FESTA DEL CINEMA DI ROMA

MERCOLEDI’ 18 OTTOBRE ore 11.00 TEATRO STUDIO

Ottant’anni dal 16 ottobre 1943 

RICOSTRUIRE STORIE – LA MEMORIA COME STRUMENTO DEL RICORDO

Sarà presentato in anteprima mercoledì 18 ottobre alla Festa del Cinema di Roma il trailer del documentario “Una vita in più” prodotto da Light History SRL dedicato a Fatina Sed una delle bambine ebree romane deportate ad Auschwitz nel 1944 e sopravvissute all’orrore Nazifascista.

All’evento organizzato dalla Fondazione Cinema per Roma in collaborazione con la Comunità Ebraica di Roma, moderato dalla giornalista e scrittrice Marianna Aprile  interverranno Fabiana Di Segni,  psicologa e psicoterapeuta nipote di Fatina Sed e coautrice del documentario com Mery MirkaMiguel Gotor, Assessore alla Cultura di Roma, storico politico e saggista, Daniele Regard Assessore alla Memoria della Comunità Ebraica di Roma, Lia Tagliacozzo scrittrice e giornalista e  Paolo Masini ideatore de “Il civico giusto”.

Una vita in più – Storia di Fatina Sed

Il potere del cinema nel raccontare storie e esplorare la profondità dell’esperienza umana è innegabile. Un docu-film ha una doppia funzione toccare nel profondo queste emozioni e raccontare con dedizione e attraverso fonti storiche eventi e accadimenti che hanno il diritto di essere espressi e narrati con fini bibliografici, educativi, narrativi e di conoscenza.

Questo documentario, mette in scena la storia di una donna romana, Fatina Sed che ha vissuto l’atrocità del campo di sterminio e che incredibilmente ne è sopravvissuta. La storia di Fatina è la storia di una donna costretta al silenzio per la paura di non essere creduta da chi riteneva folli questi racconti, e per non provocare dolore alle proprie figlie, alla propria famiglia con il suo stesso dolore.

E’ la vicenda di una donna che ha tenuto dentro i propri sentimenti fino alla sua morte e che ha tradito la disciplina del silenzio affidando la sua storia a fogli protocollo ritrovati da Fabiana (sua nipote) a distanza da tanti anni dalla sua morte.

E’ la storia della sua famiglia, del dolore e delle ripercussioni che questo ha provocato nella vita di figli e nipoti. E’ la raccolta e la ricerca di informazioni tra Polonia e Russia, che hanno permesso la ricostruzione del viaggio per e da Auschwitz.

Dopo aver trovato la biografia – dice la nipote– è stato inevitabile proseguire nella ricerca che mi fornisse la possibilità di mettere a fuoco, di ricostruire responsabilità e accadimenti di tutte queste atrocità. La storia di Fatina apre una finestra su un tema delicatissimo come quello degli esperimenti del famigerato Professor Mengele nei campi, di cui ancora oggi è difficilissimo parlare. Con questo documentario si vuole non solo restituire e onorare la memoria delle vittime dell’Olocausto, trasmettere consapevolezza dei danni della spirale dell’odio, preservare la testimonianza storica, promuovere un’educazione consapevole sulle responsabilità storiche e etiche di questa pagina della storia, ma c’è qualcosa di più profondo legato al vissuto familiare e collettivo, legato alla difficoltà di tenere un fardello cosi grande sulle proprie spalle. E’ il riscatto del silenzio che prende voce e grida tutto quello che ha taciuto per anni e che si è manifestato sulla pelle di chi lo ha vissuto e dei suoi figli generando danni. E’ la storia di Fatina Sed e lei stessa in ogni occasione ha detto “credo che i giovani debbano sapere cosa hanno patito i propri genitori, nonni e parenti, affinchè non rinneghino la loro identità”.

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