CIVITA DI BAGNOREGIO – E’ nata la prima casa pubblica di Airbnb: spazi dal sapore domestico in cui si dà importanza alla convivialità e al dialogo non solo tra le persone ma tra loro e lo spirito del luogo in cui si trovano. Airbnb ha scelto Civita per far partire un innovativo progetto pilota che si svilupperà in futuro anche in altri particolari luoghi del Belpaese: creare case d’artista, pubbliche, per contribuire alla valorizzazione ed allo sviluppo del territorio.

La formula è davvero straordinaria e, a Civita di Bagnoregio ha messo insieme un palazzo comunale abbandonato, un sindaco illuminato, la piattaforma Airbnb, uno studio di design di Milano che ha accettato di affrontare la sfida e aziende che hanno concesso a prezzi agevolati pezzi importanti di arredamento. Il risultato è la prima casa pubblica Airbnb d’Italia con tanto di ristrutturazione “d’artista”. Ed è la prima di una lunga serie, annuncia la piattaforma che ha cambiato il modo di viaggiare di milioni di persone e che ora si lancia ora in progetti di forte valenza socio culturale, sempre dedicati ai viaggiatori alla ricerca di esperienze autentiche.

Numerosi i pezzi di design combinati magistralmente fra loro: l’azienda Kvadrat ha fornito tutti i tessuti per cuscini e i rivestimenti su misura di divani e tende; da Bitossi i prodotti da cucina e da tavola; da Mariotti Fulget  azienda produttrice di lastread altissima resistenza in conglomerato di cemento e granulati di marmi  le fornitura di piano del tavolo in graniglia; Servomuto ha provveduto alla lampada in giardino ed Eligo, infine, ha dato una tripolina, due oliere e due caraffe. Anche l’azienda Cassina è presente con alcuni dei pezzi che hanno segnato la storia del design e dell’architettura: è prevista all’ interno della cucina l’inserimento di un modello della poltrona Cassina Utrecht,  disegnata dal celebre architetto olandese Gerrit Thomas Rietveld nel 1935.

E ancora, sarà presente un modello della poltrona Cassina Lady, disegnata da Marco Zanuso nel 1951, vincitrice nello stesso anno, della medaglia d’oro alla IX Triennale di Milano ed  infine, la spartana seduta Tabouret Cabanon in massello di castagno, disegnato nel 1952 per il Cabanon, un capanno costruito da Le Corbusier in Costa Azzurra, dove tutti gli arredi mobili sono concepiti come scatole. 

Gli artisti che hanno accettato la sfida sono Alberto Artesani e Frederik De Wachter, fondatori di DWA, uno studio di design che dal 2005 lavora per cercare soluzioni semplici, forme e materiali per numerose aziende del settore del lusso, della moda e del design. Il primo sindaco host di Italia è Francesco Bigiotti, che si è preso carico di ristrutturare una delle case del Comune per fittarla tramite Airbnb: una delle tante iniziative per sviluppare il turismo sostenibile e salvare la sua Civita da un destino incerto. Questo il link al quale è possibile prenotare.

Intervista a Francesco Simeti, artista italiano che vive a New York, scelto da Airbnb e dalla curatrice Federica Sala per creare un’installazione artistica specificamente pensata per la residenza, come simbolo del patrimonio culturale del borgo. L’opera è un arazzo intitolato “Plunged into Gullies, Entangled in Orchids” ed ispirato dal Rinascimento e dalle orchidee che crescono spontaneamente a Civita (riprodotte anche nelle sculture di bronzo disposte sia all’interno che all’esterno della casa come decorazione).

Qual è stata la tua prima impressione arrivando a Civita di Bagnoregio?
Un luogo archetipico, contemporaneamente familiare e misterioso. Arrivato un venerdì di novembre battuto dalla pioggia e sferzato da un vento freddo, Civita mi è sembrata abbastanza tetra se non lugubre, ripartito due giorni dopo in una splendida giornata che sembrava primaverile la sensazione è stata esattamente opposta, accogliente e rasserenante.

Qual è il rapporto tra la presenza della natura e l’intervento dell’uomo nel paesaggio?
Civita si erge al di sopra di una vallata che sembra rimanere per lo più inalterata dall’operareumano. Un’isola la cui superficie è stata interamente sfruttata dall’operare umano che fluttua nel“vuoto”. Questa sensazione è particolarmente chiara quando si percorre il ponte la notte e il borgo illuminato galleggia nel buio circostante più assoluto.

Come si pone il tuo lavoro nei confronti dei grandi maestri del Rinascimento italiano cui parte dell’opera s’ispira?
Una costante del mio lavoro è sempre stata la stratificazione e la sedimentazione di immagini provenienti da diverse epoche storiche e diverse zone geografiche. Ho avuto il mio primo confronto con il Rinascimento italiano durante la realizzazione di Scene di Disordine e Confusione, una video animazione che raccontava il viaggio dei pellegrini medievali nel paesaggio italiano attraverso frammenti di dipinti dell’epoca. In quell’occasione ero rimasto perplesso davanti alle forme improbabili di alcune colline, che a me risultavano del tutto sconosciute e che pure ritornavano consistentemente nel lavoro di diversi autori, quasi a prova della loro reale esistenza in natura. Ed è qui a Civita che ho trovato la conferma dell’esistenza in natura di quelle forme, con la scoperta dei Calanchi. 

Come vedi la dicotomia tra la solitudine serale del luogo e la moltitudine turistica delle giornate? 
Forse l’aspetto più disarmante dell’esperienza a Civita. Luogo dove ritirarsi per raccogliere le idee e alimentare nuovi progetti, in momenti di intimità quasi monastica alternati a occasioni incui si devono necessariamente innalzare delle barricate per arginare il flusso dei turisti e trovare una diversa relazione con l’esterno. Ma nei momenti di particolare affollamento, come i weekend, è sicuramente possibile trovare rifugio nelle escursioni naturali o culturali.   

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