di Rosita Camera

Www.classtravel.it vi porta questa volta alla 6° Expo Turismo Culturale in Sardegna, organizzato dalla Fondazione Barumini insieme con il comune di Barumini e con il patrocinio del Polo Museale della Sardegna, col fine di presentarci e farci conoscere le eccellenze culturali, archeologiche, artistiche, enogastronomiche del territorio.

L’Expo è una delle manifestazioni più importanti per la promozione del turismo culturale in Sardegna e la commercializzazione dell’offerta turistica sarda in Italia e all’estero, quindi, accettiamo l’invito  incuriositi e desiderosi di scoprire una proposta alternativa al modello turistico in prevalenza balneare.

 Barumini è un piccolo paese che si trova nella storica Marmilla , in provincia del Medio Campidano, nella Sardegna centro meridionale. Simbolo della Sardegna dei Nuraghi, la sua storia lo rende un luogo suggestivo e misterioso; dalla preistoria fu, infatti, centro di potere, territorio ricco e fertile, come testimonia il suo nuraghe portato alla luce dall’archeologo G. Lilliu negli anni ’50, chiamato Su Nuraxi, ovvero il Nuraghe, il pù imponente e meglio conservato fino a oggi tra i 30 circostanti; in tutta la l’isola se ne contano circa 7000.

Partiamo da Roma alle 6.40 con Ryanair. Dopo 50 minuti di volo atterriamo a Cagliari. Il transfer ci aspetta pronto per portarci a Barumini, che dista dall’aereoporto circa 60 km.    

Veniamo accompagnati direttamente al Centro di Comunicazione e Promozione del Patrimonio Culturale G. Lilliu, struttura ideata per migliorare i servizi culturali e turistici del territorio. Qui veniamo accolti dalla responsabile della struttura che ci invita a visitare i diversi ambienti adibiti alle attività culturali in programma. Ci viene, quindi, presentato il Sindaco Emanuele Lilliu e Presidente della Fondazione Barumini.

L’expo si apre alle 9.30 con il convegno “Conservazione e valorizzazione dei Siti Unesco nelle Isole del Mediterraneo. Casi di studio nazionali e internazionali”, al quale partecipano ospiti ed esperti nazionali e internazionali, che si confrontano sui temi della conservazione e restauro dei beni culturali, riconosciuti come Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Apre il dibattito il sindaco E. Lilliu evidenziando come Barumini sia un’ occasione per riflettere sui progetti che possono arricchire e rendere più competitivo il territorio, come sia diventato un modello e punto di riferimento nella gestione dei siti archeologici e del turismo culturale da esportare in Sardegna e in Europa. Segue l’intervento del portavoce del Ministro dei beni e le attività culturali, G. Lioni, che mette in luce come la Sardegna, grazie all’Expo, diventa crocevia per il confronto e lo scambio di esperienze con realtà diverse, e della necessità di promuovere quei tesori rimasti in ombra rispetto alle grandi città d’arte.

Dell’evoluzione e della gestione di Su Nuraxi, con il progetto di interventi di miglioramento della accessibilità al sito e quindi, di interventi sulle pietre, metalli, e illuminazione, parla l’architetto A. Sitzia. Ospiti d’eccezione il Museo di Minorca, con i suoi monumenti megalitici in attesa di riconoscimento Unesco, il sito di Val di Noto di Sicilia e Matera capitale europea della cultura.  Concluso il dibattito, veniamo accompagnati in sala per il pranzo a base di piatti tipici:  formaggi, salumi, fritti e pietanze varie accompagnati dall’originale pane carasau. Il carasau è un pane molto sottile e per la sua croccantezza è conosciuto, anche, come “carta musica”. Il termine deriva da carasare che significa tostare. Originario della Barbagia e poi diffuso in tutta l’isola. Tradizionalmente veniva preparato per i pastori che erano soliti  trascorrere lunghi periodi lontano da casa.

               

Tra i dolci che hanno estasiato il nostro palato non poteva mancare la Seadas. Dolce di origine barbaricina, di antica cultura agropastorale, a base di pasta di semola, fritto e farcito con formaggio e cosparso di miele. Come dimenticare poi la Su Tumballa, di origine spagnola, che è un dolce pasquale che assomiglia al budino, viene fatto con latte di pecora. E poi i sospiri di Ozieri, detti anche i dolcetti della sposa, perché preparati in occasione dei matrimoni dalla famiglia della sposa, realizzati con una base di pasta di mandorla e delicata glassatura. E poi i papassimos, i bianchittos , i piricchittus, e i mostaccioli alle mandorle…difficilmente riusciamo a resistere e li assaggiamo tutti, accompagnandoli con l’inconfondibile amaro al mirto, moscato di Sardegna e filu di ferru (grappa sarda).

  Nel pomeriggio prendiamo parte a un Educational Tour sull’altopiano della Giara. Il nome Giara deriva  dal latino glarea (ghiaia), caratteristica degli altopiani di origine vulcanica. La gente locale la chiamano Sa Jara o Sa Jara Manna ,ovvero, grande Giara e comprende il territorio di quattro comuni Genoni, Gesturi, Setzu e Tuili; si estende per 42 kmq , a un’altezza di 550 m. sopra il livello del mare. Di formazione basaltica, la Giara, risale al Miocene, 20- 25 milioni di anni fa. Al suo interno il parco custodisce circa 700 cavalli, l’ Equus coballus giarae, unica specie selvatica in tutta Europa che si è conservata da millenni. Sono cavalli piccoli ma eleganti, con code e criniere lunghissime. L’origine è incerta, c’è chi dice siano stati portati dai fenici.

In inverno sul terreno del parco si formano bellissime depressioni che si riempiono di acqua piovana, detti Paulis , e in primavera si riempiono di ranuncoli acquatici. In questo habitat vivono i preistorici Lapidurus, piccolo crostaceo della lunghezza di un centimetro di colore verde, dotato di un terzo occhio detto naupleare. Appartiene all’ordine Notostraca e vivono immutati da oltre 200 milioni di anni.

Il parco è un ambiente ricco di piante e fiori particolari: la Marisa Monanthos, nota come erba de oro, oltre 25 tipi di orchidee selvatiche, poi ci sono il leccio, la sughera, la roverella, il corbezzolo e l’immancabile e profumato mirto. Qui possiamo trovare delle capanne circolari simili a quelle antiche, costruite dai pastori che li usano per fare il formaggio o come rimessa. In genere su questo altopiano vengono organizzate giornate di trekking, escursioni e passeggiate alla scoperta della flora e della fauna. 

Da qui ci spostiamo in località Gergei, dove facciamo visita alla cantina Olianas. Veniamo accolti dal personale che ci conduce tra le viti per farci godere dei profumi e dello spettacolare panorama, al tramonto, sull’incontaminata terra dei vigneti; ci vengono mostrate le tecniche di produzione e  conosciamo la storia dell’azienda degustando un buon vino con prodotti tipici locali. L’azienda nasce nel 2000 su 13 ettari di vitigni autoctoni; pratica vendemmia prettamente manuale e concimazioni organici; attraverso un processo lento di fermentazione in anfore di terracotta, il vino mantiene caratteristiche enorganolettiche delicate ed eleganti.

Facciamo ritorno al centro Lilliu dove per tutta la giornata sono andati avanti laboratori del gusto, slow food, degustazioni dei prodotti sardi.  Qui ci aspetta la visione del film “L’uomo che compro’ la luna”, del regista Paolo Zucca. Ospite dell’evento il protagonista sardo Jacopo Cullin, che, dopo la proiezione, ci presenta il suo nuovo spettacolo nei locali del centro

 Ci rechiamo per pernottare a Tuilli, piccolo paese adiacente Barumini, dove ci accoglie la signora Pina, proprietaria del delizioso B&B “ Il Giardino”; un’oasi di pace, dove ci sentiamo come a casa. All’indomani coccolati dall’abbondante colazione della signora, facciamo ritorno al Centro G. Lilliu per l’ultima giornata expo.

   

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