In una ricca e sonnolente città di provincia viene rilasciato per buona condotta, dopo vent’anni di detenzione, Vincenzo Sabelli, noto alle cronache per un leggendario e misterioso colpo nella principale banca dell’intera provincia. Fuori lo attendono una tuta da giardiniere comunale e i vecchi complici, rimasti impuniti e perfettamente reinseriti nella vita cittadina. Riuscirà Vincenzo Sabelli, in arte il gentleman, a recuperare la sua parte di refurtiva e a realizzare l’ultimo colpo della sua vita? E il suo rivale, il commissario Tretti, dal quale era stato incastrato, riuscirà prima di andare in pensione a sgominare le due bande di slavi e di cinesi che si contendono il territorio? 

Prologo. Il rumore dei passi era come un frastuono. Scivolava via alle sue spalle, senza mai armonizzarsi con il suono metallico prodotto dagli stivali della guardia che lo precedeva e soprattutto con il rimbombo delle sbarre, aperte e richiuse in fondo a ogni corridoio. Stridula l’apertura provocata dalla chiave, agghiacciante la chiusura con una robusta spinta. Si era messo a contare i passi, così, per gioco, con lo sguardo dritto in direzione dell’ennesimo cancello, tanto le pareti erano bianche e immacolate, come se solo lì non fosse giunta la mano dell’uomo a commentare il tempo che passa, inesorabile, eppure lentissimo.

Vent’anni ci aveva passato lì dentro, fortunato per non essere stato costretto a emigrare in un altro penitenziario, ma ormai chi si faceva vent’anni per reati comuni, anzi comunissimi? Furti, per lo più, mai una rapina, mai un’arma in mano, lavori puliti, però quando sei un delinquente abituale dall’età di diciott’anni o giù di lì, le aggravanti fioccano a ogni condanna e la colpa di essere stato a capo di una banda, sia pure di ladri, pesa ancora di più. Specie in provincia. Quindici passi, ma ormai si era dimenticato quanti corridoi avesse percorso.

Erano anni che non riceveva una visita. Non teneva famiglia, come si dice nella mala, solo qualche lontano parente, di quelli che si guardano bene dall’andare a trovare una mela marcia. Le donne con cui era stato si erano ormai sistemate e spesso separate, ma di certo non pensavano a lui. E gli amici, quei pochi che aveva, non erano tipi da entrare in un carcere per diletto. In un mondo sempre più social gli unici a essere tagliati fuori sono i detenuti .

Luca Pallanch ha curato per anni la programmazione del Cinema Trevi, sala d’essai del Centro Sperimentale di Cinematografia-Cineteca Nazionale, presso cui lavora dal 2000. Ha scritto il romanzo I fiori di Early (Armando Siciliano Editore, 2000) e vari libri di cinema, oscillando tra sguardi sul cinema d’autore (Luigi Comencini architetto dei sentimenti; Tagli. Il cinema di Dario Argento; Arpino e il cinema; Non solo Gomorra. Tutto il cinema di Matteo Garrone; Divi & antidivi. Il cinema di Paolo Sorrentino) e fughe nel passato alla ricerca di personaggi singolari (Un “idolo” in controluce: Enzo Battaglia; Se non ricordo male. Frammenti autobiografici di Giulio Questi; Il caso Tretti; Fabio e Mario Garriba, i gemelli terribili del cinema italiano).

 Ha collaborato, con articoli e interviste, a vari quotidiani e riviste di cinema, ed è stato per anni redattore di “Bianco e Nero”, la storica rivista del Csc. Ha curato retrospettive alla Mostra del Cinema di Venezia (La situazione comica, 2010; Orizzonti 1960-1978, 2011) e ai Festival di Roma (Le notti pazze de La dolce vita, 2010; Cinema espanso 1962-1984, 2012; Danze macabre. Il cinema gotico italiano, 2014) e di Torino (Omaggio a Giulio Questi, 2014; Omaggio Augusto Tretti, 2015; Omaggio ai fratelli Garriba, 2016). Ha partecipato (redazione e ricerche storiche) alla serie di 28 documentari I militi ignoti della fede di Pupi Avati, sulle persecuzioni operate dai regimi comunisti nell’Europa dell’Est dal dopoguerra alla caduta del muro di Berlino, trasmessi da Tv2000 nel 2014-2015. 

Ha curato i documentari Il cinema Kriminal di Umberto Lenzi, presentato al Noir Film Festival di Courmayeur 2002, e Fernando Di Leo. Un pugliese a Roma, presentato al Festival del Cinema Europeo di Lecce 2013; ha collaborato alla sceneggiatura del cortometraggio Fernando, l’ultimo poeta rivoluzionario venuto dal Sud di Cosimo Damato Damiano, presentato al Bif&est di Bari 2019; ha scritto soggetto e sceneggiatura del documentario Profondo Argento di Steve Della Casa e Giancarlo Rolandi, presentato alla Festa del Cinema di Roma 2023. Nel 2023 ha scritto, insieme a Domenico Monetti, un libro-intervista ai produttori degli anni d’oro del cinema italiano dal titolo Per i soldi o per la gloria. Storie e leggende dei produttori italiani dal dopoguerra alle tv private (Minimum Fax e Centro Sperimentale di Cinematografia), al quale è stato conferito il Premio Diego Fabbri per il miglior libro cinematografico dell’anno. Da anni lavora a un romanzo storico sulla malavita romana.

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