Dopo il primo incontro dedicato al Sedano alla Pratese e ai ‘mangiari della fabbrica’, torna il ciclo di conferenze dedicate alle tradizioni culinarie pratesi del dopoguerra. Stavolta tocca alle Pesche di Prato, dolce tipico che affonda le sue origini negli anni dell’Unità d’Italia.

Un trionfo di sapore accompagnato da una sorpresa finale…

Pasta brioche, crema pasticcera, alkermes, zucchero semolato come copertura e frutta candita per decorazione: questi sono gli ingredienti della Pesca di Prato, uno dei dolci più golosi ed originali della tradizione toscana che il prossimo 25 gennaio alle 17.30 sarà al centro dell’incontro “Prato e la cucina vintage: le Pesche di Prato sulla tavola delle occasioni”, promosso e organizzato dall’Assessorato alle Attività Produttive del Comune di Prato – in collaborazione con le associazioni di categoria – e che si terrà presso il Museo del Tessuto.

Il talk show, dopo i saluti istituzionali dell’Assessore alle Attività Produttive del Comune di Prato Roberto Caverni e del Direttore della Fondazione Museo del Tessuto Filippo Guarini, prenderà il via con gli interventi della storica dell’arte Nadia Bastogi, dell’editore enogastronomico Claudio Martini, di un fornaio pasticcere e di un “volto del gusto” d’eccezione: Paolo Sacchetti del Caffè Nuovo Mondo, incoronato poche settimane fa Miglior Pasticcere d’Italia 2012, che preparerà in diretta, sulle note della musica anni Sessanta, la Pesca di Prato con l’Alkermes dell’Antica Farmacia di Santa Maria Novella. Al termine della dimostrazione di preparazione – durante la quale Sacchetti avrà al suo fianco gli allievi della scuola di pasticceria della FIL – una degustazione “multipla” delizierà il palato dei presenti: il goloso dolcetto verrà infatti proposto in abbinamento al Vinsanto, presentato dal Direttore del Consorzio Tutela Vini di Carmignano, il sommelier AIS Realmo Cavalieri mentre Manuela Nelli dell’Antica Farmacia di Santa Maria Novella guiderà un percorso polisensoriale alla scoperta dell’Alkermes, attraverso i profumi delle spezie con cui viene preparato e l’assaggio finale.

L’incontro, con prenotazione obbligatoria al 335 6130800 o 320 6434045, oltre alla partecipazione all’incontro – offre anche l’opportunità dell’assaggio vintage – le Pesche di Prato e della visita guidata alla mostra “Vintage. L’irresistibile fascino del vissuto” in svolgimento fino al 31 maggio al Museo del Tessuto.

L’alkermes sembra risalire al XV secolo ed il suo nome deriva dalla parola araba qirmiz che vuol dire rosso, dato il suo colore rosso vivo. L’aspetto è inconfonidbile: rosso rubino acceso con aromi molti complessi è un liquore caldo e persistente. Corroborante e rigenerante, nell’antichità veniva somministrato alle donne dopo il parto o a chi era appena uscito da una malattia. Per il suo gusto intenso e piacevole divenne molto gradito ai viandanti e ai signori ospitati nel Convento di Santa Maria Novella, suo luogo di produzione. A Firenze l’alkermes era già molto conosciuto ai tempi dei Medici e venne fatto conoscere anche in Francia da Caterina de’ Medici, quando andò in sposa ad Enrico D’orleans.

PRODUZIONE
Nello storico convento l’Alkermes viene imbottigliato a mano e viene riprodotto con la stessa preziosa ricetta risalente al 1743. Tale ricetta è stata tramandata dal direttore dell’officina dell’epoca, fra’ Cosimo Becelli. La preparazione parte dalla “tintura” che si ottiene dalla macerazione con le spezie e dal passaggio in uno strumento detto percolatore. Nel percolatore, che lavora in continuo per 4 giorni, avviene l’estrazione da parte dell’alcol delle sostanze contenute nelle spezie (il tutto avviene alla temperatura di 20°). Dopo la percolatura si passa all’aromatizzazione (acqua di rosa, di fior d’aranci e cocciniglia) e poi il liquore viene affinato 6 mesi in botti di rovere.

Le pesche di Prato sono un dolce goloso tradizionale un tempo molto diffuso nella zona che va da Firenze a Pistoia. Si tratta di una pasta di forma sferica, soffice e fragrante, inzuppata nell’Alkermes e poi divisa a metà per essere riempita id crema pasticcera. Il nome “Pesche di Prato” deriva proprio dalla forma sferica che ha il dolce ricomposto, e dal colore rosato dato dall’Alkermes.