La collezione di arte moderna del MNAC inizia con l’Esposizione universale del 1888. A partire da quel momento Barcellona che diventa una delle capitali europee più affermate. La mostra si divide in sezioni: l’ascensione dell’artista moderno, il Modernismo, il Novecentismo, l’arte della guerra civile e una sala dedicata all’arte del post guerra.

In queste sale troviamo una vasta gamma di stili del XIX e XX secolo e le opere di Fortuny, Casas, Rusiñol, Gaudí, Jujol, Picasso, Gargallo, Juli González, Torné Esquius e Joan Miró.

Il nuovo allestimento – dopo il rinnovamento del 2014 – propone un nuovo dialogo espositivo critico e articolato che non viene esposto come semplice successione di stili ma che evidenzia tutta la produzione artistica del periodo – scultura e pittura, fotografia, cartellonistica, cinema, architettura e arte decorativa – nel suo contesto sociale, storico e artistico e nelle connessioni internazionali di artisti e movimenti catalani.

Il ritratto borghese era uno dei più sicuri introiti per gli artisti dell’Ottocento che rispondevano all’esigenza della borghesia di aver riconosciuto il proprio status. Una intera sala del MNAC è didicata infatti ai ritratti.

In contrasto all’ élite borghese, l’artista bohemienne si interessa all’oscuro e al primitivo della società, ai bassifondi ed alla miseria. È il caso di Isidre Nonell con i suoi ritratti dei poveri

Le campagne imperialiste delle potenze europee che riducono violentemente a a colonie i Paesi lontani portano in Europa un Oriente fantastico molto diverso dal reale, che nell’ immaginario europeo si trasforma in orientalismo caricato di sogni e diventa uno dei temi più commerciali del nuovo mercato dell’arte
In particolare, diventa oggetto di collezionismo borghese l’ukiyo (pittura della vita che passa e fluttua), una stampa nata nella Scuola pittorica giapponese fiorita tra il XVII e il XIX secolo, cioè fino all’avvento dell’era Meiji che aprì il Giappone agli influssi occidentali.

Il museo continua con una donazione fatta da nel 2018 da Gabriela Casals che apporta un grande valore alla collezione di fotografia del museo: suo padre Joseph Maria Casale I Ariet è uno dei massimi esponenti del Movimento pittorico Catalano del XIX secolo.

Segue la sala dei pittori in plein air che vengono dalla tecnica accademica ma rappresentano un passo intermedio tra l’opera accademica e l’autonomia, soprattutto in relazione alle istanze fugaci come la luce. L’ impressionismo nasce poi da questa circostanze, sia nella pittura che come stile di vita nel sentimento trascendente della libertà dell’arte.

E siamo arrivati così al Modernismo che è l’equivalente barcellonese di movimenti come l’Art Nouveau, la Sezession, lo Jygendstile o il Liberty, tutti i nomi con i quali si intendono la novità, rottura e la gioventù. Movimento filosofico-estetico in linea con i cambiamenti culturali del tempo, il Modernismo nasce dalle enormi trasformazioni della società occidentale durante la fine del XIX secolo e l’inizio del XXIl e si afferma non solo nell’arte ma in tutti i campi della cultura, della vita sociale, della politica e fu determinante nella produzione simbolica del nazionalismo Catalano di fine secolo.

Punto di incontro a Barcellona tra gli esponenti del Modernismo catalano è il locale Els Quatre Gats (“I quattro gatti”) che visse solo sei anni, dal 1897 al 1903 ma fu cruciale. Si trovava nel carrer Montsió al piano terra della Casa Martí, un edificio modernista opera di Josep Puig i Cadafalch ed era frequentato da Santiago Rusiñol, Ramon Casas e Miquel Utrillo che, insieme a Pere Romeu, formavano i cosiddetti Quatre Gats. In altre parole, il locale rappresentava a Barcellona ciò che Le Chat noir rappresentava per Parigi: nel locale vennero realizzate le prime due esposizioni individuali di Picasso, nel febbraio e nel luglio del 1900.

Alla fine della seconda metà del XIX secolo, come reazione alla produzione industrializzate massificata, nasce in tutta Europa un momento di recupero dell’artigianato e cosi artisti e architetti disegnano vetrate e pavimenti insieme ad artigiani di tutti i tipi – ebanisti, fabbri, tappezziere ecc – che incontrarono in questa comune visione il sogno di unire arte e vita. In una città attraversata dalla violenza per la lotta di classe – non dobbiamo dimenticare che questa è l’ epoca della Barcellona operaia conosciuta internazionalmente come la Rosa del Fuego – la casa diventa un rifugio ideale.

Gaudì è la figura più conosciuta del Modernismo ma la mostra spiega come non vada considerato un caso isolato ma cintestualizzato nella sua epoca.

Segue la sala sul simbolismo, movimento culturale sviluppatosi in Francia negli ultimi due decenni del XIX secolo la cui nascita si fa coincidere con la pubblicazione del Manifesto del Simbolismo del poeta Jean Moréas. Tra queste sale non possiamo non alzare gli occhi al cielo per ammirare la bellezza del palazzo

Il museo continua poi con il Novecentismo e le Galeries Laietanes fondate dal mercante Antonio Segura nel 1915 che furono per il Novecentismo punto di ritrovo per artisti ed intellettuali del movimento; in pratica corrispondono al ruolo I quattro gatti ebbero per il Modernismo, ma con il distinguo che mentre i Quattro Gatti erano uno spazio aperto alla fluidità della vita moderna, qui siamo nella Gran Via de les Corts Catalanes , 613, in una cantina decorata da Xavier Nogués con murales a tempera  con accattivanti figure di ubriaconi, leggende e iscrizioni.

La reazione di fine secolo contro i Modernisti accusati di irrazionalità e mancanza di struttura si traduce, da una parte, con il ritorno al classicismo; dall’ altra, con distinte Avanguardie che criticano il ruolo dell’arte in una società in cui prestigio borghese viene messo in discussione dalle guerre e dalle rivoluzioni che hanno luogo non più nelle lontane colonie ma nel cuore dell’ Europa. Dopo la prima guerra mondiale il tema di ritorno all’ordine provoca una nuova reazione che nasce spesso nel seno delle Avanguardie stesse e contro le tendenze più astratte si rivendica il ritorno al realismo.

Nel 1930 l’arte moderna che impregna tutta la soscietà nell’art déco, o lirismo contemporaneo, viene considerata banale dai Surrealisti che si ribellano rivendicando un ritorno ad un’arte autentica che trovi la sua essenza non nella logica della vita moderna ma nel primitivo, nel subconscio e nel sogno.

Il golpe del generale Franco nel 1936 scatena una guerra civile che finirà nel ’39 con la vittoria dei fascisti e la persecuzione e l’esilio dei repubblicani. In questa fase, per far conoscere al mondo cosa sta accadendo in Spagna e coordinare la diffusione delle immagini della lotta antifascista, le istituzioni repubblicane mettono in campo un sistema di propaganda che in Catalogna viene coordinato con la massima efficacia dal Comisariado de la Propaganda de la Generalitad e, nel resto del Paese, dal Ministerio de la Propaganda. Le arti tradizionali e i nuovi media si uniscono alla mobilitazione e la Guerra Civile diventa uno spazio di creatività che documenta in chiave artistica un episodio fondamentale della storia del XX secolo. La Guerra Civile spagnola contribuisce all’affermazione del fotoreportage, un genere giornalistico nato negli anni Venti grazie all’invenzione della Leica, la macchina fotografica con la quale i fotografi catturarano le immagini in prima linea. Agustì Centelles e Antoni Campanà riempirono i giornali nazionali e internazionali con le loro foto e, man mano che aumentava il conflitto, davano più spazio alle immagini di distruzione e morte causate dagli attacchi aerei contro la popolazione civile.

Non possiamo raccontarvi in due articoli tutti il MNAC, dovete andare a vederlo. Vi anticipiamo però di non dimenticare di esplorare la sezione che raccoglie 50mila disegni, 70mila stampe e più di mille manifesti: troverete grandi artisti come Fortuny e Casas ma anche notevoli cartellonisti nordamericani e la collezione di manifesti moderni acquisiti più recentemente: Théophile-Alexandre Steinlen , Eugène Samuel Grasset o Antoni Clavé. Per gli amanti della fotografia, nella sezione dedicata, potrete vivere un emozionante viaggio dagli albori al pittorialismo, dalla Nuova Visione al fotogiornalismo ed alla produzione più contemporanea: circa 40mila pezzi, dal XIX al XX secolo dove spiccano i nomi di Pere Casas Abarca, Agustí Centelles, Joan Colom e Oriol Maspons.

Cliccando qui trovate il racconto delle altre sezioni del MNAC

Si ringrazia Turisme de Barcelona (http://www.visitbarcelona.com) per il supporto nell’ingresso ai vari musei della città. Vi consigliamo di rivolgervi a voi per strutturare bene e in modo semplice la vostra vacanza.​

Testo e foto di Anna Maria De Luca

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