La natura morta è il trionfo del colore e della vita (James Ensor a Edgar Picard, 1906) Una cinquantina di dipinti dell’eminente produzione di Ensor in questo ambito, dai primi esempi borghesi alle nature morte “spettrali” degli anni Novanta fino agli esempi eterei e onirici dell’ultimo periodo, fungono da spina dorsale e da riferimento per una panoramica sulla natura morte in Belgio tra il 1830 e il 1930.

In questo secolo, diversi pittori di talento cercano il modo in cui dare nuova linfa a questo genere, ridotto a qualcosa di appariscente e decorativo, privo di vena artistica, sia a livello pittorico che iconografico. Ensor ne illustra al contempo lo sviluppo generale e la sua eccezionale qualità. James Ensor può, a giusto titolo, essere considerato un “game changer”, un innovatore, un importante punto di collegamento tra gli artisti del XIX secolo e i modernisti.

Insieme a contemporanei come Edvard Munch, Claude Monet o Odilon Redon, appartiene alla schiera di artisti dell’avanguardia europea del XIX secolo: la loro opera rappresenta un momento di raccordo nella storia dell’arte europea ed è quindi fondamentale per comprendere meglio la nascita e lo sviluppo del modernismo nel corso del XX secolo. Rose, Rose, Rose à mes yeux. James Ensor e la natura morta in Belgio 1830 – 1930 propone anche e soprattutto una panoramica della tradizione accademica e decorativa del XIX secolo a partire da David De Noter fino a Frans Mortelmans, con numerosi pittori dimenticati, ma di grande talento, che hanno ottenuto un grande successo durante la loro epoca, come Jean Robie e Hubert Bellis. Particolare attenzione è rivolta a pittrici completamente dimenticate come Alice Ronner e Georgette Meunier, nonché alla figura isolata di Henri De Braekeleer.

Segue quindi una selezione di pittori che, già nell’ambito della tradizione accettata del modernismo, si è dedicata alla natura morta, senza tuttavia tradire i canoni del genere, come Louis Thevenet e Albert Saverys. Sono presenti anche alcuni pittori che, proprio come Ensor, attraverso il loro approccio pittorico e la costruzione dell’immagine, creano immagini estremamente individuali e forti, come Léon Spilliaert, Rik Wouters, Gustave Van de Woestyne e Walter Vaes.

La mostra si conclude con artisti che espandono fino quasi a far esplodere lo spazio fisso dell’immagine del “teatro delle cose”: Jean Brusselmans, René Magritte, Marthe Donas e Frits Van den Berghe. La mostra accoglie in comodato opere provenienti, ma non solo, dalla Kunsthalle di Mannheim, dal Museo d’Arte di Basilea, dal Museo Boijmans Van Beuningen di Rotterdam, dal Museo d’Orsay di Parigi, dal Museo di Belle Arti di Gand, dai nostri due partner museali i Musei Reali di Belle Arti del Belgio, a Bruxelles, e il Museo Reale di Belle Arti di Anversa, nonché da numerose istituzioni pubbliche e collezioni private di Paesi Bassi, Francia, Germania, Svizzera, Austria e Monaco. Dominique Savelkoul, direttore del Mu.ZEE sull’importanza della mostra “Quasi trent’anni dopo la mostra Belgische stilleven- & bloemenschilderkunst (Pittura floreale e natura morta del Belgio) 1750 –1914 (ottobre 1994 – gennaio 1995), curata da Norbert Hostyn nell’allora Museo di Belle Arti di Ostenda, il nostro museo torna ad essere il luogo in cui scoprire la natura morta dipinta.

Al tempo stesso, questa mostra permette al visitatore di scoprire opere che propongono la natura morta in modo diverso, che sfidano il genere, sia nella forma che nel contenuto. In questo modo, la mostra, proprio come il catalogo che l’accompagna, evoca artisti il cui nome è stato spesso dimenticato, proprio come le loro opere.

La natura morta era un genere domestico che prosperava nella sfera privata, a cui anche le “artiste”, escluse dall’accademia d’arte e dalla sfera pubblica, si dedicavano anima e corpo, e grazie al quale hanno creato il loro ambiente professionale di artiste, tra cui il Cercle des Femmes Peintres (1888–93). È, quindi, con orgoglio che mettiamo a confronto opere di Berthe Art, Louise De Hem, Georgette Meunier e altre artiste con le nature morte di Ensor e di altri colleghi artisti.

La loro presenza, e in alcuni casi riscoperta, è perfettamente coerente con l’ambizione del Mu.ZEE, incentrata sull’arte belga dal 1880 ad oggi, di promuovere mai come in passato donne che hanno fatto la storia dell’arte. È quindi incoraggiante che per questa mostra il Mu.ZEE possa contare sul generoso sostegno del Fondo Marlein, così come gli Amici del Mu.ZEE possano fare affidamento sul sostegno della Lotteria Nazionale” (dalla prefazione del catalogo Rose, Rose, Rose à mes yeux. James Ensor e la natura morta in Belgio 1830-1930) Scenografia In occasione di Rose, Rose, Rose à mes yeux – James Ensor e la natura morta in Belgio 1830 – 1930, “ultima mostra” in attesa dell’imminente ristrutturazione dell’edificio museale, Kris Coremans e Guy Châtel (ssa/xx – architetti) hanno dato vita a una scenografia speciale, che crea un primo piano per la mostra, relegando dietro le quinte i numerosi incidenti spaziali dell’edificio attuale.

La scenografia mette a confronto l’ex magazzino che ospita il Mu.ZEE con il modello museale del XIX secolo. La struttura in legno grezzo evoca i contorni di un museo classico con una sala centrale e gallerie laterali. Le nature morte vengono esposte sospese su un rivestimento di pioppo setoso.

La struttura in legno più elaborata rimane visibile nei registri superiore e inferiore della struttura muraria. La sala centrale di Ensor forma un santuario, con un rivestimento continuo su tutto il perimetro. Nelle gallerie circostanti, dove è esposta l’applicazione decorativa ottocentesca della natura morta, il rivestimento presenta qui e là qualche interruzione per proporre prospettive e scorci, esaltando la presenza dell’edificio museale esistente come contesto visibile.

La sala dedicata alla messa in discussione e alla problematizzazione modernista del genere “natura morta” si discosta del rettangolo convenzionale con due pareti inclinate. Conduce poi all’Epilogo, dove i dipinti che caratterizzano la dissoluzione del genere vengono esposti su pareti museali bianche (Guy Châtel, 30.11.2023)

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