Roma, marzo 2021 – La storia del teatro in Giappone ha radici antiche, seppure più recenti di quelle del teatro occidentale e rispetto a questo, ha avuto nei secoli uno sviluppo completamente differente, fatto di sovrapposizioni, di parallelismi, che hanno permesso la convivenza di diversi teatri tradizionali, sino ad oggi e con l’avvento del teatro d’ispirazione occidentale: oggi il teatro in Giappone rispecchia vicende storiche, strutture sociali e politiche e un sistema di trasmissione artistica peculiare al Sol Levante.
Così, oggi nella cosmopolita Tokyo, accanto agli spettacoli delle diverse forme di teatro tradizionale, si può assistere a rappresentazioni di drammaturgia classica e moderna, europea e americana, spesso eseguite dai gruppi internazionali più noti d’avanguardia e non.

Le prime importanti esperienze di spettacolo, di musica, di danza e di canto, che sorgono nel Giappone vengono fatte risalire al dengaku, oggi scomparso e riconoscibile solo attraverso tracce che ne sono rimaste all’interno delle festività popolari in alcune parti del paese. Si trattava di rappresentazioni più che altro musicali (percussioni e flauti) e di danza, che accompagnavano nei villaggi a scopo propiziatorio eventi fondamentali dei riti stagionali legati all’agricoltura.    
Altre forme molto antiche sono il sarugaku, rappresentazioni con elementi di giocoleria, acrobatica e mimica, il gigaku, teatro con maschere, il gagaku, genere più musicale, tutte forme oggi non più praticate ma che sono per alcuni versi, confluiti in quello che oggi conosciamo del teatro tradizionale giapponese: per esempio al sarugaku, molto devono il teatro noh, il kabuki e il bunraku.    

Il bunraku è il tradizionale teatro dei burattini giapponese, con marionette grandi quanto i due terzi di una persona, manovrati da burattinai completamente vestiti di nero, in silenzio. La storia è raccontata da un narratore seduto, che dà la voce ai personaggi attraverso un canto narrativo accompagnato dallo shamisen. La sincronizzazione dei movimenti, della voce narrante e dell’accompagnamento musicale è incredibile, frutto della rara maestria e dell’altissima specializzazione che caratterizza tutte le forme teatrali giapponesi.

Dove assistere a uno spettacolo di bunraku? A Osaka naturalmente, dove il Teatro
Nazionale del Bunraku rimane uno dei migliori per fare questa esperienza (maggiori informazioni: https://www.ntj.jac.go.jp/english.html)

Dalle marionette al monologo: risale al periodo Edo il rakugo, monologo comico. Kimono, ventaglio e fazzoletto sono gli unici ‘strumenti’ utilizzati dal rakugoka per fare divertire il suo pubblico. Anche se non conoscete il giapponese è molto interessante e divertente assistere ana rappresentazione di rakugo negli yose, teatri di varietà, come ad esempio l’Asakusa Engei Hall di Tokyo (maggiori informazioni: https://www.gotokyo.org/it/spot/156/index.html)  

Il kabuki – letteralmente ‘essere fuori dall’ordinario’ – che è una forma di teatro più giovane che risale all’inizio del 1600. Secondo la leggenda questo deriva dalle danze eseguite sulle rive del fiume Kamo a Kyoto.

Inizialmente le attrici erano solo donne, successivamente, come per tutte le forme teatrali tradizionali giapponesi, gli attori dovettero essere solo uomini, anche per le parti femminili, gli onnagata. Si può parlare di kabuki come una sorta di teatro globale, dove a trame più o meno stereotipate si accompagnano danze, canti ed esecuzioni musicali dei tipici strumenti giapponesi.  Dai secoli XVIII e XIX le trame iniziano ad ispirarsi a eventi storici e fatti di cronaca più eclatanti.
Il dramma kabuki, spesso dotato di una prosa divertente, si avvale, già dal XVII secolo, così, sempre più di effetti speciali, come il palcoscenico rotante, botole e montacarichi; oltre a saltimbanchi ed acrobati per evocare le scene di battaglia o le più epocali, tutti escamotage che rendono la narrazione più divertente.
Tokyo, Osaka e Kyoto hanno tutte teatri importanti con fitti cartelloni di spettacoli di kabuki.

Il noh è un genere teatrale sviluppatosi intorno alla fine del XIV secolo.  Elemento fondamentale del noh sono le maschere, che coprono interamente il volto degli attori e hanno il compito di veicolare un’ampia gamma di emozioni. Per questo, la loro realizzazione – che può richiedere fino a un anno – è affidata ad abilissimi artigiani che, con l’uso di strumenti tradizionali, pigmenti minerali e polvere di guscio d’ostrica lavorano e dipingono il legno per conferirgli l’espressività che le contraddistingue. Unisce musica, danza, rappresentazione teatrale: un’arte complessa e perfetta nel suo accordo di parti, tanto da valerle la nomina da parte dell’UNESCO di Patrimonio Immateriale dell’Umanità. Il noh diede vita ad una forma di spettacolo basata per la prima volta sulla specifica relazione tra scena e pubblico.    
È possibile assistere a rappresentazioni di noh in molti luoghi del Giappone, ma per regalare una cornice sofisticata all’altezza di questa esperienza, vi consigliamo di scegliere dai cartelloni dei teatri di Kanazawa.

Oltre i luoghi tradizionali del teatro giapponese, suggeriamo qualche originale esperienza legata alle arti performative, da fare non appena riprenderemo a viaggiare.
Al Suigian di Tokyo è possibile assistere a rappresentazioni teatrali tra cui noh, bunraku e gagaku mentre si degustano deliziosi piatti di cucina giapponese a base di ingredienti freschi e ricercati. Info: https://suigian.jp/en/  
A Kanazawa esiste un museo interamente dedicato al noh presso il quale è possibile indossare il kimono da noh e la relativa maschera. Info: https://www.kanazawa-noh-museum.gr.jp/english/
Passando al kabuki, il Kabuki-za di Tokyo è l’antico teatro sito nel quartiere di Ginza, dove è possibile assistere a spettacoli di questa arte teatrale. Annesso anche un museo che racconta la storia del kabuki e di questo teatro nello specifico. Info: https://www.kabuki-za.co.jp/    
Sempre a Tokyo ma nel quartiere di Ueno, il Tokyo National Museum ospita una rara e preziosa collezione di maschere e vesti da scena del teatro noh appartenenti alla scuola Konparu del XV – XVI secolo.
Info: https://www.tnm.jp/modules/r_free_page/index.php?id=1558&lang=en  

COMMENTA