Roberto Calvigioni, Segretario generale di Greenaccord

La comunicazione e le strategie necessarie per presentare correttamente il tema-montagna sono al centro degli interventi della seconda giornata di lavori del IX Forum Greenaccord dell’Informazione cattolica per la Salvaguardia del Creato. Per evitare e superare la “retorica di Heidi”

 La montagna non è solo turismo e catastrofi naturali. È piuttosto un coacervo di tradizioni, problemi, opportunità e caratteristiche peculiari da conoscere, approfondire, rispettare. Che però è spesso sottovalutato dai media. L’opposizione contro quella che alcuni definiscono “la retorica di Heidi” accomuna gli interventi ospitati questa mattina nella seconda giornata di lavori del IX Forum dell’Informazione cattolica per la Salvaguardia del Creato, organizzato a Trento da Greenaccord Onlus, in collaborazione con UCSI (Unione cattolica Stampa Italiana) e FISC (Federazione italiana Settimanali Cattolici) e in partenariato con la Provincia autonoma e l’Arcidiocesi di Trento. Una giornata interamente dedicata alle strategie necessarie per trasmettere un’immagine corretta e completa dell’ambiente montano e delle sue comunità, senza la quale è impossibile valorizzare e difendere territori cruciali per il futuro sociale, ambientale ed economico del nostro Paese. 

“Chi vive in montagna – spiega lo storico Franco De Battaglia – percepisce perfettamente come la comunicazione, soprattutto quella dei quotidiani e delle tv, sia spesso superficiale, interessata a questi territori solo quando avviene una frana, un’inondazione o un incidente a qualche alpinista o sciatore. Faticano invece a trasmettere il sottofondo di vita, lavoro, alternative concrete allo stile di vita delle grandi città. Un’alternativa possibile perché la montagna vede l’incontro tra il Creato e la spiritualità”.

“Ecco perché questo Forum dell’Informazione cattolica è una ghiotta occasione”, aggiunge Fabio Scalet, dirigente generale del Dipartimento Affari istituzionali e legislativi della Provincia Autonoma di Trento. “Permette infatti di mettere in contatto decine di giornalisti con il tessuto più vero dell’ambiente montano, permettendo di approfondire i suoi problemi, le sue sfide, le opportunità che esso offre. Anche dal punto di vista gestionale, si è creata una situazione per la quale la montagna è organizzata in una miriade di entità giuridiche. Le configurazioni istituzionali e giuridiche sono abbastanza sconosciute persino dallo Stato o dall’Unione europea, che spesso ignorano che la produzione di regole adatte al resto dei territori difficilmente si adattano ai contesti montani.

“I giornalisti – osserva invece il sociologo Nadio Delai – possono giocare due ruoli. O essere l’eco di un ciclo comunicativo vecchio e arretrato oppure fare da voce e orientamento per un nuovo ciclo che nasce e che ha bisogno di voci che sappiano cogliere i segnali di innovazione e proporre nuovi punti di vista, che magari potrebbero anche aiutare a superare l’attuale fase di crisi economica e sociale. Nel comunicare la montagna vanno superati tre concezioni. La prima disegna la montagna come mito facile, secondo la quale si può scalare l’Everest senza problemi, magari solo per dire ‘ci sono stato’. Una seconda descrive la montagna come prodotto indistinto, nel quale si può fare quello che si fa anche al mare, in campagna o in città (wellness, palestra, discoteche) e non rispetta invece le sue specificità. La terza riguarda la comunicazione, che per troppo tempo si è pensato di poter fare solo battendo le dita su una tastiera. Occorre invece tornare a muovere le gambe e scoprire i luoghi e le vicende che si descrivono, spesso senza averle toccate con mano. Un errore da evitare, soprattutto quando si parla di realtà particolari come quelle montane”.

Un po’ meglio va se l’attenzione si sposta su altri media. La settima arte, ad esempio, riesce, anche grazie al potere evocativo delle immagini, a raccontare i territori montani e le loro comunità in modo più approfondito e meno banale. Merito anche di eventi come il Film Festival della Montagna, che proprio a Trento è organizzato da ormai sessant’anni. “La valorizzazione della montagna aumenta se ci sono film che stimolano a guardare la realtà con occhi completamente diversi da quelli romantici proposti finora” spiega Gianluigi Bozza, rappresentante del Film Festival della Montagna. “È finalmente finita anche l’idea che la montagna sia un ambiente a conquistare. Spesso nei film si descriveva la vetta come qualcosa da ‘conquistare’. Una parola che trasmetteva uno spirito urbano e borghese che affrontava la montagna con un atteggiamento di disinteresse per le sue specificità che invece devono incutere rispetto, come sanno le popolazioni che quei luoghi li vivono davvero”.

Parole condivise da Davide Sapienza, esperto di musica e scrittore, fortemente impegnato nella promozione dei diritti della natura (stasera sarà tra i vincitori del Premio Giornalistico “Sentinella del Creato”) che ha fatto anni fa la scelta di trasferirsi a vivere in montagna. “Una scelta che ho fatto – racconta – per conoscere persone che avevano una storia differente, che avevano storie da raccontare, testimoni di una biodiversità che io non conoscevo. Solo così ho potuto capire quali sono le radici vere della montagna. Abbiamo un deficit di legame con la natura. Dovremmo promuovere un cambiamento culturale. Se io non avessi avuto la montagna, non avrei trovato la mia voce di scrittore”.

I lavori del del IX Forum dell’informazione cattolica per la Salvaguardia del Creato si concluderanno domani con l’ultima sessione, dedicata interamente al racconto di esperienze virtuose che dimostrano come l’ambiente montano sia uno straordinario contesto in cui installare attività produttive rispettose delle sue specificità ma in grado di assicurare un futuro roseo alle popolazioni locali. Gli interventi potranno essere seguiti in diretta streaming sul sito www.greenaccord.org. Sullo stesso sito è disponibile il programma completo dei relatori e delle relazioni presentate al pubblico.