Lo spettacolo più brillante che Roma ha offerto nei suoi teatri da gennaio ad oggi. In una città che sembra risentire di una certa pesantezza sui palcoscenici, finalmente uno spettacolo che fa ridere di gusto ma in modo intelligente, raccontando una realtà drammatica, quella delle relazioni di coppia oggi, ma in modo talmente fine da farci sentire tutti più leggeri. E non è questo forse lo scopo originario per cui nacque il teatro, la catarsi cioè la trasformazione dei sentimenti dello spettatore, lacliberazione da una situazione o persona danneggiante per il proprio essere oppure, come riteneva Aristotele, dalle passioni che inducono al male dell’anima? Ci riescono benissimo le nostre tre donne, belle oltre che bravissime: Giulia Fiume, Lara Balbo e Francesca Anna Bellucci. Le definirei “catartiche”.

Fasciate nei costumi Mahr che ne esaltano le bellissime forme – aspetto molto funzionale alla storia per indicare che neanche la bellezza salva le donne dagli uomini idioti, anzi – e con le musiche dal vivo di Giacomo Stallone (produzione Società per Attori, Lesibù), le tre amiche dipanano un dialogo esilarante, senza mai un attimo di caduta dell’attenzione da parte degli spettatori in sala.

A cosa serve essere belli se poi dentro non ci entra nessuno è uno spettacolo che regge il palcoscenico e che si colloca nella rassegna EXPO –TEATRO ITALIANO CONTEMPORANEO.  Non perdetelo, è assolutamente da vedere! Sarà in scena fino al 7 marzo al teatro Belli, nel cuore di Trastevere, uno dei teatri più antichi di Roma, retto da oltre 40 anni da Antonio Salines, che nel 69 decise di salvare il teatro e di dedicargli la vita: in quel cumulo di macerie, chiuso da anni e destinato ormai a diventare un ristorante, Salines riuscì a intravedere e sentire l’antica anima del luogo. E fece di tutto per farla tornare a respirare. Se ne prese cura, come si fa con un caro malato, lo restaurò completamente e lo riaprì al pubblico, come teatro Belli, nel gennaio del 1972.

Con la sua direzione artistica, il teatro Belli diventò uno dei teatri “storici” dell’avanguardia teatrale italiana. Sono passati tutti da qui, da Flavio Bucci a Sergio Castellitto, da Roberto Herlitzka a Bruno Cirino, da Mario Scaccia a Dario Fo e tanti altri. Attenzione: nel foyer trovate una lapide commemorativa. E’ un esercizio importante ascoltare i luoghi, ma quando parlano così è ancora più semplice: perché una lapide che parla di Garibaldi? Basta una piccola ricerca con mr Google per scoprirlo: fu su questo palcoscenico che Giuseppe Garibaldi tenne un discorso agli elettori romani!

E’ davvero stato di tutto questo luogo: in sala si sente ancora il profumo della storia passata qui, da quando negli anni ’10 diventò il cinematografo Amor, fino ai bagordi degli anni Cinquanta quando questo sacro luogo fu trasformato in una serie serie di locali notturni bohémiens (tanto che l’ultimo locale fu chiuso per un omicidio avvenuto proprio nell’ingresso).

In questa location così speciale, lo spettacolo scritto da Massimiliano Vado, mette in scena tre profili di donne, tre storiche amiche, alle prese con il tema dei temi: le figure maschili che ruotano attorno alle loro vite. Il sesso è il filo conduttore delle storie delle tre giovani donne: un tema sul quale non si finisce mai di parlare, che in questa rappresentazione viene proposto con leggerezza e ironia, “sublimato” a momento fondamentale della vita nonostante tutte le conseguenze che ne possono derivare. Un’irriverente indagine negli abissi dell’intimo femminile, attraverso una drammaturgia divertente e piena di umorismo. Una commedia di riflessioni e consapevolezze che scandaglia le personalità che si celano dietro certe dinamiche relazionali.

Anna Maria De Luca

COMMENTA