Venerdì 8 e sabato 9 marzo alle 20.45 in scena al Teatro di Documenti (Roma) l’opera di esordio di Annibale Ruccello, artista di spicco delle avanguardie teatrali napoletane degli anni ’80, rappresentata per la prima volta nel 1980.

Con la regia di Marco Intraia, è una storia di solitudine, amore e distanza, di città e (non) relazioni e propone una profonda riflessione sul transgenderismo. E quale luogo migliore del Teatro di Documenti, nel cuore del quartiere Testaccio, a Roma, teatro del tempo presente e sperimentazione dei linguaggi?

Come noto, il teatro di Documenti è stato progettato e costruito da Luciano Damiani, grande scenografo del Novecento che, dopo aver lavorato nei principali teatri del mondo di prosa e di lirica, decise di creare a Roma uno spazio per esprimere la propria idea di teatro, per creare il “teatro che prima non esisteva”, un teatro “democratico e popolare” dove le persone, attori e spettatori, siano unite nel farsi dello spettacolo.

E infatti la scena è unica: nel Teatro di Documenti, strutturalmente, non c’è separazione tra palco e platea, tra “dietro le quinte e davanti le quinte”. Su Luciano Damiani e il Teatro di Documenti sono state scritte più di cinquanta tesi di laurea, oltre a biografie, cataloghi, pubblicazioni in volumi, riviste, giornali.

Con gli anni, è diventato il riferimento degli autori contemporanei per spettacoli di musica, canto, danza, poesia, installazioni d‘arte, arte visiva, arte di strada, video e, dal 2007, con la scelta di includere nella programmazione, per circa il 90%, testi di autori viventi, è diventato una “casa” per drammaturghi esordienti, dando fiducia al loro. Giusto per citare alcuni dei drammaturghi rappresentati nelle ultime stagioni: Francesca Bartellini, Francesco Battaglia, Claudio Beghelli, Paolo Bignami, Anna Ceravolo, Fabio Croce, Roberto D‘Alessandro, Elena Fanucci, Marco Maltauro, Dacia Maraini, Clara Margani, Donatella Mei, Valeria Moretti, Paolo Orlandelli, Jorge Palant, Stefania Porrino, Nicola Ragone, Ali Shams, Marcela Serrano, Massimo Sgorbani, Paola Tarantino.

Stasera, in scena, Marco Intraia e Elena Aimone ci raccontano Jennifer, un essere meravigliosamente fragile e imperfetto, forte e comico, sensibile e tragico. Vive ciò che ogni persona può vivere, nel sentirsi esclusa, reclusa, rifiutata o in attesa di quell’amore che, forse, non arriverà mai. Quella di Jennifer è una storia universale in cui ogni persona può riconoscersi. Con l’immobilità e l’attesa lo spettacolo tenta di raccontare i terremoti interiori con cui tutti si confrontano.

Jennifer vive da sola in un “nuovo quartiere” fatto costruire apposta per i travestiti, a Napoli. È in trepidante attesa del ritorno di un amore fugace, Franco, conosciuto tre mesi prima in una discoteca. La speranza di una chiamata da parte dell’amato si trasforma in un pensiero ossessivo e in un isolamento volontario, acuito dalle recenti notizie di un serial killer le cui vittime preferenziali sono proprio i travestiti del quartiere. La modalità degli omicidi è sempre la stessa e sui corpi è sempre presente la firma del killer: cinque rose rosse.

Il telefono di Jennifer, per un disguido, intercetta tutte le chiamate del quartiere. Con pazienza e amorevolezza trascorre la giornata rispondendo a tutte le chiamate, preparandosi all’arrivo di Franco e ascoltando la stazione radiofonica Radio Cuore, che trasmette le canzoni delle sue artiste preferite Mina, Ornella Vanoni e Patty Pravo.

Alla porta di Jennifer bussa Anna, con la richiesta di entrare per attedere da lei le eventuali risposte a un annuncio che ha pubblicato sul giornale per cercare l’anima gemella (ed evitare così le interferenze telefoniche). Le due intavolano una chiacchierata davanti a un caffè: Jennifer parla della sua famiglia e di Franco, Anna delle disgrazie a causa delle quali è diventata testimone di Geova e del rapporto speciale che ha con la sua gattina Rosinella.

Passano le ore, e una Jennifer sempre più inquieta riceve una telefonata dall’amica Janice e da altri utenti che hanno sbagliato numero; nel corso di questi colloqui emerge un’amara verità: il primo e unico incontro tra Jennifer e Franco è avvenuto mesi prima, e da allora il genovese non si è mai fatto sentire; nondimeno Jennifer ha continuato a sperare che egli mantenesse la promessa di tornare da lei, chiudendosi in casa e preparandogli tutte le sere la cena. Dopo l’ennesima telefonata dello stalker che si finge Franco, Jennifer si ubriaca e si appresta a uscire mettendo nella borsetta una pistola, lasciando intendere che il killer sia lei; viene però fermata da un improvviso black out.

Nel buio totale irrompe Anna, disperata per aver trovato la sua adorata Rosinella brutalmente ammazzata. In preda a una crisi nervosa, Anna accusa Jennifer di aver ucciso la gatta, adducendo come motivazione il fatto che essa interferisse con le sue frequentazioni maschili; nel suo delirio inizia a parlare in prima persona, come se le accuse fossero rivolte a sé stessa (e quindi come se lei e Jennifer fossero la stessa persona). Jennifer la distoglie dal proposito di suicidarsi, ma appena Anna le chiede se può rimanere a dormire la butta fuori, perché spera ancora nell’arrivo di Franco. Anna se ne va insultandola.

Ormai fuori di sé, Jennifer prende le cinque rose rosse che all’inizio del dramma aveva messo in un vaso, le stringe al petto e, dichiarando di non voler più stare sola, si spara un colpo in bocca. Un attimo dopo il telefono squilla a vuoto, lasciando gli spettatori nel dubbio che Franco, Anna e il misterioso killer non fossero altro che proiezioni della solitudine di Jennifer.

Il Teatro dei Documenti è stato premiato dal Comune di Roma per le opportunità e la valorizzazione di giovani artisti che qui possono realizzare installazioni–spettacolo da loro ideate. E da sette anni si è aperto a un genere innovativo, il teatro–opera, che porta in scena l‘opera lirica in un allestimento piú agile avvicinando alla grande musica e al bel canto quel pubblico che, per soggezione culturale o esorbitanza di costo, non frequenta i teatri lirici. I protagonisti sono cantanti e musicisti esordienti che hanno l‘opportunità di mettersi alla prova con i ruoli piú impegnativi e giovani costumisti, scenografi, videomaker.

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