C’è un momento dell’anno in cui la Sassonia si ritrae dal mondo moderno e ritrova se stessa. Accade quando i primi freddi scendono dai Monti Metalliferi e le finestre cominciano a brillare di quegli archi luminosi che qui chiamano Schwibbogen. Accade quando dalle cucine sale il profumo dolce e speziato del Christstollen, quel pane natalizio che da secoli accompagna l’attesa dell’Avvento. È allora che questa terra tedesca, stretta tra Dresda e Lipsia, diventa quello che forse è sempre stata nel suo cuore più profondo: un rifugio per chi cerca ancora il senso antico del Natale.

Sono arrivata qui quasi per caso, seguendo una di quelle intuizioni che ti vengono quando senti che c’è qualcosa da capire, qualcosa che i libri non ti possono insegnare. E ho scoperto un mondo fatto di mani sapienti e di tempo lento, un mondo che resiste alla fretta della nostra epoca.

Gli artigiani dei sogni

Nei villaggi dei Monti Metalliferi, dove un tempo si scavava nelle viscere della terra cercando argento e stagno, oggi si torna il legno. A Seiffen, che chiamano il villaggio dei giocattoli, ho visto vecchi artigiani piegati sui loro torni, intenti a dar forma a quegli omini fumatori – i Räuchermännchen – che con la loro pancia rotonda e il cappello a punta sembrano usciti da una fiaba dei fratelli Grimm.

C’è una precisione quasi sacrale in questi gesti ripetuti da generazioni. La stessa precisione con cui intagliano gli schiaccianoci, quei soldatini di legno dal ghigno severo che hanno fatto il giro del mondo senza mai dimenticare da dove vengono. E poi ci sono le stelle di Herrnhut, con le loro venticinque punte che brillano nelle notti d’inverno come promesse di luce.

Mi sono fermata a lungo in una di queste botteghe. Il maestro artigiano, un uomo sulla settantina con le mani grosse e gli occhi chiari, mi ha spiegato la tecnica dell’intaglio ad anello mentre lavorava un pezzo di tiglio. “Questo non è un mestiere”, mi ha detto, “è una preghiera che si fa con il legno”. E io ho pensato che aveva ragione: in ogni pezzo c’era qualcosa di più della semplice abilità tecnica. C’era un’anima, una storia, un legame con qualcosa di più grande.

Lipsia, dove la musica abita

Lipsia è la città dove Bach ha vissuto i suoi anni migliori, e si sente. La musica qui non è un ornamento, è l’aria che respiri. Dal 25 novembre i mercatini natalizi invadono il centro storico con duecentocinquanta bancarelle sparse in sette aree diverse. Ma non è il numero che colpisce: è l’atmosfera.

Ho passeggiato nell’Augustusplatz mentre cominciava a nevicare. C’era una pista di pattinaggio sul ghiaccio dove i bambini gridavano felici, una ruota panoramica che girava lenta contro il cielo plumbeo, bancarelle che vendevano cibi di cui non conoscevo nemmeno il nome: Kräppelchen, poffertjes, birra calda speziata che ti scaldava le mani prima ancora di berla.

Ma il vero incanto arriva la sera, quando nelle chiese si accendono le candele e comincia la musica. L’Oratorio di Natale di Bach nella Chiesa di San Tommaso è un’esperienza che ti cambia. Non importa se sei credente o no, se conosci la musica classica o no: quelle note ti attraversano e ti ricordano che esistono ancora luoghi dove il tempo si ferma e l’anima può respirare.

Romantica atmosfera serale sulle rive dell’Elba. Sullo sfondo il Palazzo reale di Dresda. Foto: Thomas Rötting

Dresda, capitale dell’Avvento

A Dresda tutto è più intenso, più teatrale. Undici mercatini natalizi si accendono contemporaneamente trasformando la città in un palcoscenico di luci e colori. Lo Striezelmarkt, che quest’anno celebra la sua cinquecentonovantesima edizione, è il più antico mercatino natalizio della Germania. Pensateci: quasi seicento anni di ininterrotta tradizione, sopravvissuta a guerre, pestilenze, rivoluzioni.

Al centro della piazza troneggia una piramide natalizia alta quattordici metri che gira lenta spinta dal calore delle candele. È ipnotica. Ti fermi a guardarla e perdi il senso del tempo. Intorno, il vociare della folla, il tintinnio delle tazze di vin brulé, il profumo di mandorle tostate e pan di zenzero.

Il 6 dicembre c’è la festa dello Stollen: un corteo in costume attraversa il centro storico portando un dolce gigantesco che poi viene diviso tra tutti i presenti. È un rito collettivo, un momento in cui la città intera diventa una famiglia. E il 20 dicembre – dopo quattordici anni di assenza – torna la Grande Parata Mineraria: minatori in costume storico, fanfare, stendardi. È la Sassonia che onora il suo passato, la fatica di chi ha scavato nelle montagne e ha reso possibile la ricchezza di questa terra.

Lipsia, mercatino di Natale nelle Piazza del Mercato. Foto: LTM Punctum

I castelli incantati

Ma forse il momento più magico l’ho vissuto fuori città, nei castelli che punteggiano la campagna sassone. Al Castello di Moritzburg, circondato dal suo lago ghiacciato che brilla sotto la luna come uno specchio d’argento, il mercatino natalizio ha qualcosa di fiabesco. È piccolo, intimo, quasi segreto.

A Pillnitz invece hanno creato il Christmas Garden: un percorso di installazioni luminose che trasforma il parco del castello in un sogno a occhi aperti. Ci sono famiglie con bambini che corrono tra le luci, coppie che camminano mano nella mano, vecchi che si fermano ammirati davanti a uno spettacolo che probabilmente non avevano mai visto.

E poi c’è la Fortezza di Königstein, arroccata sulla sua roccia che domina l’Elba. Il mercatino qui è spettacolare non tanto per quello che vende, ma per dove si trova: tra bastioni illuminati e un presepe vivente che si anima tra le antiche mura. È un luogo che ti fa sentire piccolo, parte di una storia molto più grande di te.

Festa del Dresdner Christstollen, il dolce natalizio di Dresda. Foto: Michael Schmidt (DML-BY)

Il senso del viaggio

Mentre torno verso casa, portandomi dietro il sapore ancora sulle labbra dello Stollen di Dresda, penso a quello che ho trovato in questa terra sassone. Non è stata solo la scoperta di tradizioni antiche o di artigianato pregiato. È stato il ritrovare un modo diverso di stare al mondo, più lento, più attento, più umano.

In un’epoca in cui tutto corre veloce e tutto sembra uguale, la Sassonia dell’Avvento ricorda che esistono ancora luoghi dove il tempo ha un altro ritmo, dove il fare con le mani conta più del produrre, dove il ritrovarsi insieme ha ancora un senso.

Forse è questo che cerchiamo quando viaggiamo: non tanto posti nuovi, ma parti di noi stessi che avevamo dimenticato. E la Sassonia, con i suoi mercatini, i suoi artigiani, le sue luci che brillano nel buio dell’inverno, mi ha aiutato a ritrovare quella parte di me che ancora crede nella magia.

Sassonia, culla dell’artigianato in legno e dei simboli del Natale. Foto: Wolfgang Schmidt

Anche dopo le festività, la magia continua. Grandi eventi come il Semperoper Ball (6 febbraio) o il Carnevale Veneziano dell’Elba (13–15 febbraio) mantengono viva la magia anche nel nuovo anno.

COMMENTA