Roma Città Eterna. Non è un caso. Roma è qui, da quando è stata fondata, con glorie e devastazioni, trionfi e abbandoni. In un eterno alternarsi dove siamo effimeri spettatori, ma certamente innamorati testimoni della città più bella del mondo.

Roma è stata un’idea, il sogno di Re ed Imperatori, di Conquistatori. Magnificenza e Gloria durata nei secoli, Ricca e Seduttrice, Donna e Rapitrice. Roma c’è e ci sarà sempre e, sebbene profondamente maltrattata, saprà comunque regalarci la sua ammaliante meraviglia.

Roma è anche madre accogliente, che ha sempre ospitato tutti. Dai tempi dell’Impero Romano, milioni di persone hanno visto in essa la loro patria o perché natevi, o perché trapiantatevi. E non l’hanno mai lasciata, almeno nel cuore.

Perché questa città ti entra dentro. Ti parla silenziosamente tra monumenti, fontane e strade, giardini e parchi, scorci di quartieri antichi, le mille chiese e basiliche, la vita verace dei mercati rionali e un fiume che corre lento, a ricordarci il tempo giusto, il suono dolce dell’acqua, una carezza per l’anima.

E Roma ha sempre parlato un suo linguaggio, che ha ispirato scrittori, poeti, musicisti e cantanti che ne hanno saputo interpretare l’essenza più profonda. Se ci si ferma ad ascoltare, ti racconta in una lingua senza tempo che tu nei sei parte, e che anche se spesso non vedi, quando ti fermerai la riscoprirai. Sempre come la prima volta.

Augusto Josè è tra questi, ultimo, ma non ultimo, interprete di una corrente poetica romanesca che ha scelto in questo linguaggio, da Romano DOC, il tramite per il suo ultimo libro “Rime e Sampietrini”.

Per chi non conosce, una breve ma necessaria descrizione del “Sampietrino”: un blocchetto di leucitite utilizzato per la realizzazione del lastricato stradale nel centro storico di Roma e in Piazza San Pietro (da cui prende il nome).  La pavimentazione derivante non è cementata, ma posata e poi battuta su un letto di sabbia o pozzolana.

Come pregi, questo le conferisce elasticità e capacità di adattamento al fondo stradale e di “lasciar respirare il terreno” grazie agli spazi tra una piastrella e l’altra (assorbe le acque meteoriche). Si può adattare molto facilmente all’irregolarità del terreno ed è molto resistente.

Ma il “Sampietrino” non garantisce una pavimentazione adeguata; se bagnato è molto scivoloso, rendendolo inadatto alla guida sostenuta. Presenta una superficie irregolare, quindi poco confortevole e rumoroso durante il transito dei mezzi di trasporto.

Tornando al libro, la scelta di questa pietra, parte del titolo, non è a caso. Non sta solo a indicare un’icona della città ma, tra pregi e difetti, rappresenta metaforicamente la forza e debolezza dell’uomo.

L’autore, nella piena libertà e desiderio di mettersi a “nudo” nelle sue poesie, parla appunto delle altalene della vita, nelle relazioni sentimentali, familiari, amicizie, dei successi e insuccessi. Negli eventi dove ognuno sa riconoscersi ma, sempre con uno spirito “Romano”. Un’anima dove i sentimenti fanno da padrone, dove ne sono il filo conduttore.

Il linguaggio è diretto, a volte crudo, ma “de core”. Il messaggio è chiaro, mai arrogante anzi di colui che si interroga, che non dà mai per scontato e che vive di una speranza, la speranza che il buono presente nell’uomo possa “curare” le ferite che molto spesso in maniera gratuita ci infiggiamo.

La religiosità dello scrittore emerge, a tal proposito, in maniera preponderante. Nella ineluttabile caducità dell’uomo, il poeta si affida al perdono e compassione, ma anche ringraziamento, per le bellezze del creato, che meravigliano e stupiscono ogni giorno per chi sa e vuole vederle.

“Quanno che…” “’N Legno”, “Er Senso De La Vita”, “E’ Natale” rimandano direttamente al tema del sacro, dove il poeta basa interamente la radicalità dei suoi sentimenti affidandosi in toto ad essi.

Lo stile della sua poesia raccoglie tratti temporali ben precisi: si respira la passione per artisti del calibro di Renato Zero, di Franco Califano, che hanno vissuto la loro vita con estrema voracità, dolore ma anche scanzonata libertà. E, anche qui, si ritrova quella “verità” anche sfacciatamente “spiattellata in faccia”, senza se e senza ma, caratteristica del Romano.

“Io e Renato” è un dialogo immaginario con Renato Zero, interrogandolo e chiedendo consiglio dalle sue canzoni, ispirazione ed esempio.

La lettura veloce non tragga in inganno. È sicuramente di stampo ermetico ma la matrice è volutamente incisiva, di colui che non scende a compromessi davanti ai veri significati, per lui inalienabili. E come Roma, queste poesie lasciano in sospeso il lettore in una riflessione dove spesso dovremmo trovarci ed interrogarci su cosa ha effettivamente rappresenta un valore nella vita dell’uomo.

“Sincerità”, “L’Amicizia”, “Fratelli”, solo per citare alcuni esempi, sono poesie scritte nella roccia della coscienza, dove potersi immergere e ritrovare vicino a chi condivide le stesse virtù.

E su tutte, “A Domani”, testimonia l’amore per una donna a cui si manifesta l’intenzione di non lasciarsi mai, salutandosi e promettendosi: “E’ ‘na scerta” che ogni giorni s’aripete, è dissetà l’anima che tutti i giorni c’ha sete”…

Consigliato non solo per chi è “Romano” anzi, è un affaccio preferenziale a capire di più Roma e i Romani. La loro essenza.

Un abbraccio “de core” a chi vuole ritrovare quel calore, quel silenzio della lettura che però strilla e smuove l’anima desiderosa di sentirsi accolta, capita, accettata. Amata.

Edizioni Amazon. Libro disponibile al link:

Rime e Sampietrini: poesie : Josè, Augusto, Archeomisterica Eterodossa, PierGiorgio Lepori: Amazon.it: Libri

La prefazione dell’Eterodosso Piergiorgio Lepori (Archeomisterica), ne impreziosisce ancora di più l’opera sottolineando il valore del “Poeta Di Strada” Augusto Josè.

F.L.

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