«Tanto per cominciare, Delfo Semprini perse la memoria»: non è un caso che questo romanzo si apra con un’amnesia del protagonista durante il pedinamento dell’amata. È infatti la memoria, con le sue aporie e reinvenzioni, il filo conduttore di Piccola città bastardo posto, che fin dal titolo gucciniano rimanda a quella terra “tra la via Emilia e il West” situata sulle rive del Po. E se dietro la figura di Delfo s’intravede un grande irregolare del Novecento come Antonio Delfini, nei disincantati redattori d’un giornale di provincia che gli fanno da ironico coro non è difficile scorgere il profilo dello stesso Barbolini. Mescolando un robusto realismo padano al fantastico, lo scrittore modenese rilegge la provincia italiana alle soglie del boom. E – come per magia – un paesaggio ritenuto familiare si tinge d’una luce nuova quanto imprevedibile.

ROBERTO BARBOLINI (Formigine,1951), narratore e saggista, predilige il comico, il visionario e il fantastico. Ha pubblicato numerosi romanzi, saggi e raccolte di racconti, tra cui La strada fantasma (1991, premio Dessì), Il punteggio di Vienna (1995), Stephen King contro il Gruppo 63 (1999), Ricette di famiglia (2011), L’uovo di colombo (2014), Vampiri conosciuti di persona (2017), Pesca al cantautore in Emilia (Oligo 2021). Con I racconti de Il maiale e lo sciamano, editi nel 2020 dalla Nave di Teseo, ha vinto il premio Guareschi e il premio Parco Majella 2021.

Pagine 264, 18 euro, in libreria dal 26 gennaio

CN (Oligo)

COMMENTA