Recensiamo oggi un altro bel libro della casa editrice Marco Saya: “L’ardente agonia delle rose” di Renée Vivien, alla nascita Pauline Mary Tarn, una poetessa che ha la caratteristica imprescindibile di saper orchestrare perfettamente la musica in ogni suo componimento.

La traduzione è di Raffaella Fazio che riesce a restituirci la più fluida naturalezza sonora in modo sorprendente soprattutto se pensiamo che Renée Vivien era di origini britanniche ma aveva scelto il francese per dar forma alla voce della poetessa soprannominata Saffo 1900

«….con baci di velluto noi sappiamo sfiorare,

sappiamo abbracciare con pallide frenesie,

deferenzie le nostre carezze sono armoniose poesie

Il nostro amore più grande di tutti gli amori.

Le parole di Saffo noi le ripetiamo

sognando sotto un cielo dal bagliore argentato

“o belle verso voi il mio cuore è immutato…”

sprezzanti degli uomini, quelle che amiamo

nei baci lunari, dolcezze biancheggianti

al tatto non si offre, su una guancia, la peluria

ci è così concesso, se si slaccia la cintura,

di essere sorelle dal contempo amanti

In noi la tenerezza eccede la voglia stessa

ma un amore di fanciulla tutte ci ha domate

secondo il volere dell’acerba Afrodite,

e ciascuna rimane la sua sacerdotessa

Saffo rivive e regna qui nei corpi ardenti,

abbiamo, come lei, ascoltato la sirena

e abbiamo, come lei, un’anima serena

noi che non udiamo gli insulti dei passanti… “

La musica è quindi il principio alla base della traduzione poetica di Renée Vivienne operata da Raffaella Fazio che, come dice nella prefazione, ha cercato di rispettare lo slancio e le pause del respiro seguendo il modello originale e ricreando micro unità lessicali con lo stesso effetto di refrain voluto dall’autrice.

Renée viveva nell’ambiente “bohémien” parigino, aveva una relazione con la scrittrice statunitense Natalie Clifford Barney ed una passione per una sua amica intima d’infanzia, Violet Shillito. Viaggiò molto, dall’Egitto alla Cina agli USA e, naturalmente, in Europa. Tentò il suicidio nel 1908, a Londra, tenendo un mazzo di violette sul cuore. Non ci riuscì ma le restò il soprannome di “Musa delle violette” proprio per il suo amore per le violette e per Violet Shillito.

La traduttrice si augura che proponendo Renè Vivien in questa nuova veste italiana, il lettore riesca a percepire il ricco cromatismo della sua poesia e l’eros che si rivela tendenza irrinunciabile, nonostante sia fonte di sofferenza, nell’alveo di una costante malinconia sullo sfondo del decadentismo europeo. Una poesia che tematizza l’amore con un’apertura inusuale per l’epoca.

Sono poesie che testimoniano lo straordinario talento di Renée Vivienne e la potenza della sua poesia che aderisce alla tradizione pernassiana senza dimenticare la lezione di Baudelaire e di Rimbaud. Raffaella Fazio ha selezionato le poesie e si è occupata di tradurle in italiano restituendo metriche e ritmiche originali con la forza creatrice e la bellezza di quei versi che si appellano ad un sentire universale. È una poesia che stiamo riscoprendo, sia in Italia che in Francia, la poesia di una Renée che rifiutava di essere racchiusa nel quadro troppo stretto della poesia omosessuale, una poetessa morta giovane per esaurimento fisico e morale, alcol e anoressia nel 1909. Nella sua breve vita, morì a 32 anni, ha scritto una decina di sillogi poetiche che val bene scoprire, grazie a Marco Saya editore.

Anna Maria De Luca

CONDIVIDI
Articolo precedenteMedFilm Festival, i vincitori
Articolo successivoLa moglie

COMMENTA