© Cavalo

Questo è il secondo itinerario in Valpolicella, si consiglia di effettuarlo in bicicletta. Dalla Chiesa di Sant’Ambrogio di Valpolicella si prende la strada, subito piuttosto ripida, che sale verso nord alla volta di Monte (si lascia a destra la strada per San Giorgio) passando davanti alla Ca’ Verde e lasciando ai lati numerose diramazioni. Seguono due curve, un lungo tratto serpeggiante e, dopo una netta curva verso sinistra, si arriva ad un bivio dove si tiene la destra seguendo le indicazioni per Cavalo. Dopo alcuni tornanti in salita, ma su pendenza modesta, passiamo dinanzi alla splendida chiesa vecchia di Cavalo e quindi raggiungiamo il paese stesso. Situata alle falde meridionali del Monte Pastello, a cavallo fra questo ed il sottostante Monte Solane in un punto assai pittoresco da cui si domina tanto la Valpolicella che la vallata dell’Adige con la lontana conca del Garda, la chiesa vecchia di Cavalo rivela la sua epoca d’origine, il XIII secolo. Delle bifore superiori rimane solo quella a nord, essendo state le altre trasformate in aperture centinate. Il corpo della chiesa fu ridotto nella forma presente probabilmente nel XV secolo, quando si ebbe un rialzamento con aggiunta di cappelle laterali e un prolungamento dell’abside ad oriente.

© breonio

A Cavalo ci colleghiamo con la strada proveniente (dal basso) da Fumane-Mazzurega e lungh’essa, verso sinistra, saliamo alla volta di Breonio. Dopo Cavalo due tornanti (al secondo si lascia a destra la deviazione per Veràgo) ed i successivi rettilinei ci impongono di “spingere” un po’ sui pedali ma, in compenso, il panorama si allarga sempre più, alla nostra destra, su tutta l’alta Valpolicella e gran parte della Lessinia fino alle lontane vette del Gruppo della Carega, mentre alla nostra sinistra chiude l’orizzonte il Monte Pastello. Dopo due brevi tornanti si sfiora il Forte Masua e quindi, dopo un lungo rettilineo, si tocca Paroletto ed infine Breonio, il silenzioso paese dalle quattro chiese adagiato alle pendici settentrionali del Monte Pastelletto.

Il toponimo Breonio viene fatto derivare da Breuni, nome di un’antica popolazione alpina insediatasi attorno al Passo del Brennero. Le prime testimonianze documentate intorno a questo pese risalgono al 920 quando Berengario conferma il feudo al precedente proprietario. Nel 1200 esso passa al monastero di San Zeno ed i documenti dell’epoca parlano di Breonio come di “un feudo assai vasto in quanto comprendente oltre a campi e prati anche castagneti, vigneti ed oliveti”. Segno certo, dunque, che il territorio si estendeva sin nei pressi della pianura. Tra il 1400 ed il 1500 divenne feudatario Guido Antonio Maffei. In questo periodo Breonio raggiunge l’acme del proprio splendore: viene infatti restaurata la Chiesa di S. Marziale (1493) il cui interno viene affrescato da celebri pittori (1510-1513), e viene costruita la Chiesa detta allora di “San Duane” oggi conosciuta come San Giovanni in Loffa, chiesa in cui lo stesso Maffei volle essere sepolto. Ma Breonio annovera altre due chiese: quella di San Marziale (nuova), costruita tra il 1758 ed il 1835 ma divenuta inagibile (sulla strada proveniente da Molina), e quella di San Marziale in S. M. Regina (moderna ma impreziosita all’interno da alcuni dipinti di notevole valore artistico). E’ possibile oggi visitare la Chiesa di San Marziale vecchia (quella cioè nel centro dei paese) chiedendo le chiavi al parroco, presso la Canonica di S. M. Regina. Quest’ultima chiesa, invece, che come abbiamo detto custodisce numerose opere pittoriche della scuola veronese è sempre aperta (chiedere eventualmente al Parroco di accendere le luci della sala per una migliore visione delle tele).

A Breonio ha inizio finalmente la strada del ritorno, tutta in discesa (indicazioni per Molina-Fumane- Verona) e che, dopo aver costeggiato la diroccata Chiesa di San Marziale, raggiunge Gorgusello e quindi (tornanti) Molina, paese assai conosciuto sia per la bellezza dell’edilizia rustica locale sia per la presenza, sul fondovalle, del Parco delle Cascate di Molina. Da Molina si riprende a scendere lungo la ripida costa del monte, si effettuano numerosi tornanti (a destra deviazione per Manune) e quindi si raggiunge in fondovalle in località Molino del Cao dove, sulla sinistra, si apre la stretta e suggestiva Valsorda che potremo visitare nella sua parte iniziale, senz’altro la più interessante, con un’escursione (a piedi) di circa mezz’ora fra andata e ritorno. Da Molino del Cao la strada prosegue sempre in discesa ma senza tornanti, anche se piuttosto stretta e pericolosa (attenzione!); al suo termine si è a Fumane (10 km). Da Fumane si prosegue diritti alla volta di San Pietro in Cariano e, al bivio, si gira a destra per Sant’Ambrogio che raggiungeremo dopo circa quattro chilometri di strada piuttosto trafficata (“Strada della Valpolicella”) ma che potremo eventualmente in parte evitare girando a destra, dopo Bure e dopo la deviazione per Gargagnago, prendendo la strada interna per Sant’Ambrogio che passa in località Corgnàn e che termina proprio nei pressi della chiesa del paese da cui avevamo iniziato il nostro itinerario (39 km circa complessivi).

© san-pietro-in-cariano