata ai giorni di festa. Il pane Marocco si ottiene dalla mescolanza di farina di mais e farina di grano tenero con aggiunta di lievito di birra. Le farine sono impastate con acqua e olio d’oliva, vi si aggiungono olive nere, fresche o conservate in salamoia, rosmarino, aglio, salvia e peperoncino tritati, sale. Si formano dei pani di forma rotonda di circa 20-25 cm di diametro che, dopo la lievitazione, si fanno cuocere in forno. Ha un colore bruno dorato e un sapore proprio di pane, esaltato dalla cottura, che avviene in forno a legna su foglie di castagno. Si produce tradizionalmente nel periodo tra novembre a gennaio, in coincidenza della raccolta delle olive, ma ormai lo si trova nei forni e nei negozi tutto l’anno. Si consuma fresco, da solo o accompagnato da antipasti.

Descrizione storica

Prima della guerra i contadini di Montignoso il sabato facevano il pane fatto in casa e, insieme a questo, facevano anche il “pane marocco” con dentro le olive e lo cuocevano su foglie di castagno. Ricerche fatte sul “Pane Marocco” dal nostro paesano Marcello Podestà (che è un grande storico di Montignoso) ci dicono che nel 1642 qualcuno chiese al “Consiglio degli Anziani” di Lucca il permesso di poter fare questo tipo di pane. Insomma il “Marocco” ha almeno 350 anni (e li porta bene!). (Fonte: Comunità Montana Alta Versilia)

Montignoso, vacanze tra mare e monti.  Adatto per itinerari in bici e sport all’aria aperta

Maestoso e suggestivo, Castello Aghinolfi domina il paesaggio sottostante. Conteso per secoli, rappresenta un vero e proprio baluardo a difesa del territorio. Montignoso, con il suo castello, rimane sotto la giurisdizione di Lucca fino al 1845, per passare poi estense, ed infine, unito alla Provincia di Massa Carrara con il Regno d’Italia.

La natura e i percorsi

Il lago di Porta, oasi faunistica gestita dal WWF e da Lega Ambiente, in cui sono state inserite molte specie tipiche della zona, evitando così la loro completa estinzione, rappresenta la zona umida costiera più settentrionale della Toscana, sopravvissuta alle bonifiche che hanno progressivamente ridotto le paludi caratterizzanti in epoca storica le coste toscane.

Stretto tra le Alpi Apuane e la fascia litoranea della Versilia, il lago è stato per molti secoli un’area strategica per il controllo della costa e delle principali strade di collegamento tra Pietrasanta e Massa.

* La più antica pastasciutta del mondo

I veri Testaroli sono quelli del territorio pontremolese, preparati in grandi testi di ghisa arroventati sul fuoco. Il Testarolo si prepara versando direttamente sul testo di ghisa rovente una manciata di sale grosso e poi una pastella di farina di grano,acqua e sale.

Dopo aver coperto il testo con la sua cupola di ghisa, l’impasto cuoce in pochi minuti e diventa una sorta di crêpes soffice e spugnosa. Il Testarolo è pronto per essere tagliato in piccole losanghe e per essere immerso in acqua salata portata al limite del bollore (il fuoco va spento appena l’acqua sobbolle).

Si lascia riposare per due o tre minuti, poi si scola e si condisce con olio extravergine d’oliva, pecorino o parmigiano, oppure con un delicato pesto alla ligure.

In commercio è possibile trovare Testaroli sottovuoto, facilmente trasportabili e conservabili anche in freezer. Pronto in pochi minuti, il testarolo è davvero un piatto del lontano passato che sembra fatto apposta per i nostri frettolosi tempi.I veri Testaroli sono quelli del territorio pontremolese, preparati in grandi testi di ghisa arroventati sul fuoco. Il Testarolo si prepara versando direttamente sul testo di ghisa rovente una manciata di sale grosso e poi una pastella di farina di grano,acqua e sale.Dopo aver coperto il testo con la sua cupola di ghisa, l’impasto cuoce in pochi minuti e diventa una sorta di crêpes soffice e spugnosa. Il Testarolo è pronto per essere tagliato in piccole losanghe e per essere immerso in acqua salata portata al limite del bollore (il fuoco va spento appena l’acqua sobbolle).

Si lascia riposare per due o tre minuti, poi si scola e si condisce con olio extravergine d’oliva, pecorino o parmigiano, oppure con un delicato pesto alla ligure.

In commercio è possibile trovare Testaroli sottovuoto, facilmente trasportabili e conservabili anche in freezer. Pronto in pochi minuti, il testarolo è davvero un piatto del lontano passato che sembra fatto apposta per i nostri frettolosi tempi.

Pontremoli oggi, è un prezioso scrigno di memorie artistiche e monumentali: attraversare i suoi ponti medioevali, percorrere il lastricato delle sue vie, è come sfogliare un libro di storia dell’arte. Il Castello del Piagnaro ospita il Museo delle Statue Stele che raccoglie una serie di sculture antropomorfe che rappresentano la testimonianza più importante della preistoria lunigianese e si inseriscono nel più ampio fenomeno della statuaria megalitica europea. Le statue coprono un arco cronologico che va dall’ Età del rame fino alla romanizzazione. Il significato e le finalità di tali reperti rappresentano ancora una questione aperta e, secondo la tesi più diffusa, esse rappresenterebbero divinità maschili e femminili protettrici dei vari aspetti della vita umana.

Monumenti degni di nota: Duomo (XVII sec.) – Il Campanone (XIV sec.) – Teatro dell’Accademia della Rosa (XVIII sec.) – Chiesa e Convento di San Francesco (oggi parrocchia dei S.S. Giovanni e Colombano)  –

La natura e i percorsi – Percorrendo i tanti sentieri che nelle vallate intorno a Pontremoli si intrecciano all’ombra di boschi di castagni, cerri e faggi, ci si trova immersi in un vero “paradiso” di frutti del sottobosco e si raggiunge, così, nel silenzio della natura, un piacevole rilassamento e si può scoprire il ricco patrimonio storico-naturalistico delle vallate. Elementi propri del paesaggio di queste vallate sono i ridenti paesi, le solitarie cascine e le rassicuranti maestà. Da non mancare una passeggiata lungo la Magra ed i suoi affluenti per scoprire affascinanti scorci paesaggistici attraverso una natura incontaminata.

Testaroli