A sentire la storia del museo d’arte contemporanea italiana in Costa Rica e del suo curatoreGregorio Rossi si ha l’impressione che la nascita di questo importante polo culturale fosse scritta nel destino. È una storia di coincidenze, che si mescolano, come in una tela armonica e perfetta, con la professionalità, l’ingegno e soprattutto la passione che quest’uomo ha profuso nelle sue idee. Il Macia deve infatti la sua nascita a una serie di incontri fortuiti e intuizioni.

Gregorio Rossi li illustra con un inconfondibile accento toscano che regala autenticità e vigore alle sue parole. Come quando racconta del suo primo approccio con l’addetto culturale dell’ambasciata della Costa Rica in Italia, nel 2002, in occasione di una celebrazione al Quirinale per ricordare i 500 anni dallo sbarco di Cristoforo Colombo in America, avvenuto proprio in Costa Rica. Questa conoscenza gli è servita da spunto per allestire una prima mostra di artisti macchiaioli a San Josè.

Arte italiana al Macia

 Il caso volle che, alla presentazione della mostra, Gregorio Rossi ricevesse grandi elogi non solo per il valore artistico dell’esposizione, ma anche per la sua concezione dell’arte, intesa come messaggio di pace. Non sapeva, nel divulgare questa sua convinzione, che la Costa Rica è dal 1947 l’unico Paese al mondo a non avere un esercito, proprio per il carattere pacifico della sua diplomazia. Durante la mostra dei macchiaioli, inoltre, avvenne una cosa singolare: «Mi sono arrivati più di 1000 messaggi di visitatori, pittori e autorità – racconta Rossi – che incoraggiavano questa idea della pace. Ne è nato un vero movimento di opinione. Nei messaggi si parlava di Italia come paese dell’arte e da lì mi sono sentito di assecondare questo comune sentire, dando una casa a questa voglia di arte italiana».