Con il festival di Ghantakarna si apre la stagione dei festival induisti e buddisti che segnano il calendario estivo del Nepal

Ogni anno nel giorno di trayodashi (terzo giorno) del mese di Shrawan (il quarto mese del calendario lunare nepalese, anche conosciuto come Saaun, che cade tra la metà di luglio e la metà di agosto del nostro calendario) si festeggia la cacciata del terribile demone Ghantakarna. Secondo la leggenda, Ghantakarna si aggirava nelle campagne terrorizzando i contadini, chiedendo loro soldi e regali e rapendo donne e bambini dai villaggi. Nella tradizione Ghantakarna ha un aspetto spaventoso, con il corpo dipinto di rosso, blu e nero e campanelli appesi alle orecchie (da qui il suo nome Ghanta, che significa campana, e Kana che significa orecchie).

Oggi la sconfitta del demone viene commemorata durante l’annuale festival, che ha luogo in ogni villaggio e città nella valle di Kathmandu, inscenando un rito simbolico che prevede il rogo di un feticcio, un grosso pupazzo di paglia a cui le ragazze appendono effigi fatte a mano che le proteggano dagli spiriti malvagi. L’origine del demone è probabilmente da farsi risalire all’epoca in cui l’estate era caratterizzata da una scarsa disponibilità di acqua e di igiene, fattori che portavano malattie e pro blemi gastrointestinali che la popolazione attribuiva a demoni ed a spiriti malvagi che circolavano liberamente nelle città, in assenza della valorosa dea Durga figura cardine della religione hinduista.Ogni anno le celebrazioni del festival cominciano con una vigorosa pulizia delle case, azione a cui fa seguito la messinscena del rogo per le strade. Per proteggere i bambini dal demone si fanno loro indossare anelli in ferro battuto alle dita delle mani, e ornamenti in oro ed argento a polsi e caviglie. Le donne usano anche decorarsi i palmi con articolati disegni fatti con il mehandi, il nome nepalese che descrive l’hennè. Naturalmente anche in questa occasione non manca l’usanza di bruciare incensi per tenere lontani i fantasmi.

Durante il festival di Ghantakarna, i Newar, la principale etnia che abita la valle di Kathmandu, visitano i templi per pregare in nome della pace e a tavola consumano alcuni piatti tipici della tradizione. Tra tutti vale la pena citare lo squisito Samyabaji una portata composta da numerose preparazioni servite nello stesso piatto che comprende  riso, carne marinata, uova fritte, patate speziate, zenzero, fagioli. Per info:  www.welcomenepal.com

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