”Un condominio”mi conferma un pensiero che ho sempre avuto sui libri di Andrea Pamparana: la sua è una delle migliori penne dei nostri tempi. Pamparana, ancora una volta, usa un linguaggio altamente godibile per fluire tra le vite dei personaggi che vivono nel condominio teatro della commedia umana che ci sta raccontando, delineando una quotidianità che appartiene ad ognuno di noi. Per l’esattezza, non “ill” condominio ma, come dice il titolo, “un condominio” qualsiasi di una non specificata piccola località del nord: potrebbe essere, anzi, è il nostro condominio.

C’è il dottor Marco Biraghi, medico di famiglia, con la sua giovane segretaria Emanuela, al primo piano. Luigi, ex carabiniere in pensione che abita nell’appartamento direttamente sopra quello del medico; la signora Berti, settantenne ex maestra elementare che ancora dà lezioni private di italiano. E poi ci sono gli sposini Galimberti, chiamati così perché non hanno ancora avuto figli nonostante i loro dodici anni di matrimonio. E poi ancora: l’appartamento della famiglia Ruberti, con tre figli indifferenti della convivenza, e quello della famiglia Agostinelli, dove Giovanni fa la guardia giurata. Nel palazzo abita anche Melinda, una sorta di mistero per tutto il palazzo: è l’unica in affitto e nessuno sa che lavoro fa. E poi, a destra, abita un anziano signore che si fa chiamare il cavaliere, Giorgio Cerutti detto Gino. È che dire della pianista Maria e delle sue lezioni pomeridiane che infastidiscono il condominio almeno quanto l’odore di cavolo che esce ogni giorno dalla casa della signora D’Egidio? O di Giacomo Repetti, proprietario di uno dei più antichi i negozi di ottica? Infine, un altro appartamento, abitato da una coppia spesso in giro per il mondo, Gigi e Laura, che organizzano viaggi nel Mediterraneo a bordo di una bella barca.

Tutte queste persone vivono nello stesso palazzo, sostanzialmente senza conoscersi, senza andare al di là del “buongiorno” o del “buonasera” fino a che arriva il virus

E con il covid tutto cambia. È una sorta di chiasmo la narrazione che Pamparana fa di queste famiglie che iniziano a guardarsi e a conoscersi. Un racconto attraverso gli occhi degli altri che diventa una riflessione sulla propria stessa vita. Sono racconti incrociati talmente bene che all’interno della storia di ognuno ritroviamo la storia degli altri condomini, ogni punto di vista apre squarci sulla realtà propria e altrui talmente perfettamente incastonati che, andando avanti nella lettura, si ha la sensazione di completare un puzzle. In 240 pagine edite dalla Biblìotheka Edizioni, Andrea Pamparana ricostruisce un intero microcosmo muovendosi come un pittore sulla tela: pennellata dopo pennellata, tocco di colore sopra tocco di colore, ogni riga aggiunge sfumature alle figure tracciate nei passaggi precedenti. Come direbbe in spagnolo, mi incanta, questa scrittura.

A tal punto che è difficile non sentirsi tristi quando il signor cavaliere acconsente, per accontentare un figlio che non vede mai, ad andarsi a rinchiudere in una casa di riposo lasciando il proprio appartamento per non farvi mai più ritorno. Una morte che segnerà il condominio così come quella del medico del primo piano, sempre a causa del Covid.

Ma anche nel dolore vince la speranza e così arriva una grande novità: i due sposini finalmente riescono ad avere un bambino. E con quel fiocco attaccato al portone, ricomincia la vita nel palazzo. Come lo definisce Carmelo Sardo, nella prefazione, è un romanzo tenero, avvolgente, delizioso e vibrante, un “romanzo reale”, per volerlo chiamare con un ossimoro, a firma di Andrea Pamparana, delicato osservatore di un’umanità che porta nel genere del romanzo il proprio sguardo acuto e senza fronzoli sulla realtà, senza rinunciare a momenti di cruda poesia.

Anna Maria De Luca

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