Di Settimio Marcelli edito da Armando Editore. Pagine 214, prezzo 16 euro

Chi l’ha detto che mentre stai per morire ti passa tutta la vita davanti agli occhi in un momento? Non è così, è lei, la morte, che ti tiene in sospeso per farsela raccontare da te la tua vita. Almeno questo crede ZeroSei, il protagonista della storia, nel momento in cui vede che gli stanno puntando contro una pistola e sono sul punto di premere il grilletto. Chissà se è proprio così. Forse sta sognando. Oppure gli hanno già sparato ed è in coma in un letto d’ospedale. Non importa. Intanto ingaggia un corpo a corpo con la morte, che lo conosce bene.

Non è la prima volta che ZeroSei si mette nei guai. Per questo lei gli si presenta in forme familiari. Perché la morte non è lo scheletro con la falce in mano. Tutt’altro. Lei assume l’aspetto dei nostri pensieri, dei nostri desideri. Così ZeroSei racconta la sua vita, da bambino cresciuto in un quartiere popolare di Roma ad attivista politico negli anni Settanta, poi, con la fine delle illusioni, spaccia droga, sfrutta la prostituzione, organizza truffe e imbrogli. Anche se non in questo ordine. Perché deve stare attento a non annoiare la morte, altrimenti le cose possono mettersi male.

Era maggio. Non un maggio come gli altri. Il Maggio. Facevo le medie. Succedevano tante cose. Che non capivo. A parte una. Che gli studenti facevano casino. Che noi eravamo più scemi degli altri? Dovevamo organizzarlo anche noi uno sciopero. Di quelli belli tosti. Come si fa? Ma sì, l’ho visto alla tv. Che ci vuole? La mattina presto mi alzo, esco di corsa e comincio a passare nelle case degli amici. Li raduno. Glielo spiego. È facile. Ci mettiamo davanti al portone della scuola e non facciamo passare nessuno. Poi entriamo tutti di corsa urlando qualcosa, non ho capito bene, abbasso, evviva, quello che volete, e andiamo tutti in palestra. Gli altri mi chiedono cosa facciamo quando siamo lì. Che ne so? Rispondo io. Qualcosa ci inventiamo. Perfetto. Ci dividiamo per andare ad avvertire gli altri. Non tutti sono d’accordo. Sembra che il piano stia per fallire. Mi viene un’idea. Che diamine, questo capoccione serve pure a qualcosa! È semplice. Coinvolgiamo le femmine. Così ci mischiamo. Perché allora c’erano le classi dei maschi e quelle delle femmine. Rigorosamente divise. Ci facevano fare anche la ricreazione in due cortili differenti. Come le avvertiamo le femmine? Già, come si fa? Se è per questo già lo sanno, dice uno che ha la sorella in terza. Verranno, vedrai che verranno. Urla d’entusiasmo, corse, appostamenti. Prima che suoni la campanella siamo lì, davanti al portone. Come si chiama questa cosa qui? Picchetto, si chiama picchetto, quante volte ve lo devo dire? Però di ragazze non se ne vede neanche una. Qui fallisce la rivoluzione. Invece arrivano. Cantano tenendosi sottobraccio. Tutte in tiro. Hanno tardato per farsi belle. Perché chi l’ha detto che la rivoluzione non è un pranzo di gala? Entrano anche loro nei picchetti. Urlano più dei maschi.

Settimio Marcelli, nato a Roma nel 1956, è insegnante di Storia e Filosofia. Studioso della comunicazione, ha collaborato a lungo con l’Ufficio Studi della Rai, pubblicando per la Eri-Edizioni Rai volumi come Scripta Volant. Viaggio nel Televideo della Rai (1991) e Il Gran Simpatico. Telematica, Nuovi Media, Multimedialità (1994). Attualmente collabora con la Fondazione Censis; in particolare è tra i responsabili, fin dal 2001, del Rapporto annuale sulla comunicazione in Italia, arrivato nel 2023 alla diciannovesima edizione. Tra le pubblicazioni recenti: La Ragnatela di Babele. Pensieri per l’era digitale (2013) e tre romanzi: Le Rose di Babel (2014), Aziz. Marinaio Metropolitano (2015) e Le Sette Lune di Eloisa (2020).

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