Il massimo della libidine è trovare prodotti di nicchia, poco conosciuti e molto buoni.

Trovare chi si fa la birra in casa è sempre più raro, trovare l’amico che ti presenta una bottiglia di sua produzione è veramente come trovare “un tesoro”, se poi questo amico fa gli esperimenti, utilizzando ingredienti desueti, è molto più di un tesoro… a meno che non sia un potenziale serial killer e l’assaggio si trasformi in un dramma! Scherzi a parte, Alessandro (uno che ormai ha trasformato la cucina di casa sua in un laboratorio artigianale per la produzione di tutto ciò che è edibile&bevibile) ha prodotto una birra con la barbera come ingrediente, di seguito il racconto di sua… penna:

“Non sono mai stato un granchè come Homebrewer, probabilmente perchè ho sempre sottovalutato la cosa: fino ad un anno fa circa, la mia “birromania” si riduceva a qualche sporadico esperimento, tentato più o meno con successo.

Ad un certo punto ecco che ri-spunta la “scimmia”…TAC!…ed  ho deciso di ri-cominciare a produrre birra con maggior costanza e dedizione. Questo però è uno dei pochi casi in cui ho ben presente quando è successo…tutto è incominciato una sera, durante una “festa” di fine corso…e il corso era di pasticceria…

Del corso in questione abbiamo un bellissimo ricordo: un maestro pasticcere fantastico ed un gruppo di pasticceri in erba piuttosto affiatati.
Fatto sta che, dopo aver fatto per tutta la sera cannoli, tartine, crackers vari e prodotti da forno dolci e salati di vario genere, per festeggiare la fine dei corso abbiamo organizzato un rinfresco ,al quale abbiamo naturalmente contribuito portando qualcosa con cui brindare (e non solo) e, tra i vari spumanti e vini, spiccava un bel Magnum con una etichetta simpatica che riportava la scritta “Bèlalingèra”.
Dopo aver fatto “il botto” abbiamo scoperto con piacere che si trattava di una bella birra ambrata, ovviamente fatta in casa, che si è dimostrata essere veramente buona!
Aneddoto a parte, quella sera tornammo a casa dispiaciuti per la fine del corso, ma contenti per aver appreso molte cose e conosciuto persone simpatiche (alcuni folli quanto noi)…e…stimolati dall’idea di ricominciare a produrre la nostra birra casalinga, un po’ più seriamente di prima.

Il tempo è passato, i litri di birra sono aumentati (divisi tra noi, amici e parenti), la soddisfazione è cresciuta, sia in termini di qualità che in termini di risparmio.
Per carità! Non che noi si abbia la pretesa di competere con le blasonate (e buone) birre artigianali della zona, ma almeno la soddisfazione di produrre qualcosa di decente e poco costoso, rispetto a quanto si può reperire in giro, beh…quella ce la togliamo eccome!

…E poi, una sera, Cinzia mi fa leggere un bell’articolo, inconsapevole (o forse ben conscia…) del fatto che sarebbe stato il giusto input per l’ennesima follia casalinga.
Nell’articolo, si parlava di un birrificio artigianale di Ragusa, il Paul Bricius & Company e dei suoi esperimenti con il Nero d’Avola…

Detto ciò (anzi, LETTO ciò), di lì a poco ci sarebbe stata la vendemmia 2012: qual migliore momento per fare qualche esperimento con della buona (anzi ottima!) Barbera d’Asti, approfittando del mosto del vicino di casa? (a proposito…grazie Massimo!)

La tecnica di preparazione è quella solita con doppio fermentatore ma evito tormentate (e tormentose) spiegazioni (almeno per questa volta), pertanto chiunque fosse interessato ad addentrarsi in questo magico mondo può andare qui, oppure qui, oppure semplicemente digitando su Google le parole magiche “Birra fatta in casa”…qualcosa verrà fuori 🙂
Quanto a me, non sono un “guru”, non mi ricavo da solo i malti e non selezioni lieviti particolari (nè tantomeno arrivo al punto da portarmi a casa i vuoti delle bottiglie di birra a fermentazione naturale che andiamo a sbevazzarci al PUB, per recuperarne i lieviti, come già ho visto fare da qualcuno più folle di me…), quindi per questa preparazione ho utilizzato un malto Coopers, tipo “Sparkling Ale”: la gradazione IBU (in pratica il grado di amarezza) non è particolarmente bassa ma è compensata dall’acidità del mosto d’uva e dal fatto che speravo in una certa “dolcezza” finale.

Veniamo alla ricetta

7 litri mosto
1 kg zucchero (zefiro)
18 litri acqua

4g/l zucchero imbottigliamento

Ho sciolto il malto in acqua bollente, assieme ad 1 kg di zucchero, dopodichè ho aggiunto 18L di acqua più fredda fino a raggiungere la temperatura di 26°C.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA Ho aggiunto 7 litri di mosto pigiato il giorno prima, fornitomi dal mio vicino; a questo punto la temperatura nel fermentatore è scesa a 22° e di conseguenza ho aggiunto il lievito in dotazione.
Una bella mescolata e poi ho lasciato tutto a fermentare per qualche giorno, finchè il densimetro non ha indicato il momento giusto per imbottigliare.
La nostra quasi Barbirra ha prodotto parecchie fecce di fermentazione, di conseguenza 24 ore prima di imbottigliare ho effettuato un travaso, in modo da rendere il mosto più limpido.
Giunto al momento di imbottigliare ho aggiunto 4grammi/litro di zucchero, necessario per la seconda fermentazione in bottiglia. Per far ciò ho spillato un litro di “quasi birra”, ed ho disciolto lo zucchero (zefiro) necessario per la rifermentazione in bottiglia, aggiungendo il tutto nel bidone e mescolando bene.

Ho lasciato riposare 4 ore per far depositare eventuali sedimenti in sospensione, dopodichè ho riempito le mie bottiglie tipo “champagnotte” e le ho tappate con tappo a corona.

Per l’assaggio abbiamo dovuto attendere 90 giorni, tempo durante il quale la nostra Barbirra è stata a riposare in bottiglia.

Considerazioni: la Barbeer presenta spiccati profumi fruttati tipici dell’uva Barbera e che ricordano il vino novello, sensazioni che si percepiscono anche all’inizio ed alla fine dell’assaggio, pur rimanendo prevalente la tipicità del malto luppolato impiegato.

Nata quasi per gioco, così come per gioco è nato il suo nome, ritengo che questa preparazione sia da ripetere, sia in questa forma, sia tentando abbinamenti con altri tipi di malto e/o zuccheri.

Morale? A Settembre la rifaremo…peccato dover aspettare tanto!

Prosit!”

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