Conosciamo tutti Soave, Borghetto sul Mincio, San Giorgio di Valpolicella (detto anche ‘Ingannapoltron’ ovvero ‘inganna il pigro’ – questo lo sapevate?), ma cosa succede se ci allontaniamo dai soliti noti per esplorare la vasta provincia di Verona alla ricerca di piccoli borghi charmant? Rimarremmo piacevolmente stupiti della ricchezza di questo territorio, che nasconde piccole gemme dalla Pianura dei Dogi alla Valpolicella, dalla Lessinia al Garda veronese.

Verona, maggio 2024 – Quella del 2024 è una primavera timida, che non lascia ancora ascoltare appieno tutta la sua illuminante musica di colori e profumi, ma nella quale ritroviamo comunque sprazzi di sereno, che qua e là fanno capolino ad allietare le giornate. Del resto, magio fresco e ventoso fa l’anno frutuoso! Tempo di arrivi e partenze ma, soprattutto, di progetti piccoli e grandi per i viaggi vicini e lontani che verranno.

La grande provincia di Verona è costellata ovunque da piccoli borghi che proprio in questo periodo, tra alberi in fiore e prati in pieno rigoglio, mostrano il proprio profilo migliore. Quale altro momento permette di vivere in maniera altrettanto indimenticabile un break veronese dalla quotidianità?

Il consiglio, quest’anno, è quello di andare alla ricerca delle piccole gemme che impreziosiscono questo territorio, al di fuori delle rotte più frequentate e lasciandosi guidare, piuttosto, da mappe disegnate dal suono del dialetto, dal modo appena percettibile in cui varia di località in località, tra le colline dell’Est-veronese e le alture della Lessinia e della Valpolicella, tra il lago di Garda e la Pianura dei Dogi.

I (non così) piccoli borghi del veronese

La ricchezza di questa terra si nasconde dove gli occhi dei più non vanno a guardare: piace a tutti sorseggiare un buon calice di Soave, ma molti non sanno che, secondo un’intrigante leggenda, il nome sarebbe stato dato a questo vino, nonché alla cittadina, nientemeno che da Dante, nel periodo in cui era ospite di Cangrande della Scala. E ancora: a tutti piacciono l’Amarone, il Recioto e gli altri vini di questa terra, ma non tutti sanno che la frazione San Giorgio di Valpolicella, dominata da una delle più belle pievi longobarde e da una vista che da qui arriva fino al lago di Garda, viene anche detta San Giorgio Ingannapoltron: non certo perché qui i pigri vengano ingannati, ma semplicemente perché nel Medioevo al toponimo San Giorgio In Ganna è stata aggiunta, scherzosamente, la parola poltron, e… suona talmente bene che ancora oggi questo nomignolo le resta appiccicato!

È piena, la provincia di Verona, di storie come queste, che intrecciano i nomi dei luoghi alla storia umana che tra le loro strade viene scritta. È un vezzo di chi viene da città più o meno grandi, quello di definirli piccoli borghi. Proviamo a misurarli, per una volta, non per superficie, ma per intensità: intensità di vissuti e di storie, impressi sulle pietre delle strade e delle case. E succede allora che questi borghi diventano grandi, grandissimi, e viene da chiedersi perché non li si conoscesse prima. Poco male, non è mai troppo tardi. Andremo a scoprirli insieme!

Molina: un borgo dell’acqua in Valpolicella

Se il nome vi dice già qualcosa, siete sulla strada giusta: a Molina, dell’abbondanza di acqua di queste terre, hanno saputo da sempre fare buon uso. Nel Medioevo, infatti, sono documentati in questa affascinante località di pietra bianca, ben 18 mulini, di cui oggi resta a fare da testimone Il Mulin de Lorenzo, recentemente ristrutturato, dove grazie all’acqua si effettuavano la macinazione dei cereali e la follatura della lana, e il l Molin dei Veriaghi: unico mulino originale ancora in funzione in Valpolicella.

Il piccolo borgo è interessante per essere forse uno dei più belli esempi di architettura in pietra della Lessinia.

Al 1879 risale l’istituzione di una Malga comunitaria, dove ogni socio al mattino portava il latte delle proprie mucche per poterlo lavorare in due ambienti: il logo del fogo (luogo del fuoco), dove veniva prodotto il formaggio e il logo del late (luogo del latte), il deposito del latte appena munto.

Ma il luogo in cui a Molina si percepisce meglio la forza dell’acqua è, senza dubbio, il Parco delle Cascate, un’area naturalistica di circa otto ettari che, oltre a essere da vedere, è anche da ascoltare: dal rilassante gorgoglio del ruscello alla furia dirompente di rapide che hanno tutte un nome (la Cascata Verde, la Cascata del Pozzo dell’Orso, la Cascata del Marmittone, la Cascata Polverosa etc.) che echeggia all’unisono con l’acqua.

A Giazza, tra Lessinia ed est veronese, alla scoperta dei Cimbri

“Bèar khüt de baarot, màchatzich hörtan lieban” (Chi dice il vero si fa sempre amare), proverbio Cimbro

Non si conoscono con certezza le origini del popolo dei cimbri e le circostanze in cui questi sono arrivati in Lessinia: stando però alla loro lingua, un dialetto tedesco-bavarese tra le 12 minoranze linguistiche riconosciute oggi in Italia, i cimbri dovevano provenire dal Sud della Germania. Tante però sono le tracce lasciate nei secoli all’interno dei tredici comuni veronesi in cui è storicamente attestata la lingua cimbra, dalle colonne votive al culto di San Lorenzo di Limoges (altro tratto in comune tra cimbri e bavaresi), fino alla buona cucina su cui regnano i Bigoli Cimbri.

Di questi tredici comuni, tuttavia, soltanto a Giazza l’uso della lingua è arrivato fino a noi: oltre alle tante iniziative di salvaguardia linguistica, questa frazione ospita anche un Museo dei Cimbri, dove è possibile fare un viaggio nel tempo alla scoperta di questo popolo.

Campo di Brenzone: abbandono e rinascita tra gli olivi del Garda

Quello di Campo, nel Nord del gardesano veneto, non è esattamente un borgo fantasma: questa piccola località del comune di Brenzone sul Garda, raggiungibile soltanto percorrendo le antiche mulattiere, è infatti oggi abitata da appena due famiglie. La memoria di chi, però, tra le sue pietre medievali e i suoi oliveti è stato bambino ed è cresciuto, ha dato vita nel 2006 alla Fondazione Campo, che si è posta l’obiettivo di far rivivere il borgo grazie ad un progetto di ripristino delle abitazioni e l’apertura di laboratori tradizionali della civiltà contadina baldense.

I ciottoli che disegnano le arterie di questo villaggio semi-deserto nascondono uno scrigno d’arte di immenso valore: la chiesetta di San Pietro in Vincoli, di cui si hanno testimonianze scritte da più di mille anni! L’abside del tempio riporta la datazione della ricchissima decorazione a fresco che contraddistingue gli interni l’edificio, nonché la firma dell’autore: si tratta di Giorgio da Riva, che ultimò il ciclo, dominato dal Cristo Pantocratore in mandorla del catino absidale, nel 1358. La vista sul lago di Garda, da qui, è forse tra le più affascinanti di tutta la sponda veneta: siamo ai piedi del Monte Baldo e qui il verde degli olivi (fun fact: quelli del Garda sono i più settentrionali al mondo!) si interrompe soltanto nel blu del più grande specchio d’acqua dolce del nostro paese.

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