A che cosa serve la letteratura? Essa dice il vero, parla alle nostre vite reali? L’ampia e articolata analisi dell’autore sul tema giunge a una conclusione non così scontata: sotto la maschera della finzione letteraria troviamo l’individuo – particolare e universale – che ci connette con un significato veramente umano. Quest’ultimo ha sovente un gusto amaro: mai c’è stato mezzo più sincero della letteratura per puntare una luce sopra il male di vivere della nostra specie. Le esistenze di carta, o fra la carta vissute e tramandate ai posteri, emettono un’eco, un suono così vicino a quello che produce il nostro cuore da permetterci di ritrovare in esse noi stessi, e le risposte a molte nostre domande.

«Echi? Specchi? O forse solo ponti aerei, pronti a ricongiungerci miracolosamente ad altri noi stessi?», ecco quel che ipotizza, o che per meglio dire si e ci chiede Giorgio Podestà nella riflessione finale di questo libro agile e sinuoso, un saggio che per quanto piccolo contiene note tutt’altro che marginali, portando il lettore – forse senza volerlo, ma più probabilmente sì – ad accendere una luce sul grande merito dell’opera stessa: la funzione della Letteratura. La forma è breve, i ritratti vantano una manciata o poco più di pennellate, gli scrittori, gli intellettuali, le personalità che prendono forma all’interno del testo sono gigantesche eppure tratteggiate nella loro essenzialità – tecnica, questa, che serve a instaurare lampi di identità, connessioni subitanee tra spettacolo e spettatore, per così dire. Insomma, un collegamento quasi inconscio ma immediato, e per questo più autentico, fra lettore e autore, fra arte e pubblico. […] E il bello è che Podestà ci rende partecipi di un universo ampio ma selezionato, fregandosene dei canoni: accompagna il lettore in un viaggio fatto anche di scrittricie scrittori dimenticati dal grande pubblico, o addirittura quasi sconosciuti (Gianna Manzini, Fernanda Romagnoli, Robert de Montesquiou).

Tutti “malati di più”, tutti alle prese con un qualche insondabile mistero, tutti alla ricerca di un modo – quello letterario – per sfuggire al male senza perderlo di vista, poiché è lì – lo sappiamo – che si annida una parte fondamentale del perché siamo vivi. A compiere questo percorso negli inferi del sentimento è una persona, un essere tanto umano quanto lo siamo tutti noi, qualcuno che ha deciso che la Letteratura poteva fare luce sulla tragicità del tutto. Qualcuno grazie alla cui storia – e Podestà lo sa bene – noi spettatori possiamo ricongiungerci con gli altri e dunque con noi stessi. (dalla prefazione di Giulia Ciarapica, Note a margine sul senso della letteratura).

GIORGIO PODESTÀ, nato in Emilia, si occupa di moda, traduzioni e interpretariato. Dopo la laurea in Lettere Moderne e un diploma presso un istituto di moda e design, ha intrapreso la carriera di fashion blogger, interprete simultaneo e traduttore. Appassionato di letteratura italiana, inglese e americana del secolo scorso, ha sempre scritto poesie, annotandole su quadernini che conserva gelosamente. Con Graphe.it ha pubblicato la raccolta di poesie E fu il giorno in cui abbaiarono rose al tuo sguardo (prefazione di Luisa Sparavier, 2019) e il saggio Breve storia dei capelli rossi (2020).

Prefazione di  Giulia Ciarapica

Pagine 108, prezzo 12,90 euro in libreria dal 26 aprile

Graphe.it Edizioni

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