La curiosità è una dote o un difetto? Sicuramente un difetto quando la si usa solo per farsi gli affari degli altri, quando invece si è curiosi di conoscere nuove mete, nuovi usi e costumi, nuovi gusti e sapori allora è una dote.

Cercare vini fuori dalle omologazioni di gusti massificati è una curiosità che appaga, perché il “bianco” che presenta le stesse caratteristiche in Alto Adige e in Sicilia nega la logica differenza data da terreni e microclimi diversi e la massificazione dei gusti non è certo una ricchezza ma l’appiattimento verso il basso dei valori del territorio.

Cercare quel vino che ti dà sensazioni visive, olfattive e gustative originali può essere una nuova forma di esplorazione e allora che diventi una moda. Lasciamo perdere il banale, trascuriamo classifiche e medaglie, proviamo ad essere talent scout di bottiglie che abbiano una personalità unica, come diceva qualcuno “Se pensi come la maggioranza, il tuo pensiero diventa superfluo!”. Quindi cerca e assaggia, ci sono produttori e vini anche sconosciuti, ma non per questo meno validi di quelli più conosciuti. Proviamo a valorizzare quei vini del territorio che oggi sembrano démodé e invece sono la ricchezza della nostra storia enologica, valorizziamo i vini frutto di sperimentazione intelligente, con l’uso dei vitigni autoctoni. Con la moderna tecnologia possono essere delle piacevoli sorprese. Leggere le schede dei vini in commercio è quindi un bel leggere e permette di scoprire uve che si sapevano dedicate ad un particolare vino, con ben determinate caratteristiche organolettiche, e invece queste uve vengono vinificate in modo totalmente diverso e incuriosisce  degustare il vino così ottenuto.

Nel catalogo Carpenè Malvolti uno spumante  ha attirato la mia attenzione: il Rosè. Nella stagione calda è il vino che preferisco, si beve freddo come il bianco, ha un gusto fresco che ben si abbina ai cibi estivi, il colore dà allegria e quindi stimola il piacere della tavola. Quello che mi ha incuriosito è stato l’uvaggio con il Pinot Nero (85%) e Raboso (15%), mai avevo sentito che il Raboso era stato spumantizzato. Mi riusciva difficile capire un vino di tali caratteristiche (si presenta color rosso rubino con intensi riflessi granato che si intensificano con il passare del tempo: è un vino dal gusto deciso e dal sapore secco ed austero, con una leggera acidità di base. Al naso spiccano sentori di viola e coinvolgenti note di spezie e tabacco che si evidenziano con il passare del tempo.) potesse essere componente di un uvaggio da spumante. Mi confortava il sapore secco e la leggera acidità di base, il colore mi faceva pensare ad un rosé atipico e anche i profumi mi sembravano troppo “rossi”.

Il risultato della degustazione è stato invece più che soddisfacente per questo spumante metodo Charmat (o meglio Martinotti). Bellissimo il colore che non è il classico rosato ma si presenta più verso il purpureo e il cremisi. Profumi floreali e di frutti rossi ma di ottima delicatezza e freschezza. In bocca si nota subito secco e con la giusta acidità, sapido. Temperatura di servizio da 8 a 10°, meglio 8! Il perlage è fine, ordinato e persistente. Per il servizio ottimo il bicchiere a tulipano, ma anche la flute. Ottimo a tutto pasto. Range di prezzo attorno ai 10 €.

Dei produttori possiamo dire questo: “passione e tradizione, ricerca e innovazione tramandati di padre in figlio per oltre 140 anni: questa è la Carpenè Malvolti, prima a spumantizzare il Prosecco di qualità. Nata nel 1868 dal sogno di Antonio Carpenè di produrre un vino spumeggiante con le uve raccolte sulle colline di Conegliano e Valdobbiadene, un sogno divenuto una missione: quella di produrre in ogni vendemmia vini spumanti di alta qualità, che ancora oggi continua ad avverarsi giorno dopo giorno.”
Nel loro catalogo ci sono altri spumanti da vitigni semi sconosciuti che mi intrigano, il prossimo assaggio vorrei fosse il Kerner di cui conosco la versione “tranquillo” che si produce qui in Alto Adige.   U.B.©2012